Regia: Denis Villeneuve
Origine: Canada, Spagna
Anno: 2013
Durata: 90'
La trama (con parole mie): Anthony, un professore di Storia dalla vita apparentemente tranquilla ma turbato da sogni popolati da misteriosi ragni, scopre per caso guardando un film dell'esistenza di un suo doppio in tutto e per tutto, un individuo che fisicamente pare la sua copia esatta.
Sconvolto dall'avvenimento, decide di fare il possibile per mettersi in contatto con lui ed incontrarlo, anche a rischio di passare per un folle pronto a minacciare l'esistenza di quello che è un noto attore sposato ed in attesa di un figlio: quando, finalmente, riuscirà ad ottenere un faccia a faccia, il punto di vista di Anthony si ribalterà, mentre Adam, il suo alter ego, comincerà a manifestare interesse rispetto ad uno scambio dei loro ruoli.
Chi, dunque, troverà il suo spazio e la sua vera collocazione?
E quale ruolo avranno, in tutto questo, la compagna di Anthony e la moglie di Adam?
Non è semplice, nell'oceano di proposte che il grande schermo passa di anno in anno, andando perfino indietro nel tempo, trovare registi che, nel corso della loro carriera, sono riusciti sempre e comunque a mantenere un livello qualitativo alto nelle loro opere per il sottoscritto: perfino i mostri sacri ed i fordiani come Clint Eastwood, leggenda vivente, non hanno risparmiato scivoloni.
Ad oggi, credo che soltanto Kubrick, Kurosawa, Welles, Bunuel, Fellini e pochi altri - e non parliamo certo di piccoli calibri - siano riusciti a lasciarmi sempre a bocca aperta: Denis Villeneuve, che negli ultimi anni aveva sfoderato cose egrege come Politechnique, La donna che canta ed il recente Prisoners, era avviato a diventare uno dei più performanti registi attuali, un nome che poteva già essere tradotto come una garanzia di visione importante.
Peccato che, dopo l'esperienza - peraltro molto riuscita, cosa non da tutti - ad Hollywood e con le majors, il nostro sia tornato in Canada come bisognoso di immergersi ed abbandonarsi ad un'apnea profonda nel Cinema autoriale a tutti i costi, ispirandosi ad un romanzo di Saramago per portare in scena un'opera pretenziosa e non sempre chiara, che pare mescolare Lynch e Cronenberg - il che, sulla carta, sarebbe senz'altro un bene -, poggiata sulle spalle di un ottimo - ma non convincente come fu nel già citato Prisoners - Jake Gyllenhaal e senza dubbio profonda, ma priva dello spessore drammatico e coinvolgente dei suoi lavori precedenti.
Il viaggio alla ricerca di se stesso - o dell'altro se stesso - del protagonista diviene dunque uno spunto per lo spettatore ma ad un tempo un bagaglio che pare troppo pesante da portare nonostante il minutaggio decisamente limitato, e che trova i suoi momenti peggiori proprio nelle parti oniriche, che dovrebbero, di fatto, essere invece il catalizzatore d'attenzione maggiore per l'audience: e tra ragni giganti e metamorfosi grottesche, la realtà finisce per vincere la battaglia con il sogno grazie ai confronti tra Anthony e Adam ed al loro ribaltamento di ruoli tra cacciatore e cacciato, senza dubbio l'elemento più interessante del lavoro di Villeneuve.
Lavoro, e ci tengo a sottolinearlo, non brutto o deludente - le bottigliate sarebbero prontamente scattate, se così fosse stato -, ma senza dubbio freddo ed incapace di incidere ai livelli cui questo incredibile regista mi aveva abituato, quasi la sua parte emotiva fosse rimasta imprigionata dalla voglia di lavorare su una nicchia di pubblico piuttosto che sulle platee mainstrem e dalla derivazione letteraria - pur rimasta solo una derivazione - dello script: un peccato davvero, perchè se di norma il problema degli autori d'essai giunti alla corte di Hollywood è la snaturazione del loro talento, per il buon Denis pare essere stato un comeback amplificato alla dimensione d'origine, ritrovata popolata da incubi dalle otto zampe ed una sorta di nebbia ad incombere sul cuore, che ritengo sia la parte più importante e tosta del suo Cinema.
Ad oggi, credo che soltanto Kubrick, Kurosawa, Welles, Bunuel, Fellini e pochi altri - e non parliamo certo di piccoli calibri - siano riusciti a lasciarmi sempre a bocca aperta: Denis Villeneuve, che negli ultimi anni aveva sfoderato cose egrege come Politechnique, La donna che canta ed il recente Prisoners, era avviato a diventare uno dei più performanti registi attuali, un nome che poteva già essere tradotto come una garanzia di visione importante.
Peccato che, dopo l'esperienza - peraltro molto riuscita, cosa non da tutti - ad Hollywood e con le majors, il nostro sia tornato in Canada come bisognoso di immergersi ed abbandonarsi ad un'apnea profonda nel Cinema autoriale a tutti i costi, ispirandosi ad un romanzo di Saramago per portare in scena un'opera pretenziosa e non sempre chiara, che pare mescolare Lynch e Cronenberg - il che, sulla carta, sarebbe senz'altro un bene -, poggiata sulle spalle di un ottimo - ma non convincente come fu nel già citato Prisoners - Jake Gyllenhaal e senza dubbio profonda, ma priva dello spessore drammatico e coinvolgente dei suoi lavori precedenti.
Il viaggio alla ricerca di se stesso - o dell'altro se stesso - del protagonista diviene dunque uno spunto per lo spettatore ma ad un tempo un bagaglio che pare troppo pesante da portare nonostante il minutaggio decisamente limitato, e che trova i suoi momenti peggiori proprio nelle parti oniriche, che dovrebbero, di fatto, essere invece il catalizzatore d'attenzione maggiore per l'audience: e tra ragni giganti e metamorfosi grottesche, la realtà finisce per vincere la battaglia con il sogno grazie ai confronti tra Anthony e Adam ed al loro ribaltamento di ruoli tra cacciatore e cacciato, senza dubbio l'elemento più interessante del lavoro di Villeneuve.
Lavoro, e ci tengo a sottolinearlo, non brutto o deludente - le bottigliate sarebbero prontamente scattate, se così fosse stato -, ma senza dubbio freddo ed incapace di incidere ai livelli cui questo incredibile regista mi aveva abituato, quasi la sua parte emotiva fosse rimasta imprigionata dalla voglia di lavorare su una nicchia di pubblico piuttosto che sulle platee mainstrem e dalla derivazione letteraria - pur rimasta solo una derivazione - dello script: un peccato davvero, perchè se di norma il problema degli autori d'essai giunti alla corte di Hollywood è la snaturazione del loro talento, per il buon Denis pare essere stato un comeback amplificato alla dimensione d'origine, ritrovata popolata da incubi dalle otto zampe ed una sorta di nebbia ad incombere sul cuore, che ritengo sia la parte più importante e tosta del suo Cinema.
Per quanto possa suonare assurdo, dunque, perfino al sottoscritto, spero che presto il talento esplosivo di questo regista possa tornare ad esplodere, anche se questo dovesse significare un suo nuovo abbraccio alle grandi platee e agli Studios delle produzioni milionarie.
MrFord
"I knew you were
you were gonna come to me
and here you are
but you better choose carefully
‘cause I, I’m capable of anything
of anything and everything."
you were gonna come to me
and here you are
but you better choose carefully
‘cause I, I’m capable of anything
of anything and everything."
Katy Perry - "Dark horse" -
Ho trovato Gyllenhaal molto bravo, ma il film, decisamente ambizioso, mi ha lasciato abbastanza perplessa e parecchio confusa. Ma me ne sono fatta una ragione.
RispondiEliminaAnch'io. Ma la delusione resta.
Eliminal'ho visto da pochissimo, non è un film cattivo, e che è troppo freddo, e gli altri suoi film sono grandissimi.
RispondiEliminai prossimi saranno questi:
http://www.imdb.com/title/tt3397884/?ref_=nm_flmg_dr_2
e
http://www.imdb.com/title/tt2543164/?ref_=nm_flmg_dr_1
Dici bene: tanto gli altri suoi lavori sono grandi, tanto questo è distante.
EliminaSperiamo nei prossimi.
e il libro di Saramago è eccezionale, mica poco:
Eliminahttp://stanlec.blogspot.it/2013/12/luomo-duplicato-jose-saramago.html
Me lo segno. In fondo, Cecità era stato una bomba.
Eliminaanche il film con la Moore, tratto da cecità, era ottimo! !!
EliminaIl film non era niente male, effettivamente, anche se il romanzo lo supera di gran lunga!
Eliminami incuriosisce molto, così come il romanzo da cui è tratto. tra l'altro, molto vergognosamente, di Villeneuve devo recuperare quasi tutto
RispondiEliminaPrima di questo, recupera il quasi tutto precedente. È una bomba.
Eliminac'entra un cazzo, ma che ne pensi di Stefania Rocca ?
RispondiEliminaCome attrice o come donna?
Eliminaentrambe
EliminaAi tempi di Nirvana mi piaceva.
EliminaOra, lo ammetto, me la sono un pò persa di vista.
Peccato, dalle premesse si sarebbe potuto sicuramente sperare in qualcosa di un pò più coinvolgente.. Grazie, comunque, per avermi fatto scoprire questo film! ^^
RispondiEliminaFigurati!
EliminaE peccato davvero, mi aspettavo molto di più!
leggendoti, mi hai convinta a cercare i lavori precedenti del regista, chè mi pare di capire meritino.
RispondiElimina(off topic: ma Villeneuve è parente di Gilles & Jacques?)
Meritano? Sono una vera bomba! Recuperali!
EliminaNessuna parentela con Gilles e Jacques, solo la stessa terra natia. ;)
bene, ultimamente torniamo a non essere d'accordo, mio caro Enemy :)
RispondiEliminaquesto non è un film riuscito al 100%, eppure è comunque ottimo. ma evidentemente si è rivelato troppo visionario, enigmatico e donniedarkiano per te... :D
Sono molto felice di non essere d'accordo, finalmente! ;)
EliminaAnche se quel tuo "non riuscito al 100% mi inquieta!
di Villeneuve ho visto solo prisoners, ma mi devo sbrigare a recuperare gli altri, mi è piaciuto e per quanto riguarda questo film gli darò un occhiata :)
RispondiEliminaRecupera al più presto: nonostante questa mezza delusione, resta un grandissimo!
Eliminadi questo ne sono sicura, anzi...ora metto il mulo al lavoro a che ci sono xD
EliminaCosì si fa!
Eliminanoi abbiamo capito dove andava a parare nei primi 15 minuti, il resto è stato un lento aspettare la conferma che sì, era proprio come pensavamo noi! forse per questo l'ho trovato un pò pesantino, anche se Jake mi piace come recita! !!
RispondiEliminaAnche io l'ho trovato noioso e piuttosto pesante: peccato, perchè gli elementi c'erano tutti, e Villeneuve è un gran regista.
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