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mercoledì 5 agosto 2020

White Russian's Bulletin



Torno al bancone per un nuovo episodio del Bulletin di questo periodo della vita così unico per il vecchio cowboy, in termini di visioni spesso e volentieri dedicato a recuperi di film che conosco a memoria e già recensiti e strarecensiti da queste parti, a vivere il più possibile e scoprire, di tanto in tanto, produzioni curiose sulle varie piattaforme di streaming, Netflix in primis.
A farla da padroni a questo giro di bevute uno dei titoli più chiacchierati dell'ultimo periodo ed alcune proposte che, probabilmente, in altri tempi non avrei neppure pensato esistessero, ma che hanno solleticato la parte più sportiva e viaggiatrice del vecchio Ford.


MrFord



IL CERCHIO CELTICO (Bjorn Larsson, Svezia, 1992)


Larsson, dai tempi del mitico La vera storia del pirata Long John Silver, è entrato nel mio cuore di lettore per restarci, anche se è sempre difficile quando si incrocia il cammino di un nuovo autore a partire dal suo lavoro migliore: Il cerchio celtico, primo titolo a farlo conoscere al grande pubblico, è un solido romanzo d'avventura che starebbe un gran bene anche al Cinema, con un incedere inizialmente lento ed un crescendo finale davvero notevole, legato a doppio filo alla passione per la vela dello scrittore e ad alcuni luoghi affascinanti non solo per i marinai navigati.
La Scozia dipinta da Larsson è un luogo che, come il mare e come l'Uomo, sa essere affascinante e spietato, placido e furioso, senza dimenticare tutte le sfumature nel mezzo: e il Rustica, quasi più protagonista dei protagonisti, ne attraversa le correnti trasportando il lettore come se vi fosse imbarcato. Il cerchio celtico ha il limite dei numerosi riferimenti nautici che rischiano di appesantire lo scorrimento della lettura, e di essere molto classico, ma per chi è disposto ad affrontare anche questo tipo di difficoltà, offrirà una cavalcata degna della tradizione migliore.




DARK - STAGIONE 3 (Netflix, Germania/USA, 2020)

Dark Poster


Una delle serie più chiacchierate dell'anno torna al Saloon con la terza stagione, affrontata dopo i cambiamenti avvenuti nel corso di quest'anno così particolare: negli ultimi giorni mi è capitato di leggere opinioni qui nella blogosfera che, forse, tendono a fare di Dark un fenomeno più grande di quello che, in realtà, non sia stato, ma questo non nega che si tratti di una produzione solida e convincente, chiusa forse troppo in fretta - in termini di stagioni - ma in modo coerente, pur se, a mio parere, troppo ricca di carne al fuoco a questo giro di giostra per riuscire davvero a stimolare un trasporto emotivo in un pubblico concentrato al massimo nel comprendere i passaggi tra mondi paralleli ed epoche differenti.
Del resto, i viaggi nel tempo sono una cosa molto difficile da gestire, piccolo o grande schermo che sia. Resta il ricordo di un'esperienza interessante e ricca di spunti di riflessione, che voi siate come il sottoscritto degli aspiranti ribelli al concetto di Tempo ed al fatto di doversi inevitabilmente arrendere ad esso, o una sorta di surfisti che non vedono l'ora di cavalcarne le onde.




DARK TOURIST - STAGIONE 1 (Netflix, Nuova Zelanda, 2018)

Dark Tourist Poster


Uno dei guilty pleasures di questa nuova fase della mia vita è senza dubbio la scoperta delle serie a sfondo documentaristico offerte dalla piattaforma di Netflix, pronte a stimolare passioni - come quella per i viaggi - momentaneamente costretta allo standby da Covid.
Dark Tourist, produzione neozelandese di un paio d'anni fa, vede il giornalista David Ferrier - dal sardonico approccio inglese - recarsi in luoghi considerati mete di culto per i cosiddetti "turisti dell'orrore", persone attratte da catastrofi, pericoli, psicopatici ed affini: una serie che spero veda realizzarsi una seconda stagione pronta a mostrare le stranezze che l'Uomo è capace di coltivare dentro e fuori la sua testa ma anche utile a mostrare alcune situazioni talmente assurde da andare anche oltre il Cinema: in particolare, l'episodio legato al tour nei luoghi che furono teatro della catastrofe di Fukushima - impressionante vedere la paura crescere anche tra i protagonisti del viaggio, sconvolti dal livello di radiazioni dei contatori geiger portatili - e quello in Turkmenistan - dominato da un dittatore che rende il Paese uno dei più chiusi al mondo insieme alla Corea del Nord - restano impressi per quanto la realtà riesca a superare la finzione. E di gran lunga.




FIGHTWORLD - STAGIONE 1 (Netflix, USA, 2018)

Fightworld Poster


Sull'onda della scoperta di titoli come Dark Tourist, ed attratto dal concetto di viaggio e dallo sport, ho recuperato anche Fightworld, altra produzione Netflix che vede protagonista Frank Grillo - caratterista ed appassionato di sport di combattimento - girare il mondo raccontando la filosofia e l'universo dietro a discipline più o meno conosciute: dalla Thailandia a Israele passando per il Senegal, scopriamo quanto spesso lo sport, anche quello più duro ed apparentemente violento, sia un simbolo di riscatto e fuga da povertà, crimine e corruzione, un modo per ritrovare se stessi e provare che, una volta affrontati i demoni che ci portiamo dentro, prendere qualche cazzotto da qualcuno che soffre come noi non è poi tanto male.
Da sportivo, comprendo bene quale sia il valore della fatica e della soddisfazione che si prova in determinate situazioni, così come comprendo la valenza salvifica che la disciplina che lo stesso sport impone può avere in situazioni limite in cui l'alternativa può essere la strada o il crimine.
Un altro titolo nascosto e sottovalutato, che sinceramente meriterebbe una nuova stagione.


mercoledì 22 luglio 2020

White Russian's Bulletin



Come preannunciato e promesso, eccomi di ritorno al bancone del Saloon per un Bulletin che riprende le proposte passate da queste parti nelle ultime settimane, revisioni escluse - da questo punto di vista, è stato sicuramente un periodo in cui farsi coccolare da film già visti, stravisti e amati è stato un vero piacere -: principalmente si tratta di titoli legati a Netflix, la piattaforma che sta riscuotendo più successo nel nuovo Saloon, nonostante l'incalzare dei sempre presenti Disney+ e Prime, che hanno però fatto da serbatoio per i recuperi.
Spazio dunque a quello che la memoria mi permette di ricordare dei titoli che mi hanno fatto compagnia dalla seconda settimana di giugno a oggi.


MrFord



BORDERTOWN - STAGIONE 3 (Netflix, Finlandia, 2020)

Bordertown Poster

A cavallo dell'ultima fase del lockdown, alle spalle le visioni delle prime due stagioni nel periodo di piena clausura, Netflix aveva arricchito le sue proposte con l'annata numero tre legata alle vicende del Rocco Schiavone finnico, Sorjonen, anticonvenzionale profiler che dallo "stress" di Helsinki si trasferisce a Lappeenranta, sul confine russo, alla ricerca di una tranquillità che ovviamente non arriverà mai e poi mai.
Archiviati i primi episodi in lingua originale - una volta compreso che il finlandese non è propriamente un idioma affascinante per l'udito -, ho atteso l'edizione doppiata che ha momentaneamente chiuso le avventure dell'investigatore: una terza stagione a mio parere di transizione, con molti cambi importanti - la morte della moglie, il confronto con una nemesi da fumetto, la strana evoluzione del charachter della figlia, i possibili sbocchi narrativi per una possibile season four - e, forse, un pò più di discontinuità rispetto alla seconda.
Resta una proposta valida per gli appassionati di thriller e psicopatici, anche se, onestamente, con il caldo degli ultimi giorni forse andrebbe conservata per il prossimo inverno.




BECOMING CHAMPIONS (Netflix, Messico, 2018)

Becoming Champions Poster

Nata per veicolare l'attenzione sui Mondiali di due estati fa, Becoming Champions è una miniserie che ho apprezzato come compagnia per le pause pranzo, da appassionato di calcio - in fondo, pur essendo un tifoso molto tranquillo, lo sport più bello del mondo mi ha accompagnato fin dall'infanzia - e da appassionato della rassegna iridata, un appuntamento che, ad ogni occasione, mi trova sempre molto coinvolto nella visione di più partite possibili: questa mini, pur se molto televisiva, offre una panoramica sulle sole otto Nazionali che, nel corso della Storia, sono riuscite a portare a casa la Coppa del Mondo, il premio più ambito che ogni calciatore potrebbe sognare di vincere.
Il Brasile (con cinque titoli), l'Italia e la Germania (con quattro), Uruguay, Francia e Argentina (con due), Spagna e Inghilterra (con uno) diventano quindi una sorta di viaggio sportivo che attraverso interviste e rivisitazioni racconta - o prova a farlo - i perchè delle vittorie e delle sconfitte di questi Paesi. Una parentesi piacevole in un periodo che, senza dubbio, ha messo a dura prova anche lo sport.




THE TITAN GAMES - STAGIONE 1 (Netflix, USA, 2019)

The Titan Games Poster

Sponsorizzato dai Fordini - come ormai è risaputo, la Fordina ha da tempo dichiarato di voler sposare The Rock - e recuperato in ritardo rispetto a loro, The Titan Games ha riportato alla mente i tempi di Ultimate Beastmaster, finendo per intrattenere alla grande un vecchio sportivo che rifiuta di darla vinta al Tempo come il sottoscritto.
Divertente ed incentrato sulle storie di persone comuni, lo show capitanato da Dwayne Johnson fa tutto quello che deve fare, e per quanto pacchiano e a stelle e strisce sia, funziona, anche perchè per chi è abituato a fare attività fisica la curiosità di mettersi alla prova con prove come quelle portate sullo schermo è davvero molta.
Personalmente, dato che ormai il suddetto Tempo non è dalla mia parte, spero sempre di vedere, un giorno, uno dei Fordini - o entrambi - competere in qualche tamarrata di questo genere.
Ovviamente sempre con The Rock come host.




EUROVISION SONG CONTEST - LA STORIA DEI FIRE SAGA (David Dobkin, USA, 2020, 123')

Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga Poster

In un annata per cause di forza maggiore privata delle uscite in sala, i portali di streaming sono diventati ancora di più un riferimento anche per le nuove uscite, finendo per portare alla ribalta anche titoli che avrei clamorosamente snobbato come questo, islandese per esigenze di copione ma per nulla di fatto, espressione di quella commediaccia a stelle e strisce che nelle serate senza impegno va un gran bene, anche perchè, come per Sanremo o l'Eurovision, se anche ci si addormenta e si perde un pezzo per strada, tutto sommato non fa troppo male.
A dire il vero, comunque, sarà che Will Ferrell finisce sempre per divertirmi, sarà che l'Islanda è un chiodo fisso che prima o poi dovrò togliermi o che il rapporto padre/figlio mi colpisce da qualsiasi angolazione lo si tratti, ma tutto sommato ho apprezzato La storia dei Fire Saga come visione senza impegno, finendo addirittura per apprezzarlo nel suo essere così com'è.
In fondo, fare i puristi e gli snob - che si tratti di Cinema o altro - serve sempre fino a un certo punto.
E la canzone trash, in fondo in fondo, piace a tutti.




THE OLD GUARD (Gina Prince-Bithewood, USA, 2020, 125')

The Old Guard Poster

Altro giro, altra produzione Netflix: chiudo questo primo Bulletin più corposo con uno dei titoli più pubblicizzati dalla popolare piattaforma in questo periodo, forte di un cast e di una produzione assolutamente da distribuzione su grande schermo globale e di un plot che pesca a piene mani dall'eredità action degli anni ottanta e novanta.
Peccato che, per qualcuno che in quegli anni è quasi nato e senza dubbio cresciuto, The Old Guard appaia come qualcosa di molto telefonato e già visto, che scorre via senza colpo ferire e si dimentica non troppi minuti dopo la visione, in barba a quanto, a conti fatto, possa menarsela di poter fare.
Per quanto mi riguarda, prevedibile, troppo lungo e per nulla in grado di sfruttare un cast che senza dubbio porta in dono un concentrato di talento ben diverso da quello che script e regia garantiscono.
Si lascia guardare, ma è un pò come uno di quegli appuntamenti con la figa di turno che dopo cinque minuti vorrei che fosse già finito, perchè sai bene dentro di te che sarà una lunga, lenta, inesorabile morte per noia.


martedì 14 luglio 2020

Notte Horror 2020 - Lidris cuadrade di tre

Radice quadrata di tre - Lidris Cuadrade di tre


L'occasione del mio ritorno nella Blogosfera è stata piacevolmente accompagnata da una delle iniziative più apprezzate e longeve passate dal Saloon nel passato recente, la rassegna Notte Horror: pur in clamoroso ritardo rispetto ai miei colleghi e nonostante le vicissitudini che in questo periodo mi portano ad essere ben poco presente da queste parti, ho approfittato dell'iniziativa per rispolverare un piccolo cult italiano che non rivedevo da almeno una dozzina d'anni, e che ai tempi rappresentò una vera e propria sorpresa, ed una rivelazione per gli appassionati di genere.
Lorenzo Bianchini, con questo suo lavoro decisamente artigianale ma ricco di spunti e idee - per quanto derivative -, fece ben sperare gli appassionati di horror nostrani sfruttando quello che molte produzioni decisamente più imponenti continuano ad ignorare: i film di paura devono sfruttare la suggestione per poter fare paura.
E' risaputo, infatti, che una volta svelati arcani e mostri, o rivelata l'immagine dietro un suono, sia molto più facile esorcizzare - per usare un termine adatto al genere - l'inquietudine: da questo punto di vista Lidris cuadrade di tre tiene discretamente bene per quasi tutta la sua durata, anche se ammetto che, visto a distanza di anni e in una serata dalla risata facile - il ridoppiaggio della parte conclusiva è stato da antologia, ma questa è un'altra storia - l'atmosfera che avevo riscontrato ai tempi mi è parsa appannata, o quantomeno dalla potenza ridotta.
Resta il fatto che, considerata la produzione e la realizzazione tutte italiane, il lavoro di Bianchini resta una delle sorprese underground più interessanti degli Anni Zero, consigliatissima per qualunque appassionato non sia ancora entrato accanto ai protagonisti all'interno di uno dei teatri più horror che ognuno di noi ha la possibilità di vivere - la propria scuola superiore - per vivere il delirio pronto a scatenarsi tra labirinti reali e mentali.


MrFord


lunedì 6 luglio 2020

White Russian's Bulletin



Chi non muore si rivede, e dato che, da buon fan sfegatato della vita, a morire non ci penso nemmeno per scherzo, eccomi di nuovo al bancone del Saloon: è stato un periodo intenso e strano, così come intenso e strano è stato questo VentiVenti di pandemie, cambi di direzione, rivelazioni e nuovi percorsi: ad ogni modo, affrontato il periodo di cambiamento personale che avevo preannunciato a fine maggio, eccomi di nuovo al timone di un Bulletin in versione particolare, considerato che ho passato le ultime settimane a rivedere film che nel tempo hanno significato molto per me nella stagione che vivrei tutto l'anno neanche fossi un Ex Presidente, l'estate.
Sugli schermi del nuovo Saloon, infatti, sono ripassati Mediterraneo, Puerto Escondido, Collateral, Fracchia la belva umana, Amores Perros, Pulp Fiction, I diari della motocicletta e, ovviamente, Il grande Lebowski, che ha inaugurato la mia nuova avventura lo scorso trenta maggio.
Le uniche cose relativamente nuove vengono dalle serie Netflix che accompagnano parte della mia pausa pranzo, ma di questo avrò tempo di parlare nel prossimo Bulletin, che essendo diventato aperiodico, o quantomeno non rigido come prima, posterò ogni volta che avrò quattro o cinque titoli nuovi da recensire.
Nel frattempo approfitto per fare un brindisi al rientro nella cara, vecchia Blogosfera, che da dieci anni ormai, nel bene e nel male, nei bassi e negli alti, quando "sei tu che mangi l'orso" o quando "è l'orso che mangia te", c'è sempre stata.


MrFord



Il Grande Lebowski e il White Russian

lunedì 25 maggio 2020

White Russian's Bulletin



Settimana particolare, questa del Saloon, che rappresenta anche quella che, per motivi organizzativi legati ai cambiamenti che hanno travolto il sottoscritto negli ultimi mesi, sarà momentaneamente l'ultima del Bulletin per qualche giorno, o settimana, o il tempo che ci vorrà per arrivare a sistemare parecchie cose: è particolare anche perchè legata principalmente alle visioni delle serate Cinema con i Fordini trasformatesi in pranzi e cene, fatta eccezione per quella che è, senza dubbio, una delle serie più chiacchierate di quest'anno così strano, The Last Dance.
Proprio ad essa devo uno degli entusiasmi da appassionato più forti del VentiVenti, per uno dei titoli che rivedremo, senza dubbio, nelle classifiche di fine anno.


MrFord


THE LAST DANCE (Netflix, USA, 2020)

The Last Dance Poster


L'avrete letto e riletto in tutte le salse, ma quando una verità è sentita e inconfutabile, è impossibile che resti nascosta a lungo: The last dance è una macchina del tempo, per chi ha vissuto di persona l'incredibile periodo che vide quello che probabilmente è il più grande cestista di sempre - l'equivalente di Maradona per il calcio o Alì per il pugilato - regalare ai suoi Bulls il sesto e ultimo titolo NBA. 
Per quanto mi riguarda, dopo aver passato i cinque anni del liceo a detestare il basket, tra il novantasette e il duemila iniziai, spinto dalla lettura dello splendido manga Slam Dunk - il cui autore è un fan accanito dei Bulls di Jordan -, a frequentare quotidianamente il campetto del parco dove, fino a quel momento, avevo dedicato quasi tutte le mie energie al calcio e alle ragazze. 
Furono anni di gran divertimento, grazie ai quali riscoprii la pallacanestro e la sua bellezza da ultimo secondo, considerato che non esiste uno sport in cui il concetto stesso di ultimo secondo valga allo stesso modo.
Personalmente non sono mai stato un fan sfegatato dei Bulls - i Lakers restano i miei favoriti -, ma indubbiamente quella che rese famoso il franchise di Chicago in tutto il mondo - come giustamente viene sottolineato, in un'epoca in cui non esistevano social di nessun genere - fu una delle formazioni più incredibili della Storia degli sport di squadra: attorno al fuoriclasse per eccellenza Jordan si trovarono atleti e giocatori incredibili ma anche gregari che seppero tirare fuori il meglio di loro stimolati, probabilmente, dalla presenza del migliore al loro fianco.
Non farò spoiler perchè questa incredibile miniserie non ne ha bisogno, considerato che, nonostante sapessi già come sarebbe andata a finire, ricordassi le azioni più memorabili ed i tiri più incredibili, ho vissuto l'adrenalina di The last dance dal primo all'ultimo secondo, in quella che è una lezione di passione prima che per lo sport, per la vita: neanche il migliore, se vuole restare il migliore, può sedersi e aspettare, ma deve rimboccarsi le maniche e farsi il culo come e forse anche più degli altri. La differenza, a prescindere dal talento, è tutta lì. Non me ne voglia il Drugo, ma la fatica e l'allenamento e la determinazione faranno sempre la differenza a parità di talento.
Poi, Michael Jordan resterà sempre "Dio travestito da Michael Jordan", e su questo non c'è dubbio.
Ma se lui si fa il culo a strisce, ed è Michael Jordan, per quale motivo non dovremmo farcelo noi?




TESORO, MI SI SONO RISTRETTI I RAGAZZI (Joe Johnston, USA/Messico, 1989, 93')

Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi Poster


Con l'avvento al Saloon di Disney+, ho approfittato per rispolverare un classicone dell'infanzia fordiana - visto, se non ricordo male, addirittura in sala - in una delle serate Cinema con i Fordini, consapevole del fatto che l'avventura dei quattro protagonisti nel giardino di casa divenuto una vera e propria giungla avrebbe colpito nel segno: infatti, paradossalmente, le avventure dei ragazzini rimpiccioliti alle dimensioni di una pulce, hanno finito per conquistare i più piccoli tra i Ford più de La maledizione della prima luna - abbastanza snobbato, a dirla tutta - e della seconda trilogia di Star Wars. Dalla sequenza cult con la morte della formica a causa dell'attacco dello scorpione - presa malissimo dalla Fordina - ai siparietti di Rick Moranis, l'esperimento è risultato decisamente riuscito, e nonostante si tratti solo ed esclusivamente di un giocattolo ad uso e consumo delle visioni per famiglie, devo ammettere che ha resistito bene anche alla prova del Tempo, considerato che dovevano essere più di vent'anni che non lo rivedevo.




LA PRINCIPESSA E IL RANOCCHIO (Ron Clements&John Musker, USA, 2009, 97')

La principessa e il ranocchio Poster


Richiesto a gran voce dalla Fordina - in pieno periodo principesse, con una delle rappresentanti della categoria che ancora le mancava -, La principessa e il ranocchio è tornato sugli schermi del Saloon per la prima volta dai tempi della sua uscita, confermando la solidità della coppia Clements/Musker, un'affascinante ambientazione ed una colonna sonora jazz davvero efficace.
Gli autori di Oceania, La sirenetta e Il pianeta del tesoro confermano la loro ottima alchimia e portano sullo schermo un lavoro solido e piacevole, non clamoroso per originalità ma che conquista e diverte, e regala una delle scene più toste che la Disney abbia mai proposto nei suoi prodotti - la morte della lucciola Ray, forse il charachter più emozionante -: promosso dalla Fordina e anche dal Fordino - che inizialmente aveva protestato -, è stato davvero un piacere rivederlo, conferma della validità della struttura che Mamma Disney mette a disposizione dei suoi utenti.





lunedì 18 maggio 2020

White Russian's Bulletin



Prosegue il percorso che, un passo dopo l'altro, dovrebbe portarci oltre questi mesi così "cinematografici" data la loro peculiarità, e con esso appuntamenti con grande e piccolo schermo, recuperi e titoli proposti dai network dello streaming, così come le ormai mitiche Serate Cinema con i Fordini, che a questo giro non vedranno i due titoli passati questa settimana nel Bulletin - Indiana Jones e il mistero del teschio di cristallo e Piccoli brividi - semplicemente perchè entrambi già recensiti da queste parti.
Nel frattempo ci prepariamo ad un progressivo ritorno - si spera - alla normalità, con tutti i cambiamenti che questa prima metà del VentiVenti avrà portato.


MrFord



AFTERMATH - LA VENDETTA (Elliot Lester, UK/USA, 2017, 94')

Aftermath - La vendetta Poster


Pensare a Schwarzy come figura centrale di un film drammatico, per chi, come me, è cresciuto negli anni ottanta, è quasi fantascienza: l'ex Conan e Terminator, nel ruolo del nonno distrutto dal dolore, risulta effettivamente strana anche oggi, nonostante l'Arnold di noi tutti abbia superato bellamente la settantina. Eppure, qualche anno fa, aveva già dato buona prova di essere in grado di reggere il ruolo in Contagious, e si conferma, nonostante i suoi oggettivi limiti, ancora una volta in parte.
Peccato che, per il resto, Aftermath manchi di carattere, e che un progetto di questo genere non sia finito tra le mani di Clint, che considerata la materia avrebbe probabilmente sfornato l'ennesimo filmone: senso di colpa, vendetta, tragedia, il pane quotidiano per l'ex Dirty Harry.
Dietro la macchina da presa, però, troviamo Elliot Lester, e non me ne voglia, la differenza si vede tutta: gli spunti ci sono, ma lo spessore è davvero di un'altra categoria.




WACO (USA, Paramount, 2018)

Waco Poster

A volte, non si sa bene perchè, titoli interessanti e potenzialmente nelle corde di chi li "mette in lista", finiscono nel dimenticatoio senza essere recuperati nei tempi che meriterebbero: Waco è, senza ombra di dubbio, uno di essi, quantomeno per me ed il Saloon.
Uscita negli States quasi due anni fa, ispirato ad una controversa storia vera che ricordavo vagamente, con un ottimo cast - bravissimi sia Michael Shannon che Taylor Kitsch - e figlia di un genere da sempre tra i miei favoriti, Waco è rimasta nel cassetto per oltre un anno prima di essere rispolverata in questa parte iniziale di Fase 2: e per fortuna, direi.
Ricordavo John Erick e Drew Dowdle per alcuni prodotti non perfetti ma con spunti interessanti usciti nel corso degli ultimi anni - No escape, The poughkeepsie tapes -, e devo ammettere che i due sono riusciti a confezionare un prodotto teso, pungente rispetto alla gestione di situazioni critiche da parte delle forze dell'ordine - alcuni passaggi di Waco mi hanno riportato alla mente la scellerata gestione di Genova nel duemilauno - e molto toccante: sapete bene quanto lontano dalla religione sia, eppure nel corso delle sei puntate della miniserie ho provato empatia e comprensione per i Davidiani, criticabili concettualmente per un sacco di cose ma oggettivamente colpevoli, in quella situazione, di aver esercitato i loro diritti ed aver reagito ad un vero e proprio attacco motivato soltanto da decisioni politiche. 
Restano negli occhi, senza alcun dubbio, la chiusura dell'episodio quattro con Koresh/Kitsch che suona la chitarra alla finestra per rispondere alle torture psicologiche dell'FBI e l'ultimo, drammatico episodio che, purtroppo, segna una delle pagine più tristi della storia recente degli States. Notevole.


lunedì 11 maggio 2020

White Russian's Bulletin



Seconda settimana di Fase 2 e primi tentativi di ritorno alla vita "esterna" che, tra lavoro e questioni personali, hanno finito per alimentare, al netto delle serate Cinema con i Fordini, il ruolo fondamentale di massaggiatore dei neuroni di PES: accanto alla Play, serie tv nordiche che continuano ad essere ripescate dal bacino di Netflix, film chiacchierati in rete ultimamente e recuperi che finiscono per incontrare bottigliate che, ai tempi, non avevano ricevuto neanche alla lontana. 
Ma del resto, il Tempo ha il potere di cambiare davvero un sacco di cose.


MrFord



BORDERTOWN - STAGIONE 2 (Netflix, Finlandia/Francia, 2018)

Bordertown Poster

La quarantena e la Fase 1 sono state senza dubbio un'occasione, qui al Saloon, per riscoprire una serie di titoli di stampo thriller/crime nordici che, per mancanza di tempo e impegni quotidiani, sarebbe stato decisamente arduo recuperare in altri momenti: quello più interessante, senza dubbio, è stato Bordertown, una sorta di versione finnica del nostrano Rocco Schiavone con protagonista un profiler dei metodi e dai modi curiosi che, a seguito della malattia della moglie, da Helsinki decide di trasferirsi a Lappeenraalta, città al confine con la Russia, in cerca di una tranquillità maggiore che ovviamente non arriverà.
Dopo una prima stagione di rodaggio, occorre fare un plauso agli autori che, con la seconda annata, alzano l'asticella mantenendo la struttura dei due episodi dedicati ad una sola storia ed incastrando una serie di casi decisamente più interessanti di quelli visti all'esordio: una buona conferma, dunque, per Kari Sorjonen ed il suo cast di comprimari, in attesa della pubblicazione sulla piattaforma di Netflix della terza stagione, già uscita in patria. 
Menzione d'onore per la storia del cecchino, che mi ha ricordato le atmosfere tipiche di Nesbo.




GUNS AKIMBO (Jason Lei Howden, UK/Germania/Nuova Zelanda, 2019, 98')

Guns Akimbo Poster

Applaudito e generalmente ben accolto dalla rete, con protagonista un Daniel Radcliffe che si conferma come un attore inquieto ed incapace di sedersi sugli allori che lo vedranno, suo malgrado, associato ad Harry Potter a vita - e in questo occorre fargli dei gran complimenti -, Guns Akimbo ha destato la curiosità del Saloon tempo fa, e saperlo approdato sulla piattaforma di Prime ha finalmente messo a tacere la curiosità che si era creata da queste parti: onestamente, però, mi aspettavo qualcosa di più da questo fumettone tamarro e incasinatissimo, considerato che alle tamarrate sono abituato da oltre trent'anni e che cose molto più datate come Crank ancora oggi risultano, a mio parere, più divertenti e spassose di questa.
A remare contro sono senza dubbio una regia troppo insistita sul gusto gamer/videoclipparo anni novanta - all'ennesimo treesessanta mi è venuto da sparare un gancio al buon Howden - ed una storia decisamente ripetitiva, "a livelli" per usare un termine da videogioco, che passata la sorpresa dell'inizio e la simpatia per il protagonista finisce presto per stancare.
Niente di particolarmente grave, ma sulla cara mi aspettavo decisamente di meglio.




CRIMINAL MINDS - STAGIONE 15 (CBS, USA, 2020)

Criminal Minds Poster

Si chiude un'epoca, al Saloon, con il saluto a Criminal Minds.
Iniziato nel lontano duemilasette all'inizio della convivenza con Julez, passato attraverso cambi di personaggi e di protagonisti, momenti di grande potenza - l'ho sempre considerato superiore ai vari CSI ed affini - ed altri decisamente dimenticabili - del resto, quindici stagioni sono tante -, Criminal Minds saluta i fan nel modo migliore, con dieci episodi di una qualità che negli ultimi quattro o cinque anni non avevo più trovato, complice forse la sensazione di essere all'ultimo giro di giostra.
In questo senso fondamentali la figura di un villain giunto dalla stagione precedente - ennesima buona prova di Michael Mosley - ed un ultimo episodio tra nostalgia e lacrime in agguato che sancisce l'addio ad una delle serie simbolo del Saloon, che ha accompagnato i Ford da quando, ancora neppure trentenni, si trovarono in un appartamento da artisti nel centro di Milano a oggi, con le strade verso il futuro che si sono aperte davanti a noi.
E per non lasciarsi andare solo alla malinconia per il passato, questa stagione sarà sempre ricordata per la personale interpretazione della sigla d'apertura della Fordina, che chiudeva con un plateale "Poliziott!". Da antologia.




STAR WARS - LA SECONDA TRILOGIA (George Lucas, USA, 1999/2005)

Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith Poster

A grande richiesta dei Fordini, dato il "tanto tempo" trascorso dalla prima trilogia, è tornata sugli schermi del Saloon la saga di Star Wars, a distanza di una decina d'anni dall'ultima volta che anche io l'avevo rispolverata: e devo ammettere, pur se a malincuore, che a parte La vendetta dei Sith - che resta un film valido -, rivedere questa seconda trilogia è stata davvero una tortura. I primi due film sono davvero terribili e invecchiati male, e vedendoli a poca distanza da Il signore degli anelli, di fatto loro contemporaneo, è sconvolgente osservare il clamoroso divario in termini di effetti, scrittura, narrazione. Ci si salva con il terzo capitolo, incentrato sullo sprofondare di Anakin nel Lato Oscuro, che pur se non perfetto riesce quantomeno a portare spessore e drammaticità a tre pellicole che, altrimenti, avrebbero avuto una loro importanza solo in termini di merchandising ed operazioni commerciali.
Anche i Fordini stessi, tolte le parti di battaglia e gli ultimi quaranta minuti de La vendetta dei Sith, si sono ritrovati decisamente poco coinvolti, a riprova del fatto che il confronto con le prime tre pellicole è quantomeno impietoso.





PIANETA ASSURDO (Netflix, USA, 2020)

Pianeta assurdo Poster

Sempre in materia di Fordini, una segnalazione doverosa va alla fuori di testa Pianeta assurdo, docuserie targata Netflix incentrata sulle stranezze che ci regala il regno animale: narrata da Madre Natura - !?!?!? - e giostrata dagli autori neanche fosse una sorta di episodio di Spongebob sotto lsd, questa serie ha lasciato il segno dal piglio, per l'appunto, assurdo, alla sigla di chiusura, adorata in tutte le salse da queste parti.
Senza dubbio il suo valore sia come documentario che come prodotto cinematografico resta molto basso, a prescindere dalla qualità delle immagini - così incredibili sempre grazie alla suddetta Madre Natura -, eppure da queste parti ci si è divertiti parecchio grazie al tono surreale e sopra le righe del prodotto, senza contare che la passione del Fordino per gli animali ha reso tutto più facile, compresa una visione incredibilmente quasi priva delle interruzioni che, di norma, i più piccoli di casa Ford garantiscono.


lunedì 4 maggio 2020

White Russian's Bulletin



Per festeggiare come si conviene l'inizio della tanto agognata Fase 2 ho pensato che uno dei vecchi e cari ritardi del Saloon ci stesse alla perfezione, considerato che, per la prima volta da sei settimane, sono riuscito ad allontanarmi da casa per allenarmi. 
Nel frattempo, all'interno del Saloon continuano a farla da padrone proposte seriali nascoste pescate su Netflix e affini e le serate Cinema con i Fordini, che cominciano ad avere all'attivo un buon numero di visioni che spero possano essere la base per il loro amore futuro per il Cinema.


MrFord



GRENSELAND - TERRA DI CONFINE - STAGIONE 1 (Netflix, Norvegia/Germania/Svezia, 2017)

Grenseland - Terra di confine Poster

Questa quarantena resterà sicuramente nella mia memoria, parlando di visioni, come quella dei recuperi pescati dal bacino dello streaming che, con ogni probabilità, in un periodo normale, tra orari di lavoro e impegni, nonostante trame interessanti sarebbero rimasti clamorosamente nella lista dei "forse un giorno". Dopo The Valhalla Murders e Bordertown, approda al Saloon un altro prodotto nordico distribuito da Netflix, legato alla figura di un detective di Oslo che, tornato al paese natio, è costretto a fare i conti con la propria integrità e la coscienza quando la sua famiglia si trova al centro di un caso che potrebbe cambiare completamente la sua vita lavorativa e non.
Il prodotto risulta interessante per cast e ambientazione, la trama ricorda quella del crime nordico che negli ultimi anni va tanto forte tra le pagine dei libri, mancano forse quella scintilla che accende la passione dello spettatore ed un finale fatto e finito, probabilmente perchè, ai tempi della sua produzione, si poteva supporre la programmazione di una seconda stagione che non è mai - o ancora - arrivata. Personalmente ho preferito la prima parte, più legata al thriller e alle ambientazioni di provincia, che non la seconda, più crime e rimbalzata a Oslo - sempre bellissima -, ma comunque, in tempi di quarantena, si lascia guardare senza patemi.




TREMORS (Ron Underwood, USA, 1990, 96')

Tremors Poster

Una delle cose più belle delle serate Cinema è poter rivedere cult della mia infanzia attraverso gli occhi dei Fordini, affascinati dalle loro prime scoperte cinematografiche: nella pausa che è intercorsa tra la cavalcata de Il signore degli anelli e quella de Lo hobbit, ho inserito come cuscinetto Tremors, una chicca dal sapore anni ottanta arrivato a cavallo con i novanta che avrebbero - ma non per sempre, per fortuna - ucciso un certo tipo di immaginario tamarro e sguaiato.
La divertente storia di un gruppetto di persone tanto folli da vivere in uno sperduto paesino dal sapore di vecchio West in Nevada pronte a lottare con le unghie e con i denti contro dei vermoni giganti giunti chissà da dove, pronti a scavare nel sottosuolo fino ad abbattere edifici e divorare uomini e animali è piacevole e sempre divertente anche a trent'anni di distanza, grazie all'ambientazione molto redneck, i battibecchi da buddies tra Kevin Bacon e Fred Ward - caratterista sottovalutatissimo - ed una serie di sequenze action molto ben realizzate.
Un intrattenimento che funziona ancora oggi, di quelli "old school" come piacciono a me, e che, come pensavo, sono riusciti ad intrattenere i Fordini e rilassare le loro giovani menti di spettatori tra una fatica di Peter Jackson e l'altra.




LO HOBBIT (Peter Jackson, Nuova Zelanda/USA, 2012/2013/2014)

Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato Poster

Terminato il viaggio de Il signore degli anelli, passati attraverso Avatar e il succitato Tremors, i Fordini hanno richiesto a gran voce di tornare nella Terra di mezzo buttandosi nella trilogia de Lo hobbit, di fatto prequel delle avventure di Frodo e compagni, pronto a riprendere le gesta di Bilbo Baggins e degli accadimenti che portarono l'anello nelle sue mani.
Rivisto a distanza di quasi dieci anni dall'unica visione il mio giudizio si è completamente ribaltato: ai tempi avevo trovato il primo capitolo molto bello per la gestione della malinconia e del fascino della trilogia del Signore degli anelli, ed il secondo ed il terzo più deboli, figli dei doveri di produzione verso il successo commerciale. Ebbene, nonostante si tratti sicuramente di un prodotto meno incisivo e potente del suo predecessore, ho trovato - ma potrebbe essere un merito legato al fatto di averli visti in tre giorni, quindi a distanza ravvicinata - il suo crescendo interessante, ed il primo capitolo, decisamente favolistico, più debole di quanto ricordassi.
Hanno riscosso un discreto successo rispetto ai Fordini Gandalf - che già era il preferito del Fordino prima - e Radagast, mentre tra i "cattivi" a farla da padroni sono stati gli orchi Azog e Bolg, anche se la curiosità rispetto a Gollum - presente solo nel primo capitolo - e Smaug l'ha fatta da padrona.
Una cavalcata interessante, anche se, senza dubbio, per sempre sorella minore di quella legata al viaggio dell'unico anello.