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lunedì 27 aprile 2020

White Russian's Bulletin



La primavera è esplosa, la quarantena prosegue - anche se, fortunatamente, comincia ad intravedersi qualche spiraglio di "liberazione" - e anche in casa Ford cerchiamo di limitare i danni dando più spazio possibile alle serate Cinema con i Fordini, che spero possano ricordare questi momenti in un modo più gioioso di quanto non sia stato possibile per noi vecchi del Saloon. 
Spazio, dunque, accanto a Netflix e affini, alla prima cavalcata con Il signore degli anelli dei giovani eredi del vecchio cowboy.


MrFord


GLITCH - STAGIONE 1 (Netflix, Australia, 2015)

Glitch Poster

In pieno recupero da quarantena, che probabilmente ha rappresentato un'occasione per tantissime proposte da piccolo schermo semisconosciute, è giunto al Saloon l'australiano Glitch, ambientato in una ipotetica cittadina dell'entroterra del continente "down under" e basato sull'interessante intro legato al ritorno dalla morte di alcune persone trapassate in contesti ed epoche diverse, tra le quali appare subito come fondamentale la figura della moglie di uno degli agenti di polizia della città, morta neppure due anni prima, che ritrova il marito sposato con la sua migliore amica ed in procinto di diventare padre.
Le idee sono interessanti, la prospettiva per la seconda e terza stagione buona, il cast risulta abbastanza azzeccato - mio preferito assoluto il buon Fitzgerald, una specie di Crocodile Dundee, il più fordiano dei redivivi -, pesa forse una realizzazione a budget senza dubbio limitato e dal taglio molto televisivo.
Per il momento ci rifletto, i tempi comunque di socialità sfrenate, del resto, sono ancora parecchio lontani.




IL SIGNORE DEGLI ANELLI (Peter Jackson, Nuova Zelanda/USA, 2001/2002/2003)

Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re Poster


Una delle cose più belle di essere un grande appassionato di Cinema è senza dubbio quella di poter trasmettere questa stessa passione ai propri figli: che diventino a loro volta fan della settima arte oppure no, avere la possibilità di vedere le emozioni che suscitano titoli che hanno costruito il percorso fatto dall'infanzia all'età adulta in noi è qualcosa di stupefacente, davvero magico.
Approfittando della quarantena e trasformandolo grazie alle versioni estese in una sorta di miniserie in sei puntate, ho potuto vivere la "prima volta" dei Fordini di fronte all'affresco dipinto da Peter Jackson legato al mitico romanzo - che, lo ammetto, non ho mai amato - di Tolkien: il risultato è stato una cavalcata divertentissima, dalla paura provata dai piccoli Ford nelle miniere di Moria alle imitazioni che ora fanno di Gollum, dalla passione del Fordino per Gandalf - anche se sembra più Peregrino Took - alle incitazioni all'indirizzo dell'esercito di "coloro che dimorano sotto la montagna" - detti più propriamente "fantasmi verdi" -.
Il lavoro di Jackson, anche a distanza di ormai quasi vent'anni, risulta sempre epico e magico, velato da quella malinconia da tempo che scorre ma che, se ben sfruttato, può trasformare una vita - anche la più piccola - nella più incredibile delle avventure.
Senza dubbio la meraviglia del Cinema, nel senso più puro e magico del termine, passa attraverso questa trilogia come in pochi altri titoli, e la rende e renderà sempre un Classico irrinunciabile.




TYLER RAKE (Sam Hargrave, USA, 2020, 116')

Tyler Rake Poster

Con le sale cinematografiche chiuse e le uscite scombinate, i network come Netflix diventano fondamentali anche oltre il piccolo schermo, assumendo il ruolo di bacino dal quale andare a pescare le eventuali novità del periodo: già puntato un paio di settimane fa, Tyler Rake - o Extraction - è il tipico action fordiano che indispettirebbe il Cannibale, tutto sequenze adrenaliniche, spari, botte e inseguimenti, costruito come se il fu Tony Scott incontrasse il Cinema action orientale.
Trama e personaggi sono piuttosto tagliati con l'accetta, e senza dubbio il motivo principale per il quale godersi la visione resta la qualità molto alta dei corpo a corpo e delle sequenze di combattimento, girate in uno stile davvero adrenalinico - ma non troppo tamarro, anzi, in stile The Raid - e tirate per il collo in modo da far restare senza fiato il pubblico.
Probabilmente i non appassionati potrebbero alla lunga patire le quasi due ore occupate per buoni due terzi dalla componente action, ma per chi apprezza Tyler Rake potrebbe diventare un piccolo guilty pleasure da quarantena da tenere buono per una qualche revisione anche in future serate da rutto libero e neurone spento.


lunedì 20 aprile 2020

White Russian's Bulletin



Mentre la quarantena prosegue - sperando si avvii ad una "nuova fase" di apertura - e la clausura influenza le vite, il lavoro e chi più ne ha, più ne metta, le visioni al Saloon si attaccano principalmente al piccolo schermo, fatta eccezione per qualche esperimento e per le serate Cinema dei Fordini, che ora si accingono ad affrontare per la prima volta Il signore degli anelli.
Senza dubbio, in un momento storico in cui le sale paiono dinosauri in estinzione, la fanno da padrone le proposte seriali ed i network come Netflix, che sempre di più si imporranno come una realtà imprescindibile in tempi di distanziamento sociale.


MrFord



IL BUCO (Galder Gaztelu Urrutia, Spagna, 94', 2019)

Il buco Poster


Recensito piuttosto bene - per essere un film da piattaforma streaming - sia in rete che su portali a grande diffusione, Il buco è stato una delle poche nuove visioni che ci si è concessi al Saloon in questo periodo di quarantena: riflessioni sociali non banali, spunti interessanti, un mix semplice ma efficace che pare mescolare The Cube a riferimenti letterari importanti - il Don Chisciotte che il protagonista sceglie di portarsi nell'agghiacciante struttura carceraria come unico oggetto personale -, violenza in stile orientale e un tentativo di proporre la sensibilizzazione della coscienza sociale in modo diretto, teso e non pesante e autoriale.
Peccato che, nonostante le premesse, il film esaurisca presto la sua carica, e nella parte finale non si dimostri a mio parere coraggioso abbastanza per giustificare il tutto: un pò come se fosse stata lanciata una provocazione senza che la stessa potesse davvero centrare il bersaglio per la quale era stata, per l'appunto, lanciata.
Senza dubbio una visione particolare, ma che avrebbe potuto essere davvero molto di più.




LO SHOW DI BIG SHOW - STAGIONE 1 (Netflix, USA, 2020)

Lo show di Big Show Poster

Per un appassionato di wrestling del mio calibro, fosse anche solo per affezione, era impossibile non fare un tentativo con la serie comedy in stile Modern Family legata alla figura di Big Show, uno dei lottatori più importanti del periodo in cui il wrestling venne traghettato dagli Anni Novanta al Nuovo Millennio, e ancora oggi veterano sempre pronto a lavorare in modo da lanciare nuovi volti nel panorama dello sport entertainment.
Senza dubbio, nonostante la partecipazione molto attiva dei Fordini, la serie è davvero poca cosa anche nell'ambito delle sit com, e se non fossi stato un appassionato "del settore" avrei abbandonato la nave già dopo il primo episodio: ci sono volute le partecipazioni di gente come Mick Foley ed i riferimenti al wrestling per poter mandare giù il tutto e non privare i piccoli del Saloon di un intrattenimento che pare aver divertito soltanto loro.
Probabilmente, farò a meno di comunicare l'uscita di un'eventuale seconda stagione.




BORDERTOWN - STAGIONE 1 (Netflix, Finlandia, 2016)

Bordertown Poster

Una cosa sicuramente interessante del periodo di lockdown è stata la possibilità di recuperare serie che, in condizioni di normalità, per il tempo a disposizione e la quotidianità serrata, sarebbe stato impossibile anche solo immaginare di andare a cercare: sulla scia di The Valhalla Murders, al Saloon si è proseguito nel filone del thriller nordico con questa sorta di versione finlandese del nostrano Rocco Schiavone. Kari Sorjonen, profiler dei metodi inusuali della polizia di Helsinki, decide di trasferirsi nella città natale della moglie, Lappenranta, al confine con la Russia, per trovare la tranquillità che nella capitale non aveva mai avuto.
Ovviamente non sarà così, e caso dopo caso lui e la sua nuova squadra si troveranno ad affrontare crimini violenti di ogni genere, pronti a sconvolgere una volta ancora la vita privata del detective: strutturata a blocchi di coppie di puntate dedicate ad un singolo caso Bordertown non rappresenta certo una proposta rivoluzionaria, ma come intrattenimento legato al genere funziona, per quanto il taglio finisca per essere abbastanza televisivo.
Interessanti i soggetti legati ai crimini, così come il metodo del protagonista - legato all'utilizzo delle stanze della memoria -, per il resto un prodotto solo per gli appassionati.




NON SUCCEDE, MA SE SUCCEDE... (Jonathan Levine, USA, 2019, 125')

Non succede, ma se succede... Poster

Ho sempre avuto un debole per Seth Rogen, uno di quei cazzoni che negli Anni Novanta sarebbe stato da dio dentro a cose come Clerks. Il suo approccio pane e salame ed film legati al clan Apatow lo rendono uno dei buddies ideali per le serate senza troppo impegno, e le commedie romantiche con deragliamenti sguaiati sono da sempre le mie preferite.
Non succede, ma se succede... - stendo un velo pietoso sul titolo italiano - si ascrive perfettamente al genere, anche se, devo ammetterlo, non riesce a raggiungere il livello di altri titoli come Zack&Miri, un pò per la sua durata - il muro delle due ore è duro da affrontare per questo tipo di titoli -, un pò perchè i momenti di ilarità legati all'insolita coppia Rogen/Theron finiscono per essere troppo pochi, o di sicuro meno di quanti ci si potrebbe aspettare.
Resta una visione buona per una serata senza impegno, con il giusto equilibrio tra sguaiatezza maschile e spessore femminile, ma senza dubbio non è destinato a lasciare un segno nella memoria.




CORRUZIONE (Don Winslow, USA, 2017)

Corruzione (Einaudi. Stile libero big) eBook: Winslow, Don ...

Don Winslow è da sempre una delle certezze letterarie del Saloon, quasi sempre - come il suo collega Nesbo - in grado di centrare l'obiettivo grazie a competenza, talento e capacità di raccontare.
Uscito qualche anno fa ma recuperato solo oggi, Corruzione pare scritto per essere un film: incentrato sulla figura di Denny Malone, poliziotto irlandese che regna supremo sulla Harlem degli afroamericani e dei domenicani, e sulla sua squadra, racconta quanto la realtà della società influisca sugli atteggiamenti e sulle decisioni di chiunque occupi una posizione di potere, da una parte o dall'altra della barricata della Legge.
A metà tra l'epopea scorsesiana ed il taglio da 25ma ora o Collateral, Corruzione è l'ennesima grande prova d'autore di Winslow, senza dubbio uno dei grandi maestri contemporanei del crime, pronto a mostrare il lato oscuro di ogni personaggio dei suoi romanzi senza dimenticare neppure per un istante la loro umanità: ed è proprio questo, il bello.
Denny Malone e i suoi sono profondamente umani, nel bene e nel male.
Così come i trafficanti ed i politicanti con i quali si trovano a venire a compromessi, a combattere, a giocarsi la vita: per quanto si possa pensare che le regole siano dettate e precise, le sfumature del tavolo da gioco sono sempre troppo indistinte.




GODLESS (Netflix, USA, 2017)

Godless Poster

Era da parecchio che leggevo e sentivo parlare di questa miniserie western, e da parecchio che, colpevolmente, ne rimandavo la visione. Complici Netflix ed il lockdown, ho potuto recuperare quello che, da appassionato, posso ufficialmente considerare come un vero e proprio gioiellino western, genere prediletto da queste parti: la vicenda delle donne di LaBelle, città di vedove a seguito di un terribile incidente nella miniera che costituisce la spina dorsale della città, e della rivalità tra Frank Griffin e Roy Goode, porta in dono tutta l'epica di un genere che ha fatto la Storia del Cinema e che ancora oggi ha il potere di affascinare, per quanto lontano nel Tempo e nei modi possa apparire.
Sette episodi che si prendono tutto quello che serve per disporre tutti i pezzi sulla scacchiera ed esplodere in una chiusura splendida, a tratti crudele e a tratti profondamente commovente, un vero film nella serie che chiude una vicenda in grado di raccontare anche in una manciata di minuti personaggi che avrebbero lo spessore dei protagonisti, e lasciare ai protagonisti destini di un secondo come quelli che un'epoca crudele come quella poteva riservare.
E per essere "senza dio", devo ammettere che Godless rappresenta qualcosa di così "santo" da valere i il rischio di battersi per lei fino alla fine.


lunedì 13 aprile 2020

White Russian's Bulletin



Prosegue la quarantena, e con lei uno dei periodi senza dubbio più strani, densi e clamorosamente "cinematografici", in più di un senso, della mia vita. Essendo abituato a vivere parecchio ed avendo oggettivamente patito molto il momento, devo ammettere di dover ringraziare le serate Cinema con i Fordini, che sono una fonte inesauribile di soddisfazione, e la definitiva consacrazione delle piattaforme come Netflix, fondamentali in una condizione come quella che coinvolge il mondo in queste settimane. 
Probabilmente avrò dimenticato qualcosa, avendo bellamente trascurato il blog nelle ultime due settimane, ma più o meno questo è quello che ricordo delle visioni passate al Saloon in questi tempi da virus.


MrFord



HARRY POTTER

Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 2 Poster

Nuova passione del Fordino, che ormai snocciola incantesimi come se non ci fosse un domani agitando le bacchette dei take away in giro per casa, la saga di Harry Potter è stata rispolverata e conclusa rispetto all'ultima puntata del Bulletin. 
Dopo Il calice di fuoco - che resta, cinematograficamente, il titolo migliore della serie -, siamo passati attraverso le morti illustri de L'ordine della fenice, Il principe mezzosangue e le due parti de I doni della morte, tutti inferiori al lavoro di Mike Newell ma comunque in grado di intrattenere come si conviene i Fordini, regalando emozioni principalmente grazie al personaggio più profondo, sfaccettato e riuscito nato dalla penna della Rowling, Severus Piton.
Probabilmente delle serate Cinema i Fordini ricorderanno più Harry Potter che non I Goonies o Predator, ma resta la grande soddisfazione di stare trasmettendo la passione per un mezzo di comunicazione unico e fantastico, il Cinema.


JACK RYAN - STAGIONE 2 (Prime Video, USA, 2019)

Jack Ryan Poster


Compagno di viaggio di Netflix in questo periodo di quarantena è Prime Video, che, pur se in misura minore rispetto alla piattaforma "mamma" di Stranger Things e affini, riesce a fornire alternative buone per i momenti pranzo e cena di casa Ford, da sempre dedicati ad un episodio di serie. Jack Ryan, che si era candidato come l'erede di prodotti come Alias e 24 già alla prima stagione, conferma la sua solidità con la seconda, forse più semplice in termini di scrittura ma ugualmente efficace nello stile, ottima nelle parti action ed impreziosita da una sigla davvero geniale, degna dei bei tempi dell'opening di Dexter.
Resta un prodotto per appassionati del genere, ma anche qualcosa di solido e ben gestito, che rende giustizia sia alla parte legata allo spionaggio che a quella delle botte e delle esplosioni.




HAWAII FIVE-O - STAGIONE 6 (USA, CBS, 2016)

Hawaii Five-0 Poster

Il periodo della quarantena ha riportato sugli schermi del Saloon anche la Five-O, da anni lasciata nel dimenticatoio ed usata come riempitivo - del resto, è la tipica serie ottima per questo scopo - per pranzi e cene, pronta a conquistare anche i Fordini grazie alla theme song della sigla ed alla netta divisione tra buoni e cattivi, in questo periodo di gran voga tra i due piccoli eredi del vecchio cowboy. Niente di davvero memorabile, sia in termini di scrittura che di realizzazione, ma i paesaggi mozzafiato delle Hawaii e le non troppe pretese, uniti all'atmosfera da pranzo della domenica, fanno in modo che i difetti e la superficialità passino in secondo piano, per una serie conclusasi soltanto quest'anno innocua e piacevole da piazzare quando si vuole davvero rilassare il cervello.





DARK - STAGIONE 1 e 2 (Netflix, USA/Germania, 2017/2019)

Dark Poster


Una delle sorprese più interessanti della quarantena, diventata l'appuntamento fisso dell'orario dell'aperitivo mentre i Fordini si dilettano con la loro "ora del cartone": questa serie tedesca targata Netflix, che riprende il tema sempre interessante ed affascinante dei viaggi nel Tempo, incrocia le vicende di quattro famiglie che toccano, in un modo o nell'altro, quattro scenari differenti, dal millenovecentoventuno al duemilacinquantatre, passando attraverso gli anni cinquanta e ottanta.
Mescolando teorie scientifiche già utilizzate in Lost e Interstellar, dramma adolescenziale, thriller e sci-fi, gli autori portano sullo schermo una gran bella proposta, che avvince e smuove tutte quelle domande che in questi casi viene quasi naturale farsi: saremmo disposti a viaggiare attraverso il Tempo, e per curiosità da spettatori o con l'intenzione di cambiare le cose?
Non solo, ma il Tempo stesso, considerato come un'entità, è davvero considerabile come l'abbiamo sempre considerato, o è qualcosa di troppo stratificato e complesso perchè la nostra scienza possa allo stato attuale darne una definizione?
Un ottimo prodotto, dunque, che patisce solo una leggera flessione nella seconda stagione chiusa con quello che è, a mio parere, un rischio enorme preso dal team creativo dietro la serie: speriamo che, con la terza in arrivo, sappiano sfruttare la cosa al meglio.




LA CASA DI CARTA - STAGIONE 4 (Netflix, Spagna, 2020)

La casa di carta Poster

Con ogni probabilità Netflix e le serie televisive sono state una delle ancore di salvezza di questo periodo di quarantena, con tutti chiusi in casa costretti in qualche modo a riscoprire o a sopravvivere la convivenza forzata: fortunatamente per tutti i fan raccolti negli ultimi anni in tutto il mondo, il Professore e la banda dei Dalì sono tornati alla ribalta con il loro quarto giro di giostra.
Come sempre le evoluzioni di trama ed accadimenti sono quantomeno improbabili, ma la forza di questa serie sempre splendida da vedere - e da consumare un episodio dietro l'altro - è quella di aver azzeccato ritmo e personaggi, ed essere riuscita ad inserire elementi cari al pubblico maschile come femminile così come momenti pronti a diventare immediatamente cult - la sequenza su Ti amo di Tozzi al matrimonio del fu Berlino è un colpo di genio -. 
Prosegue, dunque, il colpo alla Zecca di Stato ed il braccio di ferro tra il Professore e la sua nuova nemesi, Alicia Sierra, mentre la banda deve far fronte a dissidi interni, tentativi di ribellione, vecchie e nuove ferite e soprattutto alla presenza di Gandìa, capo della sicurezza del Governatore, che si rivelerà una spina nel fianco davvero difficile da affrontare.
Un rollercoaster dal quale è sempre un piacere farsi trasportare lungo i binari degli articolati piani del mitico Professore.





MANDY (Panos Cosmatos/Casper Kelly, UK/Belgio/USA, 2018, 121')

Mandy Poster

Non ricordo dove esattamente mi capitò di leggere bene di Mandy, thriller/horror psichedelico con Nicholas Cage di un paio d'anni fa incensato, a quanto pare, da qualche zoccolo duro di radical chic di nicchia: fatto sta che, pur se in ritardo, ho deciso di recuperarlo sperando in una di quelle rivelazioni in grado di sorprendere e lasciare senza parole.
In un certo senso, il lavoro di Cosmatos è stato così: ha lasciato il Saloon senza parole regalando ai suoi occupanti un sacco di grasse risate, considerato che non ricordo qualcosa di così trash - anche se, in questo caso, non voluto - dai tempi del primo Sharknado.
Dalla trama risibile alla fotografia da pieno trip d'acido passando per i tempi dilatatissimi, tutto mi ha ricordato gli ultimi, terrificanti - non nel senso horror, purtroppo - lavori di Rob Zombie, e ringrazio la visione soltanto per le chicche incredibili fornite da Nicholas Cage in due sequenze memorabili, l'epifania della vendetta nel bagno della sua casa con tanto di mutanda bianca e bottiglia nascosta nella credenza e lo scontro con i demoni motociclisti, apoteosi di un trash che neppure nei più tamarri film action anni ottanta avrebbero potuto immaginare.
Se non altro, Mandy è stato oggettivamente in grado di lasciare il segno. E' il film "autoriale" clamorosamente più brutto che abbia visto da molto tempo a questa parte.




TIGER KING (Netflix, USA, 2020)

Tiger King Poster


Gli States, si sa, sono un bel ricettacolo di larger than life e follia, che si tratti delle grandi città o della provincia profonda, almeno per quanto riguarda chi è abituato alla "vecchia Europa": ricordo ancora quando, ai tempi dei tempi, per la prima volta arrivai a New York. Era il lontano novantaquattro, e vissi quei giorni come un bambino portato in uno zoo di proporzioni gigantesche, nonostante, qui in Italia, arrivassi da una delle realtà più "globali" che potevano immaginarsi allora, la Milano da bere. Quando, lo scorso anno, tornai nella Grande Mela, lo stupore fu minore, ma la sensazione che da quelle parti le cose fossero sempre un pò sopra le righe rimase la stessa. 
Figurarsi in Oklahoma, dove per anni fu un'icona Joe Exotic, eccentrico - a dir poco - proprietario di uno zoo ed esperto di felini, che negli anni, per portare avanti la sua attività, si è circondato di disadattati, fuggitivi, ex detenuti e personaggi ai margini della società, alimentando il suo ego smisurato - arrivò a candidarsi Governatore sperando di poter correre per la Presidenza - fino a sconfinare in attività e tentativi maldestri che lo portarono alla sua attuale residenza, la prigione.
In realtà, a prescindere dalla vicenda di Exotic e dei suoi dipendenti, rivali o nemesi, la cosa più interessante che esce da questa vicenda decisamente sopra le righe, è che da qualunque prospettiva la si voglia vedere, l'animale più pericoloso resta sempre e soltanto l'uomo.


sabato 11 aprile 2020

Wrestlemania 36

Aggiornamenti sulla card di WrestleMania 36 | Tuttowrestling


E' curioso pensare a quante cose possano cambiare, nel corso di un solo anno.
La vita, in tutte le sue sfumature, è sempre pronta a riservarci sorprese e deviazioni, colpi di scena, cadute ed incredibili rivelazioni, e tra le tante che mi hanno coinvolto e stanno coinvolgendo, così come stanno coinvolgendo tutti, ha finito per toccare anche una delle mie più grandi passioni, il wrestling.
Lo scorso anno, in questi giorni, ero a New York per coronare il mio sogno di bambino ed assistere dal vivo a Wrestlemania, il Superbowl dello Sport Entertainment, e a distanza di dodici mesi quello stesso spettacolo, che si nutre di pubblico e di vibrazioni ed emozioni provenienti dallo stesso, si è ritrovato a dover far fronte all'emergenza legata alla diffusione del Coronavirus.
L'edizione di quest'anno dello Showcase of Immortals, infatti, passerà alla Storia: è - e probabilmente sarà - la prima in assoluto ad essere stata registrata ed essere stata proposta senza pubblico.
Dalla sede originaria di Tampa Bay, in Florida, infatti, a seguito del dilagare dell'epidemia negli States la WWE ha deciso di portare comunque al suo pubblico il suo spettacolo - pur rimaneggiato, data l'assenza di nomi importanti come quello di Roman Reigns, due anni fa colpito da leucemia, che ha rinunciato ad uno dei match di cartellone per preservare la sua salute - registrando il tutto proponendolo in due serate.
Il risultato è stato senza dubbio straniante per chi, come me, segue questo carrozzone da trent'anni, e senza dubbio guardare un evento di wrestling in un'arena vuota crea lo stesso effetto che avrebbe un concerto a porte chiuse, ovvero di qualcosa in qualche modo incompiuto, soprattutto in termini di emozioni: non è un caso che l'esperimento più riuscito delle due serate si è rivelato essere il "match" tra John Cena e "The Fiend" Bray Wyatt, costruito come un omaggio alle ultime decadi di wrestling o una puntata di una sorta di serie tv, un cocktail riuscitissimo - almeno per gli appassionati del genere - che ha saputo cogliere l'occasione di queste condizioni particolari per proporre qualcosa di davvero diverso.
Il resto è andato più o meno come lo aspettavo, in termini di risultati, anche se pensare alle più di ottantamila persone del MetLife Stadium lo scorso anno che facevano tremare le gradinate e lo streaming da quarantena senza alcun grido dal pubblico di questo appare davvero come qualcosa di storico, a suo modo, e senza dubbio ancora adesso assurdo, per un amante della vita vissuta come me.
La speranza, ovviamente, è che l'anno prossimo si possa tornare a sentire il boato della folla di fronte ad uno spot particolarmente pericoloso, o ad un colpo di scena inaspettato.
Nel frattempo, in tempi strani come questi, ci facciamo bastare la stranezza di alcuni esperimenti particolarmente riusciti.



MrFord