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giovedì 6 maggio 2010

Gertrud

E' curioso passare da Van Damme a Dreyer.
Ma il bello di amare il Cinema è proprio questo.
Vengo proprio ora dalla visione dell'ultimo dei capolavori di C. T. Dreyer, che se non ha un posto fra i dieci migliori registi di tutti i tempi, poco ci manca.
All'epoca della sua uscita, raccolse critiche enormi venute tutte dall'avanguardia della scuola "radical chic" di allora, che vide nella teatralità della messa in scena e nell'apparente sentimentalismo un segno di debolezza e anzianità del Maestro.
Ma che si può dire!? Quando si è troppo impegnati a farsi gran pippe mentali tendenzialmente non si riesce a vedere - e a sentire - la passione vera e propria, che in quest'opera è talmente dirompente da lasciare a bocca aperta per i tempi, la collocazione geografica - il nordeuropa non è propriamente simbolo di una ribollente sensualità - e l'età che lo stesso Dreyer aveva quando decise di girarlo.
Inoltre, in tutta onestà, raramente mi è capitato di vedere un film firmato da un uomo che proprio dell'uomo fotografi ampiamente e in maniera così dettagliata ed approfondita i limiti sentimentali, quasi per un momento il vecchio C. T. fosse diventato Jane Campion di Lezioni di piano o Holy smoke: l'empatia fra il regista e la sua protagonista è totale, e se al principio pare più intellettuale che non "di cuore", con il passare dei minuti - e del tempo, almeno nella fiction - diviene esclusivamente materia della nostro simpatico motore dei sentimenti, giungendo, sul finale, ad una comunione così completa da scuotere le coscienze degli spettatori senza possibilità di fuga, o di coprirsi gli occhi di fronte alla meraviglia che è, a tutti gli effetti, il testamento che Gertrud/Dreyer lascia al suo pubblico prima di scomparire dietro a quell'ultima porta, con un saluto quasi timido.
"L'amore è tutto", dichiara Gertrud, anche quando dell'amore stesso non è rimasto che il ricordo di una giovinezza che non c'è più e di uomini che, per un motivo o per un altro, sono passati come l'acqua di un fiume.
L'amore salva la vita, e nonostante le soddisfazioni della libertà, del lavoro, del proprio ego resta l'unico baluardo delle nostre difese tutte umane prima della fine inevitabile.
E proprio alla fine neanche il nome importerà più.
O almeno, non importerà quanto i sentimenti che avremo provato.
Ora sembrerò un vecchio intenerito dal romanticismo, proprio come accolsero allora quest'opera testamentaria, ma non è affatto così.
Del resto, alla prima scena, ho pensato si trattasse di uno di quei film che o davvero ami il Cinema o non lo guardi, per snobberia o, semplicemente, perchè ti spacchi le palle per impegno e "pesantezza".
All'ultima, invece, ero dell'idea che Gertrud lo dovessero vedere tutti, a prescindere dai gusti cinematografici, dall'approccio completamente teatrale del regista, dai lunghi dialoghi e piani sequenza, dagli interni "statici" in supporto del confronto fra i protagonisti.
In fondo, quello che davvero conta è l'amore.
Lo diceva Dreyer, e lo cantavano i Fantastici Quattro.
No, non quelli dei fumetti. Anche se potrebbero tranquillamente essere d'accordo.

"All you need is love!"
MrFord

1 commento:

  1. Love soft as an easy chair
    Love fresh as the morning air
    One love that is shared by two
    I have found with you

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