Come da tradizione, ormai, per l'ultimo dell'anno, arriva al Saloon la top ten dedicata ai dieci film migliori - tra quelli usciti in sala e, ovviamente, passati su questi schermi - del duemiladiciannove ormai più che agli sgoccioli: chi raccoglierà il testimone di Chiamami col tuo nome? E ci saranno sorprese in grado di far discutere, o quantomeno mettere il qui presente contro Cannibal come è giusto che sia? Speriamo proprio di sì.
MrFord
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N°10: LA FAVORITA di YORGOS LANTHIMOS
Lanthimos, che qualche anno fa mi lasciò a bocca aperta con Dogtooth, ormai da tempo approdato al grande circuito cinematografico, è uno dei pochi autori di nicchia a non aver perso la sua potenza alla corte della grande distribuzione: La favorita, con uno stile quasi kubrickiano, racconta quanto la Guerra, che si tratti di campo aperto o di letti e lenzuola, di duelli o sotterfugi, non lascia vincitori, ma solo vinti. Una parabola di passione e classe.
N°9: THE OLD MAN AND THE GUN di DAVID LOWERY
Tratto da una storia vera ed interpretato dal fordiano ad honorem e vecchio leone Robert Redford, The old man and the gun è una di quelle storie semplici e dirette in pieno vecchio stile a stelle e strisce, che unisce la classicità ad una passione ed una voglia di libertà e ribellione quasi come se si fosse tornati alla rivoluzione cinematografica made in USA degli anni settanta.
Diretto e corposo come un bourbon d'annata, è un gioiellino di quelli che, una volta incontrati, non si dimenticano.
N°8: THE RIDER - IL SOGNO DI UN COWBOY di CHLOE' ZHAO
Con ogni probabilità, The Rider è uno dei film più clamorosamente fordiani mai girati, intriso della malinconia delle grandi occasioni perdute ed incorniciato dagli spazi sconfinati del cuore degli States. Ispirato alla storia vera di Brady Jandreau, anche protagonista, racconta la vita di una star del rodeo dopo un incidente che gli è quasi costato la vita.
Accanto a lui la desolazione di luoghi persi "tra il nulla e l'addio" e vite che, semplicemente, di fronte alle uniche strade - perdersi o rischiare tutto -, finiscono per essere schiacciate. Struggente.
N°7: VICE - L'UOMO NELL'OMBRA di ADAM MCKAY
Alla spalle l'ottimo La grande scommessa, Adam McKay torna sul grande schermo per raccontare l'eminenza grigia che sostenne l'operato certo non memorabile - almeno in positivo - di George W. Bush, il Presidente degli anni che resteranno indissolubilmente legati al ricordo dell'Undici Settembre. Interpretazione pazzesca di Christian Bale, sceneggiatura ad orologeria, capacità di raccontare anche un personaggio di dubbia caratura morale mostrandone, comunque, l'umanità: e tra le infinite sfumature di grigio che la stessa porta in dote, si finisce addirittura per uscire affascinati da qualcuna di esse.
N°6: GREEN BOOK di PETER FARRELLY
Vincitore del Premio Oscar come miglior film e giunto su questi schermi con tutte le cautele che di solito uso quando affronto materiale, per l'appunto, "da Oscar", Green Book mi ha conquistato come uno di quei titoli che diventano Classici con il tempo, e che quando si incrociano per caso in televisione non si può fare a meno di guardarli e gustarseli come fosse la prima volta.
Un'altra storia vera legata ad un'insolita amicizia diventa un confronto profondo tra due uomini diversi eppure in grado di trovare una parte di se stessi nell'altro, interpretati straordinariamente da Viggo Mortensen e Mahershala Ali.
N°5: TOY STORY 4 di JOSH COOLEY
Cogliendomi di sorpresa - per una volta, rispetto ad un lavoro targato Pixar, ero molto scettico della necessità di un quarto episodio delle avventure di Woody e Buzz -, Toy Story 4 ha rappresentato una delle sorprese più belle ed emozionanti della stagione cinematografica, una storia legata ai concetti di amicizia, maturazione, crescita personale, passaggi di testimone che ha provocato un pianto ininterrotto di Julez praticamente dall'inizio alla fine, introdotto nuovi charachters a dir poco perfetti - Forky e i due pupazzi della giostra sono indimenticabili, così come l'antagonista Gabby Gabby, che per sfaccettature e profondità supera perfino l'orso Lotso del numero tre - e reso ancora grande una serie che pareva aver detto tutto, e invece ora mostra di avere ancora di più da dire e dare.
N°4: C'ERA UNA VOLTA A HOLLYWOOD di QUENTIN TARANTINO
Il duemiladiciannove ha segnato anche il ritorno del ragazzaccio di Knoxville, Quentin Tarantino, che prosegue nel suo personale progetto di riscrivere la Storia attraverso il Cinema portando il pubblico nella Hollywood di fine anni sessanta, sfruttando due personaggi di finzione inseriti in un contesto reale che prevede omaggi e riferimenti come da grande tradizione del padre di Kill Bill.
Forse è meno immediato o potente di altri lavori del regista, ma acquista spessore con il tempo, regala un Brad Pitt in grandissimo spolvero ed una manciata di sequenze da antologia, su tutte il fantastico finale, pronto ad entrare nell'Olimpo della produzione tarantiniana di sempre.
Il vecchio Quentin, insomma, è sempre lui. E a noi va benissimo così.
N°3: DOLOR Y GLORIA di PEDRO ALMODOVAR
Alle spalle anni di produzioni altalenanti, Almodovar torna alla ribalta con un lavoro come sempre legato a doppio filo alla sua storia personale che pare aver recuperato la verve e la potenza dei suoi tempi migliori, regalando lampi di grandissimo Cinema ed emozioni pulsanti.
Il Pedrone, intellettualmente ed emotivamente parlando, si mette a nudo regalando probabilmente la parte della vita ad un attore che lui stesso aveva lanciato quando era solo un giovane spagnolo di belle speranze, Antonio Banderas, che ripaga il suo regista con un'interpretazione pazzesca e sentita giustamente premiata a Cannes.
Se cercate un film, o un modo di fare film, che trasmetta passione ed emozione, Dolor y gloria potrebbe essere il titolo perfetto.
N°2: IL TRADITORE di MARCO BELLOCCHIO
A sfiorare il gradino più alto del podio giunge in un film italiano, testimonianza del fatto che, dopo Chiamami col tuo nome dello scorso anno, forse la nostrana settima arte mostra segnali di ripresa dopo anni passati a vivacchiare - male - ed accontentarsi: Marco Bellocchio, del resto, è un Maestro, nonchè autore, almeno per quanto mi riguarda, di uno dei tre titoli più importanti del panorama del Bel Paese degli ultimi vent'anni - Vincere, nello specifico -, uno di quelli che vanno quasi sempre a botta sicura.
E Il traditore, che ripercorre la storia del pentito più noto alle cronache, Tommaso Buscetta, è l'ennesima conferma del valore del suo autore: prima che alle vicende e alla Storia, la pellicola si concentra sull'Uomo, e, come in Vice, sul fatto che anche il peggiore che possa incrociare il nostro cammino potrebbe nascondere qualche lato in grado perfino di affascinare.
N°1: PARASITE di BONG JOON HO
Ed ecco il trionfatore dei Ford Awards 2019.
Da quando fece la sua comparsa su questi schermi, spinto dalla Palma d'oro vinta a Cannes e da recensioni entusiastiche qui nella blogosfera, ho avuto da subito l'impressione che la vittoria di quest'anno sarebbe andata ad una vicenda che riporta al posto che merita Bong Joon Ho, che in Corea ha sempre realizzato pellicole splendide e che nella sua trasferta americana è incappato negli unici due passi falsi della sua carriera, Snowpiercer e Okja.
Il tema della Famiglia di nuovo centrale e trattato con profondità commovente, un uso della musica perfetto, una sceneggiatura che è un gioiello, un finale da brividi a completamento di un film che ha numerosi passaggi da brividi.
Ci fossero venti film come questo all'anno, decidere come assegnare un premio sarebbe un dilemma devastante. Una bomba totale.
I PREMI
Miglior regia: Bong Joon Ho, Parasite
Miglior attore: Antonio Banderas, Dolor y gloria
Miglior attrice: Olivia Colman, La favorita
Scena cult: la festa di compleanno, Parasite
Miglior colonna sonora: C'era una volta a Hollywood
Premio "leggenda fordiana": Forrest Tucker, The old man and the gun
Oggetto di culto: il forchetto, Toy Story 4
Premio metamorfosi: Christian Bale, Vice - L'uomo nell'ombra
Premio "start the party": le istruzioni date al padre per ottenere il lavoro, Parasite
Premio "be there": la Hollywood dei favolosi anni settanta, C'era una volta a Hollywood