Visualizzazione post con etichetta Vanessa Hudgens. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Vanessa Hudgens. Mostra tutti i post

martedì 21 giugno 2016

Viaggio nell'isola misteriosa

Regia: Brad Peyton
Origine: USA
Anno: 2012
Durata: 94'







La trama (con parole mie): il tormentato poco più che adolescente Sean, ancorato al ricordo del nonno scomparso e grande fan dell'opera di Verne e dei vecchi romanzi d'avventura, da sempre in rotta con il patrigno Hank, pensa di aver ricevuto un messaggio proprio dal vecchio parente sperduto proveniente nientemeno che dall'Isola misteriosa, leggendaria località portata su carta proprio da Verne. Accompagnato in un'impresa folle da Hank, che spera in questo modo di rinsaldare il suo legame con il ragazzo, da una guida turistica delle isole del Pacifico verso le quali sono diretti, Gabato, e da Kailani, la figlia di quest'ultimo, Sean scoprirà non solo che il luogo mitico esiste, ma che suo nonno è ancora vivo e sarà accanto a lui in un'avventura incredibile con un obiettivo molto importante: portare a casa la pelle.






Non troppo tempo fa, nel corso di una cena con particolari difficoltà di riproduzione della puntata della serie di turno, in casa Ford ci imbattemmo in un The Rock neppure troppo d'annata - duemiladodici, per l'esattezza, l'anno del suo ritorno al wrestling lottato - ai tempi dell'uscita snobbato selvaggiamente perchè schiavo in termini di realizzazione della moda del 3D in quel periodo particolarmente fastidiosa, Viaggio nell'isola misteriosa, filmaccio d'avventura di grana grossissima del quale non mi preoccupai quasi per nulla.
Il risultato fu una totale esaltazione del più piccolo della tribù - e non sto parlando di me - nell'osservare elefanti ridotti alle dimensioni di maialini e lucertole giganti pronte a fare polpettine dei protagonisti, api ed uccellini paragonabili ad elicotteri ed una serie di saliscendi ed inseguimenti che ci convinsero a recuperarlo per una visione in famiglia pomeridiana di quelle che accompagnano le sessioni di gioco più intensive del sottoscritto insieme al già citato Fordino: dunque, il tempo di ripescare il titolo, ed eccoci pronti ad affrontare un viaggio che pare una versione tamarra, sguaiata e di serie b dei film d'avventura "educativi" che esaltavano noi tutti negli anni ottanta, con buona pace del gusto cinematografico ma tanta spensieratezza e godimento da rutto libero.
In fondo, ho ormai sperimentato sulla pelle che visioni leggere e poco significative come questa assumono i connotati dei titoli perfetti se associati ai pomeriggi di gioco con il Fordino, con il plus, in questo caso, della presenza di animali pronti ad ipnotizzare lui e di The Rock - per ragioni affettive, di simpatia, tamarraggine e wrestling - e Vanessa Hudgens - per motivi senza dubbio più alti - pronti a fare lo stesso con me: e dalla terribile ma a suo modo esilarante sequenza della danza dei pettorali alla splendida versione della casa sull'albero di Michael Caine - che di tanto in tanto mi sorprende trovare nel cast di titoli come questo, soldi intascati a parte -, il film scorre innocuo e diretto dall'inizio alla fine, rispolverando almeno nei titoli grandi romanzi d'avventura come Ventimila leghe sotto i mari o L'isola del tesoro e stuzzicando la meraviglia che un'attrazione da parco divertimenti in stile Universal Studios ispirata a questo titolo potrebbe suscitare nel pubblico se ben realizzata.
Sono ben conscio del fatto che, con ogni probabilità, titoli come questo sono buoni giusto per l'uscita in sala di gruppo con amici non proprio vicini alla settima arte in vena di fare casino o del pomeriggio in famiglia con impegno zero, così come del fatto che i più radical, oltre a The Rock - pronto comunque a farsi beffe di se stesso grazie ai battibecchi con Michael Caine e a sfoderare un'ottima intepretazione musicale a metà pellicola -, potrebbero criticare praticamente tutto - tranne, forse, la già citata Hudgens -, eppure personalmente trovo che proposte come questa siano ottime per arieggiare il cervello e godersi il momento per quello che è, senza pressioni o necessità di attenzioni particolari, ottimi con birra e patatine o come sottofondo se si vuole utilizzare il televisore come una sorta di animale da compagnia.
Inoltre, per quanto neppure lontanamente all'altezza dei grandi classici della mia infanzia, penso che prodotti di questo tipo, se visti con gli occhi dei più piccoli - o dei nonni, chissà - possano assumere un fascino quasi magico che noi adulti nella fase "realizzativa" della vita stentiamo, di fatto, a riscoprire: dunque ben vengano, fintanto che risultano innocui, spassosi e pronti a strappare un sorriso o un grido di giubilo ai più piccoli della brigata.
In fondo, se non ci fossero loro, tutto sarebbe molto, molto più triste.
Ed un mondo senza isole misteriose da scoprire ed esplorare è un pò come il wrestling senza The Rock, o Rosy Bindi al posto di Vanessa Hudgens: una vera occasione sprecata.





MrFord





"Ci trovi nell'atlante cercando Atlantide
il cuore all'equatore
la testa all'Antartide
ed ogni volta che il carrello dell'aereo tocca terra
mi sento ancora a casa e dico “bella”!"
Salmo - "The island" - 






lunedì 7 ottobre 2013

The frozen ground - Il cacciatore di donne

Regia: Scott Walker
Origine: USA
Anno: 2013
Durata:
105'




La trama (con parole mie): siamo nei primi anni ottanta ad Anchorage, in Alaska, quando una giovane prostituta denuncia uno stupro avvenuto per mano di un membro apparentemente rispettabile della comunità, tale Robert Hansen. Quando gli agenti non le credono e la sua deposizione viene archiviata, tutto pare passare sotto silenzio, fino al momento in cui, a seguito del ritrovamento del cadavere di una ragazza, un sergente della Polizia di Stato sul punto di cambiare lavoro decide che forse è il caso di battere quella stessa pista abbandonata.
E' l'inizio di un'indagine che vedrà le forze dell'ordine della città coinvolte dai piani più bassi a quelli più alti, e che opporrà il sergente Jack Halcombe allo stesso Hansen, in una sorta di partita a scacchi che avrà nella testimonianza della giovane e nella ricerca delle prove i cardini di una scoperta agghiacciante e terribile: quella del serial killer più prolifico della storia di quei territori innevati per gran parte dell'anno.




Negli ultimi anni, il nome di Nicholas Cage - senza contare, ovviamente, il suo mitico e leggendario parrucchino, spalla ormai consolidata dell'attore - si era aggrappato con forza, qui al Saloon, al Cinema trash e tamarro ben lontano dalle proposte autoriali che avevano caratterizzato la carriera del buon Coppola nel corso degli anni ottanta, quasi stesse preparando il terreno per la sua tanto vociferata partecipazione all'attesissimo Expendables 3, dunque immaginatevi la sorpresa del sottoscritto nel vederlo impegnato nella realizzazione di questo piacevolmente sorprendente thriller realizzato da un regista non più giovanissimo - classe millenovecentosettantuno - eppure praticamente esordiente nel mondo della distribuzione che conta dalle atmosfere così ben congeniate da ricordare - e non soltanto per la cornice geografica - Insomnia di Christopher Nolan.
Inutile dire che, di fronte ad una sorpresa gradita - che certo non fa il paio con l'agghiacciante titolo italiano dell'originale The frozen ground - questo vecchio cowboy si ritrova sempre e comunque a gondolare, godendosi il ritmo teso ed il brivido di una sorta di "doppia caccia" nonostante non sia in discussione neppure per un momento la questione legata all'identità di quello che è ormai considerato come il serial killer più prolifico della storia dell'Alaska - perchè la vicenda è tratta da fatti realmente accaduti -: da un lato il sergente Halcombe, uomo tutto d'un pezzo dalle cicatrici lasciate a macerare in profondità, dai tempi della morte della sorella, e dall'altro Bob Hansen, membro della comunità con qualche segreto un pò troppo ingombrante nonchè predatore dedito all'uccisione di giovani donne provenienti dagli ambienti più a rischio della città.
In mezzo a loro, una mancata vittima che finì per diventare l'ago della bilancia dell'intera vicenda, la poco più che adolescente Cindy Paulson, cui presta volto e corpo una sorprendente Vanessa Hudgens - che si era già distinta, pur se per questioni decisamente più fisiche che attoriali, nel già cult Spring Breakers -, bravissima nel mostrare il disagio di una vita passata lungo un confine sociale che neppure quando si finisce per essere dalla parte della ragione riesce ad essere valicato, la cui richiesta d'aiuto rimane inespressa ed inascoltata per un tempo che pare infinito, seppur ristretto ad una vita ancora agli inizi.
La storia narrata in The frozen ground passa, dunque, principalmente da lei: qualche anno fa, quando lessi Mind hunter di John Douglas, uno di primi profiler dell'F.B.I., pioniere assoluto della ricerca dei serial killers, il capitolo che mi colpì maggiormente era intitolato "Ognuno ha la sua pietra".
L'ormai ex agente sottolineava, con quelle righe, quanto ognuno di noi - quindi non soltanto gli assassini seriali - avesse un punto debole pronto per essere sfruttato, e più o meno nascosto: a dare credito alla sua ipotesi, due racconti pronti a colpire l'immaginario del lettore.
Nel primo quello di un collega, un uomo d'acciaio, tutto d'un pezzo, freddo e preciso, incapace però di controllarsi nel momento in cui veniva toccato un qualsiasi argomento riguardasse la moglie; nel secondo, il resoconto di indagine a proposito di un omicida che operava nei dintorni di un grande parco, pronto ad aggredire donne sole, spesso durante passeggiate o sessioni di jogging.
Per quanto la sua indagine non fosse in dubbio per le autorità, nessuna prova, di fatto, avrebbe potuto inchiodare il sospettato, data la sua attenzione nel non lasciare tracce evidenti del suo coinvolgimento: ad un passo dal doverlo rilasciare, il team di Douglas tentò il tutto per tutto portando nella stanza dell'interrogatorio la pietra usata dall'omicida per commettere uno dei suoi delitti, posta su un tavolo accanto a quello che, di fatto, ospitava il confronto.
Entrato nella stanza e vista la pietra, il killer, incalzato dagli agenti, finì per confessare.
Ognuno ha la sua pietra, per l'appunto.
La forza di quel racconto, che difficilmente queste poche righe saranno riuscite a rendere, pare la stessa che guida la mano di Walker, che dedica il suo lavoro alle vittime "conosciute e sconosciute" di un mostro di quelli che paiono poter esistere soltanto nei film, e che invece, dai tempi di M - Il mostro di Dusseldorf, altro non sono che la rappresentazione neppure troppo distorta o ingigantita dell'orrore che, purtroppo, a volte nasconde il nostro mondo.
Figure oscure che spesso e volentieri affascinano chi ne legge, o vede rappresentate le imprese - sottoscritto incluso -, ma che, di fatto, più passa il tempo e più i sentimenti di padre si consolidano, finiscono per rappresentare uno dei buchi neri più terrificanti che la nostra società abbia prodotto.


MrFord


"If travel is searching
and home what's been found
I'm not stopping
I'm going hunting
I'm the hunter
I'll bring back the goods
but I don't know when."
Bjork - "Hunter" - 


giovedì 3 ottobre 2013

Thursday's child

La trama (con parole mie): sarà il caso, sarà il Cannibale via in trasferta oltre confine, ma finalmente nelle sale italiane troviamo una settimana di uscite priva di assurde proposte made in Italy o di schifezze assortite.
Certo, forse non troveremo ugualmente i filmoni dell'anno, eppure le cose paiono mettersi decisamente meglio rispetto alle settimane appena trascorse: a questo punto urge una petizione che induca il mio antagonista a viaggiare un pò più spesso.

Diana Kid nel pieno di una giornata di shopping a Vicolungo.

Gravity di Alfonso Cuaron


 
Il consiglio di Cannibal: la cosa più grave che possiate fare è seguire un consiglio fordiano
Accolto da un grande hype e da critiche piuttosto positive all’ultimo Festival di Venezia, girato dal buon Cuaron e interpretato da un George Clooney che negli ultimi tempi è diventato una discreta garanzia di qualità, questo Gravity però non è che stia facendo andare in orbita le mie aspettative. Mi sembra un po’ troppo sci-fi per i miei gusti, così come Mr. Ford mi pare un po’ troppo schi-fi per i miei gusti.
Che si riveli uno dei film migliori dell’anno o solo uno dei più sopravvalutati dell’anno, dovrebbe essere quantomeno una visione interessante. Però boh, mi ispira pochino e se piacerà al mio blogger rivale mi ispirerà pure meno.
Il consiglio di Ford: Gravity Ford, Cannibal Zero.
Cuaron è un regista che ho sempre reputato interessante, e che con I figli degli uomini era balzato molto in alto nella mia classifica di gradimento.
Questa sua nuova fatica, molto sci-fi e molto duemilauniana nella sua "deriva", mi ispira parecchio, e data l'accoglienza avuta all'ultimo Festival di Venezia, potrebbe rivelarsi come una delle sorprese migliori di questo spento inizio autunno.
Speriamo di andare in orbita invece che perderci nello spazio vuoto che separa le due cavità auricolari del mio antagonista.

"Addio, Cannibal! Vai pure in orbita!"

Diana – La storia segreta di Lady D. di Oliver Hirschbiegel



Il consiglio di Cannibal: sarà meglio di Ford – La storia segreta di Lady F.?
Ahia, sento odore di film tv, o meglio di fiction tv. Lady Diana è stata tra i personaggi più discussi e a suo modo anche interessanti degli ultimi decenni, quindi ben venga una pellicola su di lei. Dal trailer mi sembra però che di grande cinema se ne respiri poco – manco ci trovassimo nel blog dei mio rivale – e siamo dalle parti di una rappresentazione televisiva. Non intendo in senso positivo. La cosa più interessante sarà vedere la sempre bravissima Naomi Watts alle prese con un personaggio tanto celebre, per il resto il rischio di trovarci di fronte a una porcatona è elevato quasi quanto quello di imbattersi in una opinione risibile su WhiteRussian.
Il consiglio di Ford: Peppa - La storia segreta di Lady Kid
Oliver Hirschbiegel, che qualche anno fa fece parlare di sè con La caduta, torna alla ribalta con un biopic ispirato dalla vita - e dalla morte - di uno dei personaggi più noti, amati e discussi della Storia recente, Lady Diana.
Onestamente, questo film mi ispira meno di una di quelle pippe da radical chic che il mio antagonista è solito presentare come Capolavoroni, dunque non credo che rientrerà nelle mie prossime visioni, senza contare che ultimamente Naomi Watts non è più la garanzia di un tempo e che l'ex Saiyd di Lost nel ruolo dell'ultimo compagno della Principessa è davvero agghiacciante a vedersi.

"Promettimi che quando non ci sarò più terrai tuo fratello lontano da Peppa Kid!"

Corpi da reato di Paul Feig


Il consiglio di Cannibal: Ford da reato. E basta.
Sandra Bullock era da un po’ che non si vedeva in giro e mo’ sta settimana torna sui nostri schermi con ben due film: Gravity e Corpi da reato. A me la Bullock non fa impazzire, però nemmeno sta sulle balle come a tanti che la odiano e la considerano un’attrice da reato. Un po’ come io considero Ford da reato. Quale reato? Qualunque, basta che lo mettiate dietro alle sbarre e poi mi va bene!
Al fianco non di Ford ma della Bullock in questo Corpi da reato c’è Melissa McCarthy, rivelazione dell’ottimo Le amiche della sposa che però, dopo l’ultimo pessimo Io sono tu, mi sembra già in fase calante come attrice comedy del momento…
Nonostante il regista sia lo stesso del citato Le amiche della sposa, Corpi da reato mi sa che non sarà manco lontanamente a quegli spassosi livelli e quindi non mi ispira troppo manco questo. Non so, sarà la cattiva influenza fordiana, ma questa settimana mi sento molto pessimista.
Il consiglio di Ford: Cannibal da reato. Cinematografico.
Commediola diretta dal regista del divertente ma brevemente dimenticato dal sottoscritto Le amiche della sposa che non promette certo di rinverdire i fasti del genere, e che difficilmente ruberà la scena e gli incassi a Come ti spaccio la famiglia, che ancora impazza in sala.
Non che la Bullock mi stia particolarmente antipatica, ma preferisco schiaffarmela in un titolo decisamente più interessante come Gravity che qui.
Peppa Kid, invece, preferisco non schiaffarmelo affatto, ma al massimo prenderlo a schiaffi.

"Hai visto che razza di arsenale tiene Ford in frigo!? Quello è pazzo!"

Il cacciatore di donne di Scott Walker


 
Il consiglio di Cannibal: Ford, il cacciato (via) dalle donne. E pure dagli uomini.
Il cacciatore di donne è una sorpresa. Oddio, è un film parecchio modesto ed è la solita pellicola sui serial killer trita e ritrita. Per essere una roba con protagonista Nicolas Cage, il messo sempre peggio Nicolas Ford Cage degli ultimi tempi, è però ancora ancora una visione decente, o se non altro è meglio del finale di Dexter. Il merito?
Naturalmente non di Cage, ma tutto di Vanessa Hudgens. L’idola springbreakersiana Vanessa Hudgens. Non ci credete?
E allora attaccatevi alle opinioni fordiane.
Recensione cannibale in arrivo prossimamente…
Il consiglio di Ford: Ford, il cacciatore di Goi.
Thriller di ambientazione invernale al quale non avrei dato un soldo bucato ed ispirato alla reale vicenda del più prolifico serial killer mai vissuto in Alaska ed adattato con un titolo agghiacciante dai distributori italiani - l'originale è The frozen ground, tanto per capirci - si è rivelato una buona sorpresa, ricordando Insomnia e portando alla ribalta una tostissima e bellissima Vanessa Hudgens.
Non sarà il filmone del secolo, ma funziona ed avvince, e lascia più di un brivido nel finale.
Recensione fordiana a brevissimo.

"Ciao Nick, me ne vado da Ford: lui è l'unico che può proteggermi dai Cannibali!"

Anni felici di Daniele Luchetti



Il consiglio di Cannibal: anni felici, quelli prima che mi imbattessi in Ford
Tra i precedenti film di Andrea Lucchett… pardon, Daniele Luchetti ho visto Mio fratello è figlio unico, pellicola tratta dall’autobiografia scritta dal fratello di James Ford. Poi mi sono sempre ripromesso di vedere il suo film successivo, La nostra vita, ma è uscito tre anni fa e devo recuperarlo ancora adesso. Mi sa tanto allora che pure per questa sua nuova pellicola passeranno vari anni (felici) prima che la guardi.
Tra i film italiani recenti, comunque, potrebbe essere uno dei titoli in cima alla lista di quelli da vedere. Peccato che la lista dei film italiani tra le mie liste personali si sia orma persa persino dietro alla lista dei film consigliati da Ford…
Il consiglio di Ford: anni felici, quelli in cui finalmente Cannibal libererà la blogosfera dalla sua presenza.
Considerato il deserto offerto dalle produzioni nostrane recenti, questo nuovo lavoro di Luchetti - autore dei buoni Mio fratello è figlio unico e La nostra vita - potrebbe risultare come una delle cose più interessanti offerte dal non più tanto Bel Paese in sala.
Dovendo scegliere, comunque, una visione di questo titolo verrebbe comunque dopo Gravity e Il cacciatore di donne, e perfino di qualche recupero delle scorse settimane: segno che il nostro Cinema è messo ben peggio della psiche del Cucciolo eroico.

"Quel tipo strano, Cannibal Kid, è perfino più Freddo di me!"

Las Acacias di Pablo Giorgelli



Il consiglio di Cannibal: las ciate perdere
Las Acacias è un film argentino/spagnolo che non si presenta molto bene. Il trailer è infatti uno dei più noiosi visti di recente. Non dico uno dei più brutti, quelli italiani sono imbattibili, è solo una lagna clamorosa, manco ci trovassimo di fronte a un trailer montato a 6 mani da Wong Kar-wai, Kim Ki-Duk e, ciliegina sulla torta, l’immancabile Ford Caz-wai.
Se non si era capito, lascio quindi a Ford e a tutti i temerari il piacere di scoprire se l’intera pellicola riuscirà a essere ancora meno entusiasmante del trailer.
Il consiglio di Ford: Las bottigliatas - Cronaca di una giornata del Cannibale in compagnia di Ford
In una settimana insolitamente priva di uscite di livello infimo, chiudiamo la carrellata con un titolo di quelli da saletta d'essai frequentata da soli radical chic che potrebbe risultare una sorpresa o una lagna di quelle che neanche Malick in pieno delirio di onnipotenza concepirebbe. Non credo correrò a vederlo mettendomi primo della fila, ma potrebbe comunque risultare una buona scelta "di panchina".
Al contrario di Peppa Kid. Lui dovrebbe filare dritto dritto in tribuna.

"Mi tocca bere l'acqua, visto che Ford si è scolato tutto l'alcool che era rimasto!"

martedì 9 luglio 2013

Spring breakers

Regia: Harmony Korine
Origine: USA
Anno: 2012
Durata: 94'




La trama (con parole mie): Faith, Candy, Brit e Cottie, nel pieno del loro anni di college, si ritrovano a dover mettere insieme i soldi in modo da autofinanziarsi le famigerate vacanze di primavera, simbolo di perdizione e divertimento di tutti gli studenti made in USA.
Rapinata una tavola calda in modo da fare cassa, le quattro ragazze partono per la Florida, dove tra una festa e l'altra saranno travolte dall'atmosfera di questo evento quasi iniziatico che rappresenta, in un modo o nell'altro, l'ultimo baluardo della loro giovinezza: finite in carcere a seguito di una retata della polizia ad uno dei tanti party, vengono liberate quando il gangster locale Alien paga loro la cauzione offrendosi di farle diventare il cuore del suo entourage.
Sarà l'inizio di un'avventura che segnerà la crescita e la vita delle "spring breakers".





Non avrei mai pensato di deludere il Cannibale in questo modo.
Fin dall'uscita di Spring breakers, ultimo lavoro del regista di culto Harmony Korine, avevo letto peste e corna delle gesta delle quattro sgrillettate protagoniste accompagnate da un quasi irriconoscibile - ed efficace - James Franco nelle loro decisamente sopra le righe vacanze di primavera, momento magico per ogni universitario statunitense: il tam tam di questi ultimi giorni della blogosfera, in forte controtendenza, mi ha dunque mosso in direzione di questo discusso titolo curioso di scoprire come sarebbe andata ad una pellicola improntata senza ritegno sull'adolescenza - o appena oltre - una volta entrata nel Saloon del vecchio Ford.
Il risultato ha superato ogni previsione: perchè Spring breakers è un fottuto grande film, senza dubbio uno dei più esplosivi dell'ultimo anno nonchè destinato, almeno da queste parti, a guadagnarsi lo status di cult, pur se in modo decisamente unico e personale.
Andando oltre la confezione - curatissima -, l'ottima colonna sonora, le immagini girate alla grande ed in bilico tra il videoclip allucinato e l'ampio respiro di registi come Malick - per quanto mi scocci ammetterlo, il paragone mosso dal mio antagonista in questo senso è perfetto: Spring breakers sta al dubstep quanto i lavori del discusso Terrence alla musica classica -, la fotografia satura e grandiosamente in stile eighties - era dai tempi di Drive che non incontravo un lavoro di questo calibro -, mi sento di affermare che, per quanto a tratti ridondante e perfino irritante, questo gioiellino targato Korine riesce a portare sullo schermo lampi di poesia struggente, dalla meravigliosa sequenza con le ragazze strette attorno ad Alien al pianoforte a bordo piscina con Britney Spears in sottofondo nonchè la camminata "sognante" lungo il pontile che porta la banda degli "Spring breakers forever" al confronto finale con gli avversari: come se non bastasse, il fresco quarantenne Harmony realizza quello che a buon diritto potrebbe essere considerato uno dei film generazionali più importanti dei nostri tempi, perfetto più che nel raccontare il vuoto - o presunto tale - degli adolescenti attuali nel portare sullo schermo l'illusione di ribellione e libertà che ogni decennio vive attraverso i suoi ragazzi, bene o male che finiscano.
Del resto, ad ogni cambio di registro della storia i genitori finiscono per paragonare "i loro tempi" a quelli dei figli, giudicati sempre e comunque in difetto sotto tutti i punti di vista, quando in realtà loro stessi erano stati bersaglio di critiche assolutamente identiche al giro di boa precedente, quasi si trattasse di una catena che nessuno mai riuscirà davvero a spezzare: Korine mostra l'altro lato della barricata grazie a quattro protagoniste per nulla empatiche, assolutamente negative e decisamente lontane da ogni alto proposito che, una volta assaggiato il marcio del mondo ed il lato oscuro della loro rivolta, finiscono per tornare a casa da mamma e papà promettendo di essere migliori nello studio e di cominciare a vivere finalmente secondo le regole, quasi ci fosse un bisogno fisico di guardare nell'abisso per capire che la bambagia è molto più confortevole.
Ed è proprio così, che vanno le cose.
I ribelli con il culo coperto tornano sempre a casa. Ed una decina o poco più di anni dopo finiscono per fare i capi di quelli che, ai tempi, avevano insegnato loro come andava il mondo, o almeno quei pochi che sono sopravvissuti allo stesso: ed è qui che entra in gioco la figura di Alien.
Un antieroe tristemente romantico, pronto a buttarsi a capofitto nel sogno del gangsta a metà tra gli eccessi di Luhrmann e Tarantino - come giustamente ha sottolineato nel corso della visione Julez - ed i modelli scombinati degli Scarface dietro a pellicole come City of God o Gomorra: vederlo correre dietro i capricci di queste piccole principesse in vena di un giro tra i vicoli dove solo il popolo finisce per sporcarsi le mani è qualcosa di crudele e geniale ad un tempo, come se la lotta di classe e le illusioni d'amore fossero pulsioni irresistibili per i ragazzi perduti dei bassifondi che non hanno una scelta, o un posto in cui tornare.
Ci sarebbe molto da scrivere, in questo senso, e occorrerebbe quasi fare un salto indietro di cinquanta e più anni: chi sono i "rebel without a cause"?
I figli delle periferie guidati dalla rivalsa e dalla legge della giungla o quelli delle ville con piscina cui tornare quando i guai bussano alla porta?
Non c'è un tempo, per questo confronto.
Non ci sono decadi, o epoche.
Ci sono i sogni, e la realtà.
E le "spring breakers forever" sono le sirene che illudono gli sciocchi marinai pronti a comporre ballate sul giorno in cui le porteranno vestite a festa al talamo nuziale.
Un giorno che non arriverà mai.


MrFord


P. S. Giusto per prendermi una rivincita su Peppa Kid, segnalo che il pastore che guida il gruppo di preghiera di Faith ad inizio pellicola altri non è che Jeff Jarrett, storico wrestler di WCW, WWE e TNA dagli anni novanta ad oggi. 


"Everytime I try to fly
I fall without my wings
I feel so small
I guess I need you baby 
and everytime I see you in my dreams
I see your face, it's haunting me
I guess I need you baby."
Britney Spears - "Everything" - 



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...