E' dura, molto dura, più di quando ci si trova di fronte un film pessimo, confrontarsi con la visione di una pellicola che pare non aver lasciato nulla. O quasi.
Anamorph, tentativo d'imitazione di Seven senza il benchè minimo spessore rispetto alla pellicola ispiratrice, è uscito in sordina - e con un ritardo di anni - qui in Italia principalmente grazie alla presenza nel cast di Willem Defoe, che dopo essersi specializzato nel corso della sua carriera nell'interpretazione di personaggi schizzati e folli, qui interpreta un personaggio che schizzato e folle sembra soltanto.
In realtà, come le vittime della catena di omicidi che caratterizza la vicenda, è una preda anch'egli del serial killer "artista" che anni prima ha creduto di aver ucciso, e che, al contrario, si è preso tutto il suo tempo per preparare una vendetta come si deve.
Questa è quella che dovrebbe essere l'ossatura della trama: peccato che la sceneggiatura, scritta forse facendo un pò troppo affidamento su quella che dovrebbe essere la parte visivamente disturbante dell'opera, risulti macchinosa, lenta e poco credibile.
Un pò come i capelli - tinti o posticci, qui sta il dilemma? - corvini di Defoe, del quale è soltanto abbozzata la storia passata, così come le relazioni con i comprimari della pellicola, dal confidente e trafficante d'arte Peter Stornmare, al collega detective, fino a quella che dovrebbe essere la sua presunta fidanzata - ed anche in questo caso, perchè il personaggio interpretato da Defoe dovrebbe preoccuparsi tanto della migliore amica della sua ex, ultima vittima del serial killer prima della "morte"? E perchè dovrebbe incoraggiarla a frequentare gli alcolisti anonimi, lui che si attacca alla bottiglia ad ogni piè sospinto? -.
La stessa risoluzione della trama, giocata su un indizio che non aveva riferimenti precedenti nella pellicola, appare poco logica, come se il fotogramma finale che rievoca il concetto di anamorfosi nell'arte - unico punto interessante del film - possa bastare a distrarre lo spettatore da un lavoro mediocre ed insipido.
Sempre che alla fine uno riesca ad arrivare, data la verve scoppiettante e la tensione insostenibile dello script.
Se volete un consiglio, in caso vi trovaste ad affrontare questa "inquietante opera d'arte", arrivate fino alla comparsata del grande Mick Foley, e non spingetevi oltre.
Il punto più alto l'avrete già raggiunto.
Se Seven è seven, qui si arriva a stento all'uno.
"I wanna do bad things with you."
MrFord
I don't know what you've done to me,
RispondiEliminaBut I know this much is true:
I wanna do bad things with you.
I wanna do real bad things with you.
Captain Ford,
RispondiEliminawe miss you, we miss your wild wave, your enchanting voice and your strange stories.