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sabato 31 marzo 2018

Fordina Unchained - Ti "mamo" due volte






Oggi è uno dei due giorni più speciali dell'anno, per me.
Due anni fa, anche se sono in anticipo rispetto a quel primo pomeriggio, ti affacciavi in questo mondo pronta a sconvolgere il mio mondo: questo perchè, come spesso mi è capitato di affermare, raccontare, scrivere, per uno stronzo come me avere una figlia significa, in quache modo, trovare la donna della propria vita senza tutte le complicazioni che i legami sentimentali comportano.
E' come se tutto l'amore che un uomo possa provare per una donna fosse privato delle dinamiche e dei casini del sesso, delle differenze, di qualsiasi cosa si possa vivere con l'altra metà del cielo: ed eccoci qui, dal mattino quando vuoi che sia io a venirti a prendere nel letto a quando mentre gioco con AleLeo ti siedi tra le mie gambe, come indecisa se seguire in tutto e per tutto tuo fratello o cercare di catturare totalmente la mia attenzione, dai baci mucca a tutti i tuoi no, che sai dire così bene e spero continuerai a rifilare a tutti quelli che vorranno, inevitabilmente, portarti via da me.
E so che un giorno arriverà quel momento, ma fino ad allora continuerò a pensare di essere io l'unico che vorrai vicino, che ti sostiene e sosterrà, ti prenderà in braccio anche solo per un capriccio, ti darà vinta quasi qualsiasi cosa perchè uno sguardo, un tocco della mano, un momento solo nostro è qualcosa che nessuna donna abbia mai conosciuto - neppure la mamma, figurati - riuscirà mai a regalarmi: e se ripenso al novembre scorso a Bologna, quando ti sei addormentata sul mio petto neanche fossi neonata, o alla furbizia che sfrutti per capire tutto e ancora ostinarti a dire solo qualche parola, o agli schiaffi che non esiti a mollare, penso che quello che ci attende sarà difficile e tosto ma anche incredibilmente pieno, e non posso essere altro che grato per quello che mi regali ad ogni sguardo.
Vorrei scrivere ancora, e ancora, ma credo che qualsiasi mia parola perda ogni significato rispetto a quelle che pronunci, pur se grazie ad una suggeritrice unica, in questo filmato.
Ti "mamo" anch'io, non hai davvero idea di quanto.
Buon compleanno, Patatina.



Papà


venerdì 30 marzo 2018

Ray Donovan - Stagione 5 (Showtime, USA, 2017)




Esistono alcuni casi in cui un film, un libro o una serie, più che dalle storie che raccontano, vengono resi quello che sono grazie ad un personaggio: ad esempio, se la saga di Rocky non fosse stata poggiata sulle spalle del mitico Balboa e di uno Stallone che aveva scritto il personaggio sulla propria pelle probabilmente nessuno la ricorderebbe se non come l'ennesimo racconto del comeback del loser, e difficilmente lavori come Aguirre furore di dio o Fitzcarraldo avrebbero assunto le dimensioni che hanno ora agli occhi di molti appassionati se non fosse stato Kinski ad interpretare i due protagonisti.
Ray Donovan può tranquillamente essere ascritto a questa categoria.
Fatta eccezione, infatti, per il padre e rivale di Ray, il mitico Mickey dell'altrettanto mitico Jon Voight - che continua a gareggiare con Frank Gallagher per il titolo di peggior genitore del piccolo schermo -, tutti i personaggi e le storie raccontate anno dopo anno in questa produzione paiono infrangersi sull'ostinata graniticità del problem solver cui presta gran presenza Liev Schrieber, e perfino in una stagione come questa, segnata dal "lungo addio" al personaggio di Abbie, moglie di Ray, ogni tentativo di far prendere il volo a qualcosa o qualcuno che non sia lui continua a scomparire nel momento in cui il roccioso main characther entra in campo anche in punta di piedi.
Una premessa come questa - specie se legata alla quinta stagione di una serie - potrebbe suonare come negativa, e invece mi ritrovo per l'ennesima volta ad applaudire una qualità che continua a mantenersi costante e alta nonostante inesorabilmente Raycentrica e con qualche sbavatura in fase di scrittura - ho trovato, ad esempio, piuttosto vergognosa la gestione della figlia di pochi mesi di Bunchy, comparsa solo quando le esigenze di copione prevedevano e dimenticata neanche fosse una borsa il resto del tempo -, lasciando gli spettatori con un finale apparentemente "definitivo" - ma tutti sappiamo che non sarà così, essendo appena iniziata la sesta negli States - e la promessa di un rinverdirsi della faida tra Ray e suo padre, unico a tenere testa, in termini di carisma e magnetismo, al protagonista, riportando indietro l'orologio agli esordi di questo titolo, quando tra i due infuriava la tempesta.
La scelta, ad ogni modo, di chiudere la quinta stagione come è stata chiusa rappresenta anche una discreta scommessa per gli autori, che a questo punto potrebbero decidere di rilanciare il prodotto salutando alcune storylines e personaggi secondari e concentrarsi su un nuovo corso per Ray Donovan, che potrebbe portare l'intero prodotto ad un livello ancora più alto o far capire a spettatori e sceneggiatori che, come tutte le ottime serie, andrebbe salutata quando ancora si trova in cima.
In casa Ford, comunque, rimaniamo sintonizzati ed in attesa di scoprire che ne sarà della banda dei Donovan, considerato che il personaggio di Ray ed i suoi "sogni ad occhi aperti" - riferimento alle apparizioni della moglie defunta - sono riusciti nell'impresa di colpire anche il Fordino nonostante questo titolo non possa contare su una sigla accattivante - fattore molto importante per il piccolo Ford - ed i suoi due preferiti continuino ad essere House e, neanche a dirlo, Frank Gallagher.
Alzo dunque i calici neppure appartenessi alla scombinata e combattente famiglia Donovan - e ne scorre di alcool, da quelle parti -, e spero che il futuro, per loro, pur tra sangue e battaglie reiterate, continui ad essere potente come il personaggio cardine della storia.



MrFord



 

giovedì 29 marzo 2018

Thursday's child



Nuovo episodio della rubrica a tre più scoppiettante della rete e nuovo ospite che, complice il nome, giunge per tentare di arbitrare il duello che ormai da anni si perpetua tra questo vecchio cowboy ed il suo rivale Cannibal Kid, ideatori e co-conduttori di questo spazio ormai da tempo immemore o quasi: Marco Grande Arbitro.
Sarà riuscito questo imparziale terzo conduttore a tenere a bada i contendenti? E ce ne sarà stato davvero bisogno?

"E secondo te questo Marco Grande Arbitro dovrebbe essere buono a giudicarmi!?"


Ready Player One

"All'attacco! Sgominiamo tutti i robottoni made by Del Toro!"

Marco Grande Arbitro: Ringrazio il duo Cannibal & Ford per questa ospitata, ma devo mettere le cose in chiaro: oggi non mi metterò a fare il nerd del cinema. Toh, ma guarda un po'; iniziamo con il film più nerd e citazionistico degli ultimi 8 anni! Bravo Spielberg e complimenti a Ernest Cline, ma diciamolo: questo revival nostalgico degli anni '80 e '90 ha rotto i coglio... NO! OK... LA SMETTO DI FARE IL FINTO RADICAL CHIC: QUESTO È IL FILM CHE TUTTI I NERD VOGLIONO VEDERE! È uscito quasi in sordina, ma già dal trailer si vede che trasuda di tutte quelle cose che piacciono a noi amanti della cultura pop. Sono sicuro che ci sarà almeno una scena/situazione/personaggio che toccherà la sfera geek dello spettatore. Sarà il film manifesto della retronostalgia? Staremo a vedere... Intanto, possiamo dire senza problemi che questo è il blockbuster perfetto per questa Pasqua 2018!
Cannibal Kid: Steven Spielberg è uno dei registi più massacrati da Pensieri Cannibali degli ultimi anni, si vedano gli spernacchiati War Horse, The Post, Il ponte delle spie e Il GGG. Quello che molti non sanno è che c'è anche uno Spielberg che amo, o meglio ho amato. Quello più fantascientifico, quello più 80s, quello di E.T.. Il suo nuovo Ready Player One sembra quindi avere tutte le carte in regole per tornare a conquistare il mio cuore, soprattutto per quella patina da revival di 80s e 90s che a me personalmente non ha ancora stufato. Figuriamoci a quel vecchio nostalgico di Ford e a quel geek di Marco 2...
Ford: Spielberg negli ultimi anni ha infilato una serie di pacchi davvero niente male, ma l'hype per Ready Player One è altissimo. Il romanzo di Cline è una bomba, e se Spielberg fosse riuscito a mantenerne lo spirito buttandoci dentro effettoni e visionarietà - oltre alle citazioni a pacchi - potrebbe rivelarsi uno dei cult dell'anno. O almeno, lo spero: anche perchè se il vecchio Steven fallisce su questo, per me può essere considerato bollito senza ritorno.

Tonya

"Tranquilla, poteva andarti peggio: Ford avrebbe potuto darti uno strappo in macchina!"

Marco Grande Arbitro: Gli americani sono bravi a raccontare le vite bizzarre di gente eccentrica. Tonya Harding è stata una pattinatrice incazzosa, circondata da gente altrettanto teste di ca...spita! Solo Margot Robbie e Allison Janney valgono la visione del film. Da vedere!
Cannibal Kid: E che aspetti ancora a vederlo, Grande Arbitro chiamato quest'oggi al difficile per non dire impossibile compito di arbitrare l'ennesimo scontro dell'eterna sfida tra me e Ford? Io l'ho già guardato, recensito (http://www.pensiericannibali.com/2018/02/i-tonya-and-you-you-suck.html) e adorato. Perché ai film con gente incazzosa e teste di ca... è difficile che non voglia bene. A Ford però, che pure risponde alla descrizione, col ca... che gli voglio bene.
Ford: anche io l'ho già visto, e purtroppo per tutti noi l'ho trovato decisamente valido, proprio come Cannibal. Niente match, dunque, almeno per ora: aspetto però di pubblicare il post la settimana prossima in modo che Peppa Kid trovi comunque qualcosa da criticare del mio punto di vista.

Nelle pieghe del tempo

"Ma dove siamo finiti!? In un incrocio tra un film di Malick e Annientamento!?"

Marco Grande Arbitro: Film Disney tratto da un libro che non conosco. Mi hanno detto che è davvero un bel romanzo per ragazzi! Nonostante parli di distorsioni spazio-temporali, la pellicola mi interessa davvero poco... Ma dico: avete visto come hanno truccato Oprah Winfrey? Sembra un lampadario! Dopo la visione esclameremo il classico: "Era meglio libro"? Staremo a vedere...
Cannibal Kid: L'unico motivo per cui potrei vedere 'sta disneyata clamorosa persino per gli standard Disney è la mia adorata Reese Witherspoon. Per il resto è una di quelle bambinate che Ford fingerà di schifare per darsi un contegno, ma poi in gran segreto amerà. Come tutto ciò che proviene dalla casa di Topolino.
Ford: nonostante Cannibal continui a pensare che io sia un fan sfegatato di tutto ciò che è Disney, sarà lui il primo a correre a vedere questa roba, perchè quando qualche suo protetto dirige o recita in qualche nuovo titolo diventa più groupie di me rispetto a Clint e Sly.

Contromano

"Queste calze urticanti sono giuste giuste della taglia di Salvini, ma se vuoi puoi sempre rifilarle a Cannibal Kid."

Marco Grande Arbitro: Ma quanti film di Antonio Albanese stanno uscendo negli ultimi mesi? Almeno è una comicità intelligente, non volgare da cinepanettone, che ti lascia anche da pensare. Il tema dell'immigrazione è molto serio, spero solo che non la butti in buonismo.
Cannibal Kid: Io sento la puzza di buonismo lontano un miglio. Anche se Albanese un tempo era uno imprevedibile e fuori dagli schemi. Un tempo però... Adesso è solo uno qualunque, anzi qualunquemente.
Ford: ancora una volta, purtroppo, mi trovo dalla parte del Cannibale. Marco, ma che combini!? Vuoi proprio fare il ruolo dell'arbitro osteggiato da tutti i giocatori in campo!?

Io c'è

"Fidati, piccoletto: a casa Ford si beve di più e meglio."

Marco Grande Arbitro: Una commedia che fa ironia sul concetto di religione. Dopo questo film l'Ionismo diventerà culto professato in Italia? Oppure se non se lo filerà nessuno? Staremo a vedere... In ogni caso, complimenti per la scelta d'uscita: farlo uscire qualche giorno prima di Pasqua è una bella sfida!
Cannibal Kid: Un film che sembra più antireligioso che religioso a Pasqua ci sta. Il protagonista poi è Edoardo Leo, attore che a me sta simpatico e che Ford invece considera sopravvalutato, quindi mi sembra una doppia ragione per accettare la sfida!
Ford: l'idea di ironizzare sulla religione per Pasqua è assolutamente valida, peccato che questa robetta si rivelerà la classica commediola italiana inutile portata alla ribalta dall'altrettanto inutile Edoardo Leo.

Era giovane e aveva gli occhi chiari

"Questa robetta mi pare uno di quei cocktail sciapi che si beve Peppa Kid!"

Marco Grande Arbitro: Non sono un'amante del cinema romantico, specialmente se è indipendente come questo. Non capisco se sia un drammone o una commediona... Questo è un film che lascio volentieri Cannibal Kid!
Cannibal Kid: Grande incognita della settimana. Potrebbe essere una cannibalata teen made in Italy coi fiocchi, di quelle che fanno rivoltare lo stomaco a Ford, e di cui quindi c'è sempre un gran bisogno. Potrebbe però essere anche una robina semi-amatoriale di quelle inguardabili persino per me. E ho detto tutto.
Ford: sugli occhi chiari ci siamo - almeno per quanto mi riguarda - ma giovane, di noi tre, non è rimasto nessuno. Dunque meglio saltare a piè pari l'ennesima robetta italiana senza senso.

L'ultimo viaggio

"Porca puttana, sono più vecchio di Ford!"

Marco Grande Arbitro: Un film tedesco che rievoca emozioni passate, incentrate nel tema del viaggio. Ma è Il Posto delle Fragole? Lo lascio a Ford, che saprà parlarne meglio di me :P!
Cannibal Kid: Tipica pellicola finto autoriale di quelle che una volta Ford si sparava giusto per darsi un tono da intellettuale. Adesso che nemmeno lui, resosi conto che tanto 'sta cosa tanto non se la beveva nessuno, li guarda più, ma chi diavolo se li fila 'sti film? Chi?
Ford: effettivamente, come giustamente dice Marco, pare quasi una versione in minore de Il posto delle fragole, Capolavorone di Bergman che non credo proprio verrà eguagliato da questo film da pomeriana per vecchie signore radical in stile Cannibal Kid. Direi che viaggerò molto volentieri verso altri lidi.

mercoledì 28 marzo 2018

Veronica (Paco Plaza, Spagna, 2017, 105')




Una delle cose più difficili che, dopo tanti anni di "servizio" da spettatore ed appassionato, un horror possa considerare di portare sul mio schermo, è la capacità di tenere fede alle sue premesse ed al genere: spesso e volentieri, infatti, purtroppo non solo le pellicole figlie della paura non fanno paura neanche per sbaglio, ma finiscono per rifugiarsi in assurdi scivoloni logici che rompono l'incantesimo che dovrebbe tenere l'audience con il fiato sospeso dall'inizio alla fine.
Non è facile, dunque, per una nuova proposta - specie se ben sponsorizzata da colleghi e colleghe bloggers - giungere al Saloon sperando di stupirmi in positivo: fortunatamente, di tanto in tanto, il cammino di questo vecchio cowboy incrocia quello di gente come Paco Plaza, già autore del brand di Rec - che soprattutto rispetto al primo capitolo apprezzai decisamente -, e di film come Veronica.
Ispirato ad una storia vera avvenuta a Madrid nei primi anni novanta opportunamente modificata per rendere il tutto più accattivante e spaventoso - la presenza di fratello e sorelle della protagonista -, Veronica in realtà è la più classica pellicola legata alle possessioni demoniache e all'atmosfera inquieta che le stesse suscitano, non inventa nulla di nuovo e mantiene uno schema abbastanza consolidato nella struttura, eppure riesce nell'impresa non facile per un horror di risultare solido, credibile ed inquietante, regalando momenti davvero efficaci come la visione del padre della protagonista - uno dei passaggi di maggiore effetto che ricordi rispetto a quest'ambito nel passato recente - e l'escalation finale legata alla chiamata ai soccorsi e all'arrivo nella casa della ragazza delle forze dell'ordine.
Plaza, inoltre, è davvero molto bravo a trasformare l'ambientazione della sua pellicola in qualcosa in grado di definirne il carattere, portando lo spettatore a credere non solo che il setting sia quello dei primi anni novanta, ma che l'intera produzione possa risalire a quei tempi: e tra gli Heroes del Silencio - che credo possano ricordarsi solo gli spettatori che ai tempi gravitavano attorno alla stessa età della protagonista, me compreso -, i riferimenti al Rayo Vallecano - terza e decisamente minore squadra di Madrid, che probabilmente suscita le simpatie del valenciano Plaza rispetto alle blasonate Atletico e Real -, i poster attaccati alle pareti della camera di Veronica e le t-shirt decisamente oltremisura pare quasi di essere tornati ai tempi delle Notti Magiche e di Notte Horror, quando ancora i film di paura facevano il loro lavoro e non si nascondevano dietro ambizioni decisamente troppo alte, buchi di logica e, più semplicemente, l'incapacità di spaventare.
Un'operazione, dunque, che non sarà perfetta ma è senza dubbio riuscita, ed uno dei migliori horror che abbia visto da un anno a questa parte - e forse anche di più -, in grado di mescolare suggestione e realtà - il mondo dell'adolescenza, con amicizie tradite e mancate è sempre terribile da affrontare -, tenere la tensione per tutta la sua durata e riuscendo a mostrare quello che potrebbe essere un elemento sovrannaturale - del resto, il caso cui il film è ispirato è l'unico documentato come potenzialmente "oltre" dalle forze dell'ordine spagnole - e quello, al contrario, profondamente reale - alcuni disturbi mentali furono e a volte continuano ad essere identificati come figli di maledizioni o manifestazioni religiose estreme -.
Da vecchio appassionato di horror incontrare titoli come questo equivale a tornare bambino, quando sul divano, anche in pieno giorno, il culo ti si stringeva e più ti spaventavi, più desideravi andare avanti: il fascino della paura, o del Male, o dell'ignoto, o qualsiasi cosa muova gli istinti che portano ad immaginare o raccontare storie come questa, del resto, è forte e radicato in ognuno di noi.
Ed è un bene che esista ancora qualcuno in grado di riportare perfino gli adulti a quel divano sul quale si cagavano sotto da ragazzini.



MrFord



 

martedì 27 marzo 2018

The edge of seventeen - 17 anni: e come uscirne vivi (Kelly Fremon Craig, USA/Cina, 2016, 104')





Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con il ricordo dell'adolescenza: se, infatti, posso ringraziare quegli anni per aver fatto esplodere nel sottoscritto le passioni per la scrittura, la Musica e il Cinema, non posso che ricordare i momenti in cui mi sono sentito lontano da chi avevo intorno, incapace di trovare una dimensione che fosse mia in un mondo che non riconoscevo.
Avessi avuto la testa e l'approccio di oggi, probabilmente tutto sarebbe stato più semplice, ma è altrettanto vero che l'approccio di oggi è figlio delle insicurezze che ho superato in quegli anni, legati indissolubilmente ad una situazione che tocca tutti gli adolescenti della quale si prende coscienza soltanto una volta divenuti adulti: quando si attraversa quel periodo, infatti, si tende a pensare di essere unici nel bene o nel male, problemi compresi, quasi nessun'altro potesse provare le nostre sensazioni, o comprenderle, o anche solo immaginarle, quando la verità è data dal fatto che, per quanto possa suonare una banalizzazione, tutti le proviamo almeno una volta, anche se, chissà, forse da prospettive e con tempi di reazione diversi.
Di recente ho toccato questo argomento parlando di Lady Bird, e a seguito di alcuni pareri di colleghi bloggers nonchè della presenza nel listone dei recuperi, lo affronto anche oggi con The edge of seventeen, che pare la versione più pane e salame del lavoro di Greta Gerwig, con protagonista Hailee Steinfeld spalleggiata per l'occasione da un grandissimo - come sempre - Woody Harrelson, che nel ruolo del professore della main charachter regala perle a profusione, oltre a rispondere con l'ironia e la presenza - quello che vorrei fare rispetto ai Fordini - all'umoralità ed alla mania di protagonismo tipiche dell'adolescenza della ragazza.
La vicenda di Nadine, legata al rapporto con il fratello "vincente" Darian - un personaggio forse poco approfondito ma molto interessante - e con la migliore amica Krista - Haley Lu Richardson, apprezzata di recente nell'ottimo Columbus - racconta tutte le inquietudini, le vergogne, le meschinità, la voglia di vivere e di comunicare, il bisogno di essere visti ed ascoltati di tutti gli adolescenti, e viene portata in scena con una naturalezza ed una semplicità che coinvolgono lo spettatore e permettono di volere bene al film ed ai suoi protagonisti, specie quando si hanno memorie ancora vive di quegli anni nonostante ci si trovi, ormai, dall'altra parte della barricata - la sequenza in cui il professore porta Nadine in crisi a casa sua e la ragazza scopre la vita in famiglia di quest'ultimo mi ha fatto venire la pelle d'oca per empatia con il personaggio di Harrelson -: non saremo di fronte ad un miracolo da Sundance - l'atmosfera è più quella della commedia teen, e per una volta non è affatto un male - o ad una pietra miliare del genere destinata a fare la Storia della settima arte, ma senza dubbio The edge of seventeen rappresenta una buona proposta per unire genitori e figli, per capire insieme i sentimenti e i punti di vista gli uni degli altri e tentare di guardare le cose da un'altra prospettiva, magari condivisa.
In fondo si è spesso portati a pensare che i casini interiori che viviamo in quella fase così delicata siano complessi, articolati, quasi materia da specialisti, quando, chissà, forse la soluzione migliore è quella di semplificare e vivere, un pò come consiglia il padre a Nadine prima di uno dei momenti più drammatici che un giovane a quell'età potrebbe vivere: una bella canzone, un paio di cheeseburger e tutto apparirà di colpo più semplice.
Non essere unici nelle incertezze e nei problemi, in fondo, dovrà pur avere qualche lato positivo.
E anche se in quel periodo non si è davvero inclini all'ascolto, pellicole come questa aiutano a stimolare una strada poco battuta che, sorprendentemente, potrebbe rivelarsi forse non vincente, ma quantomeno libera da pesi invisibili che a volte diventano impossibili da caricarsi addosso.




MrFord




 

lunedì 26 marzo 2018

8 Russians



Il ventisei marzo del duemiladieci, più o meno a questa stessa ora - quindi appena passata la mezzanotte, al nascere del nuovo giorno - due coppie di amici avevano appena lasciato Casa Ford ed io, pensando che avrei fatto assolutamente più tardi, decisi di mettermi alla scrivania e tentare la strada suggerita dal mio capo di allora, aprire un blog.
Con la bottiglia di Jager alla mano - la serata non l'aveva prosciugata del tutto - iniziai un'avventura che mai mi sarei aspettato mi conducesse dove sono ora: sono passati otto anni, e dai tempi in cui eravamo una discretamente giovane coppia senza figli e ritenevo avrei mollato l'esperimento nel giro di un'estate le prospettive sono decisamente cambiate, eppure, anche più di allora, ho voglia di vivere ed affondare i denti nel pasto che cerco di guadagnarmi ogni giorno con un appetito sempre più grande.
Certo, con il ritorno alla scrittura, le vicende personali e gli impegni in famiglia la mia attenzione verso il blog è decisamente calata - scrivo un paio di volte la settimana a blocchi di tre o quattro post, stessa cosa per i commenti e la lettura dei "colleghi" -, molte cose delle quali prima mi preoccupavo sono ora pensieri di un istante, e perfino il pezzo celebrativo degli otto anni del Saloon ha finito per ridursi da un progetto che fosse un'iniziativa come quelle del test o della Hall of Fame di qualche anno fa al classico pistolotto che mi trovo a buttare ora in queste righe, eppure continuo a sentirmi vivo, presente, diverso ma deciso a continuare.
In fondo, la passione per il Cinema è qualcosa che probabilmente farà sempre parte della mia vita, e la possibilità di filtrare quello che dal grande schermo passa attraverso l'esperienza personale e diventa forma di comunicazione all'indirizzo di chi legge continua a darmi l'idea di essere in movimento e di imparare qualcosa dal confronto e dalla magia che le immagini inevitabilmente ed inesorabilmente regalano: una magia che passa anche attaverso chi, come Julez, vive il tutto quasi come fosse un'emanazione del mio carattere, e come spero possa essere quando potrò cominciare a condividere visioni e formazione cinefila con i Fordini.
Nel frattempo, da vero pirata, terrò fede al motto "Hold fast", e sarò qui, al mio bancone, ogni volta che vorrò.
Quindi, tendenzialmente all'infinito.



MrFord

venerdì 23 marzo 2018

Annientamento (Alex Garland, UK/USA, 2018, 115')





Probabilmente non esiste un mistero più grande di quello che offriamo noi stessi.
Che si parli di corpo, o mente.
In fondo, gli abissi che nasconde il nostro cervello sono sconosciuti alla scienza almeno quanto i miracoli che è in grado, in positivo o in negativo, di compiere il corpo.
Per non parlare del concetto più ampio di Natura.
Forse, un giorno, saremo addirittura in grado di decidere del destino delle nostre strutture fisiche, o capiremo come l'energia che ci muove si evolve e saremo in grado, in barba alle religioni, di guadagnare davvero un'esistenza eterna.
Ma al momento, tutto è affidato a quello che proprio la Natura sceglie per noi, dai cambiamenti climatici, ai cataclismi, al modo di evolversi ed invecchiare della "carne".
Personalmente, anche se ormai molto vicino ai quaranta, mi sento più consapevole, forte e prestante di quanto fossi quando ne avevo venti: ho una tenuta da sportivo, ho prestazioni fisiche migliori, bevo molto di più, conosco i miei limiti e cerco un passo alla volta di superarli, vedo più chiaramente tante cose che allora potevo solo immaginare.
Eppure, la mia è una condizione transitoria, passeggera, mutevole.
Alla fine dello scorso gennaio, quando mio padre ha iniziato la sua lotta contro il cancro - pur se, fino ad ora, con successo e rispetto ad una situazione gestita per tempo, fortunatamente -, ho ripensato a quanto indistruttibile, in barba a tutti gli incidenti in bicicletta collezionati nel corso della vita, mi fosse sempre sembrato, e a quanto, inevitabilmente, la Natura ci impone, senza appello: Alex Garland, forte di una materia di base decisamente interessante, mette sul piatto una delle grandi piaghe della medicina, della scienza e in un certo senso della filosofia cercando di analizzarla dall'interno, quasi fosse un ostacolo con il quale fare i conti non tanto arrendendosi, o combattendo coltello tra i denti, quanto cercando di comprendere memori dell'insegnamento dell'Eraclito del Panta rei, quasi la malattia, il decadimento, il cambiamento facessero talmente parte del nostro universo e della nostra essenza da potersi considerare parte di noi.
In effetti, a ben guardare, l'invecchiamento stesso potrebbe essere considerato alla stessa stregua: iniziamo la nostra vita con un sovraccarico di energie, le vediamo esplodere, impariamo a fatica a gestirle e proprio nel momento migliore ne perdiamo progressivamente il controllo, fino a spegnerci.
Parrebbe quasi un'ingiustizia, se non fosse parte di un disegno che ancora non siamo riusciti ad osservare nel suo complesso, distaccati.
Lo stesso disegno che cercano di comprendere, ognuna grazie alla propria esperienza e sensibilità, le protagoniste della spedizione di questa storia che non sarà tra le più originali portate sullo schermo ma che, derivativa oppure no, conferma il talento di uno sceneggiatore e regista da tenere indubbiamente d'occhio, in grado di ribaltare uno dei concetti più oscuri e spaventosi che l'epoca moderna ha finito per dover affrontare e cercare di comprendere e proporlo al pubblico come una sfida, un'idea nuova, un cambiamento terribile quanto necessario per affrontare, chissà, un futuro differente da quello che ci siamo o potremmo mai immaginarci.
In fondo, in barba a battaglie, studi, storie d'amore, legami destinati a finire ed altri ad iniziare, violenza e conflitti, progetti ed idee, scenari ipnotici che ricordano Kubrick o Malick e cast di stelle emergenti o affermate, uomini o donne, passato o futuro, la questione primaria è legata al fatto che, per quanto mi riguarda, sarei disposto a cambiare, ad evolvere, a cercare, a scoprire pur di vivere in eterno: che si tratti di fiori, di sangue, di grida d'aiuto o di forme spaventose come sculture deformi.
Ma per quanto possa aggrapparmi a qualcosa, non è detto che la Natura sia d'accordo.
O che una luce negli occhi non possa cambiare tutto quello che avevo creduto, pensato e voluto.
Del resto, per citare Rocky, "la Natura è più furba di quello che l'Uomo crede".
Anche quando l'Uomo è parecchio avanti.



MrFord



 

giovedì 22 marzo 2018

Thursday's child



Nuovo appuntamento con la rubrica a tre più famigerata della blogosfera e, nonostante non si parli di una di quelle settimane da segnare sull'agenda per quanto riguarda le uscite in sala, vede il ritorno, accanto a questo vecchio cowboy e al suo rivale Cannibal Kid, di uno dei bloggers che più mancano nel giro dei cinefili della rete: Bradipo.
Nella speranza che quest'ultimo torni a scrivere come un tempo, ecco a voi i film che ci attendono per il weekend imminente.


"Maledetto Schwarzenegger! Vuole rubarmi spazio come figlio celebre della settimana!"


IL SOLE A MEZZANOTTE

"Vieni con me, Bella. Navighiamo lontani da quei bloggers dalla dubbia fama."
 
Bradipo: voce fuori campo sussurrata, musica finto indie rock al saccarosio, colori autunnali per un film che si presenta devastante fin dal trailer. In senso negativo. Ha l’aria di una di quelle minchiatine che piacciono tanto al Cannibale noto appassionato di faiga (in idioma yankee). Sembra anche una di quelle storielle strappalacrime che Ford detesta ma la ragazza, bona, con la chitarra, potrebbe pure indurmi in errore. Vaccinato dai tempi di Love Story, questa storia d’amore ha la sola novità di infiltrarsi nel territorio di una malattia strana. E poi c’è pure il figlio di Schwarzy. Il vampirismo? Anche no.
Cannibal Kid: La penna del Bradipo è assente dalla blogosfera da parecchio tempo, ma noto con piacere che non ci ha persi di vista. Io resto sempre un noto appassionato di... minchiatine come questa, che potrebbe essere il mio film guilty pleasure dell'anno. Sembra la copia di Noi siamo tutto, come protagonista c'è Bella Thorne che di solito fa la parte della Bella stronza, mentre qui è in cerca di riabilitazione in quella della Bella in fin di vita, e potrebbe essere il nuovo Colpa delle stelle. Io non me lo perdo proprio, ma scommetto che pure il veterinario Bradipo, tra una visita a un cucciolo eroico e una a un Ford, gli darà una possibilità, mentre il mio blogger rivale, che lo vedrà con gli occhi a forma di cuore nei confronti di Schwarzenegger Jr., si commuoverà come successo con Io prima di te. Garantito.
Ford: questa roba puzza così tanto di cannibalata - in senso negativo - che neppure se ci fosse Schwarzenegger Senior potrei riuscire ad essere positivo. Giusto Bella Thorne potrebbe convincermi a compiere il passo, anche se la preferisco di gran lunga Bella stronza che non Bella in fin di vita. Ad ogni modo, penso passerò a farmi un White Russian di mezzanotte, e a nanna tranquillo.

PACIFIC RIM – LA RIVOLTA

"Ti rendi conto che siamo vestiti peggio di Ford!?"

Bradipo: un sequel che porta praticamente lo stesso titolo del suo predecessore. Però prima c’era Guillermo del Toro, ora c’è un carneade qualsiasi. Pacific Rim mi ha gasato non poco al cinema , questo mi sgasa fin dal trailer in cui ai robottoni giganti che si davano mazzate cecate si sostituisce un’estetica da videogioco che sarebbe meglio lasciare su una Playstation. La vedo dura anche per il Cannibale e per il suo acerrimo rivale, l’ottimo Ford. Meglio recuperare un Godzilla a caso.
Cannibal Kid: Io ho odiato il primo Pacific Rim. Un film tremendo e noiosissimo, a meno che non si sia fan dei robottoni, o si abbiano meno di 5 anni. Questo sequel quindi me lo risparmio senza alcun problema. Chissà invece che Ford, diventato di recente il nemico pubblico numero 1 di del Toro, non approfitti dell'assenza del messicano alla regia per esaltare il suo successore, Steven S. DeKnight, il creatore della fordianissima serie Spartacus.
Ford: il primo Pacific Rim era stato il primo segnale di banalizzazione di Del Toro, e nonostante i mostri giganti e i robottoni non mi aveva affatto convinto. Figurarsi dunque un inutile sequel che già dal trailer puzza di baracconata lontano un miglio. L'ottimo Bradipo ha ragione: questo film metterà in difficoltà sia me che Peppa Kid.

HOSTILES – OSTILI

"Se provi ancora a parlare male dell'abbigliamento di Ford ti faccio lo scalpo, amico."

Bradipo: E qui sento già il rumore delle cornate che si daranno i due più grandi nemici della blogosfera. Questo film è da James Ford tutta la vita mentre già vedo il Cannibale a sbuffare come una locomotiva per tre quarti di proiezione. Anche se c’è quel bel donnino della Pike. Cooper non sarà mai Eastwood ma Bale è sempre Bale e fargli recitare la parte di una specie di redneck antelitteram è stuzzicante. Per tuffarsi nel passato e in un mare di retorica yankee. O no?
Cannibal Kid: Si chiamerà anche Bradipo, ma non è certo lento. Anzi, è più sveglio di altri colleghi blogger. Tipo Ford, tanto per menzionare un nome a caso. Ha già detto tutto lui, quindi che posso aggiungere? Dico solo che nemmeno la presenza di Bale & Pike potrebbe convincermi a vedere questo ennesimo western giunto fuori tempo massimo. Ma giusto di quei 100 anni, o giù di lì.
Ford: non ci troveremo di fronte ad un supercult, ma ho come l'impressione che Hostiles potrebbe rivelarsi la fordianata della settimana, alla facciazza di Cannibal che vorrei tanto vedere alle prese con questo titolo che nonostante la presenza di Bale, da sempre uno dei suoi favoriti, potrebbe davvero farlo uscire di testa. Ben più di quanto già non sia.

PETER RABBIT

"Secondo te, Domnhall, sono più cuccioloso del Cucciolo Eroico?" "Impossibile, caro Bradipo Rabbit!"

Bradipo: Io ero rimasto a Roger Rabbit e alla sua parte migliore Jessica. Ora mi ritrovo questo roditore barricadero che mi sta simpatico come un riccio di mare nelle mutande. Il posto giusto per questo coniglio è una bella padella con olio aglio e rosmarino per farlo alla cacciatora. E ve lo dice uno che non mangia coniglio da oltre 20 anni… da quando li cura. E voi amici di blogosfera che dite: lo cuciniamo il lagomorfo o lo andiamo a vedere al cinema?
Cannibal Kid: Ahahah, ma se un veterinario dice così, io allora non posso che sentirmi autorizzato ad appoggiarlo. Da buon fan di Donnie Darko quale sono, non ho mai mangiato carne di coniglio in vita mia. Questa volta potrei però fare un'eccezione e accettare persino di partecipare a una serata col Bradipo e col Ford per gustarci tutti insieme questo Peter Rabbit. Alla griglia, mica al cinema.
Ford: se Cannibal accetta un invito ad una grigliata rompendo la coltre di mistero che lo avvolge, è un avvenimento così importante che neppure comparissero in una sequenza Jennifer Lawrence e Jessica Chastain nude limonando duro potrei decidere di andare in sala. Beh, magari forse in quel caso sì.

UN SOGNO CHIAMATO FLORIDA

"Mamma, stiamo cercando di imitare i Gallagher?" "No, stiamo cercando di imitare i Ford!"

Bradipo: Questo ha le carte in regola per essere un piccolo cult…certo magari ci si poteva risparmiare un riferimento così evidente al cantore dei bambini al cinema ma bisognerà attirare qualche spettatore in più e per questo si può perdonare. Potrebbe essere il film che riscrive la storia. La storica riappacificazione del Cannibale e di Ford. Storia del cinema e storia della blogosfera.
Cannibal Kid: Non credo che questo film ci riappacificherà. Anzi. L'ho già visto e mi è risultato così indifferente che manco ho trovato la voglia di recensirlo. Per una volta ho preferito fare come il Bradipo, e restare lontano dal blog e dalla scrittura. Ma tranquilli, io non mi metterò a curare animali. Una pellicoletta mediocre, inspiegabilmente osannata da tutta la critica radical-chic che in genere condivido, solo non in questo caso. Mi è sembrata una versione infantile e ruffiana dei lavori ben superiori, di Larry Clark, Harmony Korine e Gregg Araki, con una bimbetta protagonista odiosa come poche e una fotografia patinata in stile videoclip dei Red Hot Chili Peppers. Ford e pure il Bradipo (se prima o poi tornerà a vedere film e magari anche a parlarne) si allineeranno alla critica fighetta e lo osanneranno?
Ford: ho letto benissimo in giro di questo film, che sulla carta dovrebbe essere uno di quei titoli indie in grado di mettere d'accordo tutti, perfino gente come me e Cannibal. Scopro ora che ha deluso il mio rivale, dunque corro al recupero sperando si riveli uno dei cult del Saloon di quest'anno e lasciando a lui robette come La forma dell'acqua. Dovessi invece bocciarlo, allora si verificherebbe un fenomeno come quello che vide, al contrario, questo vecchio cowboy ed il Cucciolo Eroico unici baluardi a difendere Spring Breakers.

FOXTROT - LA DANZA DEL DESTINO

"Bradipo è tornato dall'oblio! Festeggiamo con i botti!"

Bradipo: Già da solo il trailer mi ha trasmesso ansia e sensazione di soffocamento… figuriamoci andarlo a vedere in sala… in quei due o tre cinema che avranno l’ardire di proiettarlo. Polpettone fintoautoriale o nonsense megagalattico? Ai postumi l’ardua sentenza. E voi Cannibale e Mr Ford che ne dite? Lo andiamo a vedere o lo evitiamo come la peste?
Cannibal Kid: Film israeliano che all'ultimo Festival di Venezia ha ricevuto parecchi consensi, è la classica visione da affrontare coi piedi di piombo e al momento giusto, per poterlo apprezzare. Altrimenti il rischio polpettone fordiano è praticamente assicurato.
Ford: questo è il tipico titolo sul filo del rasoio. Polpettone autoriale applaudito solo dai più radical o sorpresa della settimana? Spero nella seconda, temo fortemente la prima.

UNA FESTA ESAGERATA

"E questo cos'è!? Non sarà un white russian di quelli che prepara Ford!?"

Bradipo: Salemme? Cioè Salemme ancora fa film? Sarà anche un simpatico guaglione ma non basta per sbagliare sistematicamente tutti i film che ha fatto…. o quasi. Qui lo spunto è anche stuzzicante, la mania tipicamente meridionale che organizzare feste senza il minimo senso della misura ma conoscendo Vincenzino sono sicuro che lo spunto sarà banalizzato di sicuro. Altro film che metterà sicuramente d’accordo i due più grandi nemici della blogosfera: il Cannibale e Mr Ford sono troppo cispadani per lasciarsi convincere da Salemme e dalla pletora di caratteristi che qui compare.
Cannibal Kid: Sarò anche cispadano, ma non leghista, e Salemme non lo sopporto non perché è meridionale, ma perché è... Salemme. Cioè, dai, non è simpatico manco per sbaglio e poi di film ne gira persino più di Woody Allen e Steven Spielberg messi insieme e, se già quelli ormai è una fatica seguirli, figuriamoci questo qua.
Ford: guarda cosa mi tocca fare. Dare ragione a Cannibal su tutta la linea. Quasi peggio di mettersi a votare la Lega.

8 MINUTI

"E dopo questo film, il Cinema italiano può fare le valigie."

Bradipo: No, no e poi ancora no. La tragedia di Rigopiano è avvenuta ad un tiro di schioppo da me, ancora oggi sono a contatto con questa tragedia sentendo di persona i racconti di chi è stato colpito negli affetti più cari... Questo film ha la faccia del classico instant movie impreciso e retorico con un aspetto da fiction di canalecinque (il minuscolo è del tutto voluto, commisurato al livello qualitativo delle suddette produzioni televisive). Tanto cinema italiano di qualità non viene distribuito e queste porcate immonde sembrano avere la corsia preferenziale per andare su grande schermo. Da evitare.
Cannibal Kid: Da evitare? No, Bradipo, questa volta non sono d'accordo. Questo rischia di essere lo scult trash dell'anno, forse del secolo. Guardate il trailer (https://youtu.be/06U_MFIkkIo): che capolavoro! Manco Maccio Capatonda è mai arrivato a tanto. Il regista Dado Martino è il nuovo Tommy Wiseau?
Ford: solo il trailer mi fa pensare che, forse, tutti questi anni di battaglie contro un certo Cinema italiano hanno avuto senso. Terribile.