Che posso dire!?
Ho un gran, gran debole per quei simpaticoni dei gamberoni!
Nonostante quell'aura da "genio artistoide" che cerca di rifilarci Neil Blomkamp, il suo è veramente un ottimo prodotto.
Ammetto senza alcun problema di avere storto parecchio il naso, la prima volta che lo vidi: ma, almeno nella stessa misura, devo confessare che la stanchezza, l'alcool e chissà cos'altro mi impedirono, ai tempi, di vederlo in una sola tornata - cosa più unica che rara - nel mezzo di attacchi di sonno lancinanti e micidiali.
Ai tempi pensai fosse colpa del film, ennesima paraculata formato radical-chic propinata da quelli che gridano al miracolo ad ogni lavoro dello Spike Jonze di turno.
Mi sono dovuto ricredere.
Seduto con tutta calma in una bella giornata di sole e sfruttando tutta la potenza della tecnologia sul televisore gigante che troneggia in sala - sia ringraziato il trasloco, e mia moglie che l'ha scovato in offerta - mi sono potuto gustare appieno la vicenda toccante, socialmente importante e amarissima, in qualche modo, di Wikus Van De Merwe e dei gamberoni.
Wikus, perfetto prototipo dello yes-man ligio alle regole e servo del potere, si trova, a causa di un eccesso di zelo, ad essere gradualmente modificato a livello genetico fino a divenire, suo malgrado, l'unico e solo legame scientifico fra gli umani e i gamberoni.
L'evento, oltre a dare inizio ad una serie di agghiaccianti mutamenti fisici degni del miglior Cronenberg, apre a Wikus le porte del pregiudizio e degli agghiaccianti esperimenti che gli umani riservano agli alieni, sfogo perfetto delle tensioni razziali all'interno del pianeta, ed in particolare del Sudafrica, patria natia del regista, per anni teatro degli orrori dell'apartheid.
Ad arricchire il comparto effettistico e la trama la scelta di partire quasi si fosse all'interno di un documentario per poi combinare l'inizio della trasformazione del protagonista con il cambio di registro narrativo che muta in quello che potrebbe essere definito una commistione di horror sociale, action movie e il più classico dei film di fantascienza: un melting pot come quello di Città del capo all'interno del film - ma non solo -, che esplode in un conflitto tesissimo sul finale che vede protagonisti Wikus - unico umano con la possibilità di utilizzare le armi aliene -, il suo nuovo amico Christopher e suo figlio, i trafficanti d'armi nigeriani e le milizie governative.
E proprio quando la generosità pare essersi fatta largo nel cuore di Wikus, il regista sceglie di lasciare aperto il finale a qualsiasi possibilità, tornando al "mockumentary" e fornendo spunti alle diverse interpretazioni della pellicola stessa.
E se anche non sarete stati dalla parte dei gamberoni e del loro curioso, singolare, splendido linguaggio (voglio specializzarmi in gamberonese!), non potrete che rimanere commossi e colpiti dalla scena di chiusura, che per quanto strano possa sembrare, all'apparenza, ho trovato umana oltre ogni limite e confine "geografico".
Sia esso planetario o galattico.
Torna, Christopher! Qui c'è bisogno di te!
"I'm an alien, I'm a little alien."
MrFord
"Extraterrestre portami via
RispondiEliminavoglio una stella che sia tutta mia
extraterrestre vienimi a cercare
voglio un pianeta su cui ricominciare
Extraterrestre portami via
voglio tornare indietro a casa mia
extraterrestre vienimi a cercare
voglio tornare per ricominciare!
W I POLLICI!
Ricordo che mi alzai dal divano perchè non riuscivo a rimanere sveglia,lasciando il mio Sire a finirlo da solo.Lui lo ha gradito molto!Io ricordo che mi piacque il discorso di lui tutto ligio alle regole che si trasforma nell' "altro",ma i film lenti difficilmente li digerisco....forse dovrei riguardarlo di giorno,con calma e tanto caffè ;)
RispondiEliminaDovresti rivederlo. Io, per ora, ho concesso tre visioni, e mi è piaciuto ogni volta di più.
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