La trama (con parole mie): nel mondo della settima arte, pochi personaggi sono noti a livello planetario e perfino tra i non appassionati come James Bond.
Nato dalla penna di Ian Fleming, l'affascinante agente segreto ha conosciuto, nel corso degli anni, incarnazioni ed interpretazioni completamente diverse tra loro, eppure unite dallo stile inconfondibile dell'uomo di punta dei servizi segreti di Sua Maestà.
Dal 27 agosto, in edicola con Il Corriere della sera e La Gazzetta dello sport, sarà possibile collezionare le pellicole che hanno visto 007 conquistarsi un pezzo importante della Storia del Cinema.
Pochi charachters, nel corso della lunga Storia della settima arte, hanno segnato l'immaginario pop quanto James Bond, agente segreto con la licenza di uccidere creato dalla penna di Ian Fleming e celebrato una volta ancora ed una volta di più a cinquant'anni di distanza dalla scomparsa del suo creatore: La Gazzetta dello Sport e Il Corriere della sera segnano dunque questa importante ricorrenza presentando in edicola a soli 9,99€ per uscita ventiquattro dvd dedicati alle gesta di Bond, alle sue indimenticabili auto, ai nemici ed alle ancor più indimenticabili Bond girls, che da Ursula Andress a Eva Green hanno fatto sognare gli spettatori forse anche più di quanto gli Sean Connery, i Roger Moore o i Daniel Craig hanno fatto con le spettatrici. A partire dall'appena trascorso 27 agosto con il recente e di grande successo Skyfall firmato da Sam Mendes avrete dunque la possibilità di completare una delle collezioni più importanti che il Cinema moderno possa offrire, e di conoscere a fondo le gesta di unpersonaggio che non ha mai fatto mistero delle sue ombre, usandole come ulteriore strumento di seduzione dell'audience. La guida all'intera operazione è consultabile a questo indirizzo, in modo da trovarvi pronti a decretare quello che, a vostro insindacabile giudizio, sarà stato l'interprete più adatto, la donna più ammaliante, il gadget più curioso, o semplicemente, il film meglio realizzato. Materiale ce n'è in abbondanza, e soprattutto, c'è sempre lui. Bond. James Bond. Che con un nome così, non potrà certo deludere. Parola di Ford. James Ford.
La trama (con parole mie): Casey Ryback, ex membro dei corpi speciali nonchè superspaccaculi spesso e volentieri celato dietro la sua passione per la cucina, è a bordo di un treno per un viaggio che dovrebbe ricongiungerlo con la nipote Sarah, figlia del fratello morto, che non vede da anni. Il loro momento di ritrovata serenità parentale viene però sconvolto dall'arrivo di un commando di terroristi a bordo del mezzo guidati dall'ex membro della CIA Travis Dane, licenziato per i suoi squilibri dopo aver progettato un satellite dal potenziale distruttivo ed intenzionato a riprendere il controllo dello stesso estorcendo i codici di sicurezza ad una coppia di ex colleghi presenti proprio sul treno prima di rivendere il tutto a potenze straniere.
Ovviamente, proprio quando la situazione parrà precipitare senza possibilità di scampo, Ryback rimetterà da par suo le cose a posto.
Ammetto di avere per troppi anni sottovalutato - e snobbato colpevolmente - il lavoro firmato da uno degli action heroes più sopra le righe di sempre, Steven Seagal, da sempre considerato come il portabandiera del trash anche all'interno di un genere che trash è, di fatto, per definizione.
Il recente recupero di Trappola in alto mare - seguito a ruota dal qui presente sequel Trappola sulle Montagne Rocciose - hanno invece aperto una breccia nel cuore del sottoscritto rispetto al corpulento parruccone esperto di arti marziali, tornando ad illuminarmi come solo i filmacci usciti tra la fine degli anni ottanta e l'inizio dei novanta riuscivano - e riescono tuttora -, con tutto il loro bagaglio di ironia, botte da orbi, trame improbabili e dialoghi al limite del ridicolo: senza dubbio inferiore al precedente capitolo, questo Under siege 2 riesce comunque ad intrattenere come il pubblico pane e salame necessita, sfoderando un cast che tutti gli appassionati di serie televisive riconosceranno - si toccano Twin Peaks e Breaking bad, fino all'allora giovanissima Katherine Heigl di Grey's anatomy -, al pari di volti noti sul grande schermo come Peter Greene - visto in The mask, I soliti sospetti e Pulp fiction, tra gli altri -, Eric Bogosian - Talk radio - e Patrick Kilpatrick - Minority report, Classe 1999 -.
Forse meno divertente del predecessore, ma ugualmente in grado di regalare chicche a profusione - specialmente quando l'attenzione si sposta sui siparietti tra Seagal/Ryback e la sua spalla Morris Chestnut, in pieno spirito Arma letale -, il lavoro di Geoff Murphy non appartiene e probabilmente mai ha sognato di farlo al Cinema nel vero senso della parola, eppure alza l'indice della malinconia per un'epoca in cui titoli di questo stampo erano all'ordine del giorno, fracassoni e senza pensieri come è giusto che fossero, lontani dalle proposte fighette e troppo pompose - oltre che dai minutaggi assurdi - di oggi.
Il successo fu clamoroso al botteghino, eppure non venne mai realizzato un terzo capitolo di quello che, di fatto, può essere considerato la versione di serie molto b del brand di Die Hard: e nonostante regia e montaggio decisamente artigianali, ed un plot quantomeno prevedibile, resta interessante osservare le evoluzioni di Seagal soprattutto con il coltello, esempio interessante dell'applicazione degli studi di Aikido del per così dire attore, che conferma di divertirsi parecchio a rendere la parte dell'invincibile eroe positivo che nessuno può e potrà mai contrastare - forse una manifestazione dell'ego messo in dubbio dalla cofana sulla testa -.
Dunque, se avete bisogno della classica pellicola sguaiata e priva di ogni umana logica, corredata da qualche sana e goduriosa scazzottata ed esplosione da gustare tra amici accompagnata da rigorosi alcool e rutto libero, allora avete trovato pane per i vostri denti, e senza dubbio uscirete più che soddisfatti dall'esperienza: per tutti i radical chic ed affini, invece, ci addentriamo in "dark territories" - tanto per citare sempre il titolo originale - che si adattano poco o niente a palati fini e più o meno intenditori della settima arte.
Anche se, con buona pace di tutti loro, il Cinema - con o senza maiuscola - è anche questo.
MrFord
"Let me take you on a funky ride all around the world and ahh, if you let me get inside your mind feel your spirits fly." Outkast - "Funky ride" -
La trama (con parole mie): i due partners d'azione Jenko e Schmidt, archiviato un fallimento in campo aperto, sono richiamati sotto copertura in modo da essere spediti al college e scoprire un traffico legato ad una nuova droga pronta ad invadere il mercato.
Il ritorno tra i banchi di scuola, però, riserverà più di una sorpresa ai due inseparabili amici: le loro diversità, una ragazza e soprattutto l'ingresso di Jenko nella squadra di football della facoltà mineranno il loro rapporto e la complicità che ne è sempre stata, di fatto, il fulcro.
Riusciranno i due a superare gli ostacoli, lo spring break e la "crisi" in modo da risolvere il caso?
Con un'estate drammatica in termini di qualità delle uscite - anche quando si parla di prodotti di puro e semplice intrattenimento da neuroni in vacanza - come quella che stiamo attraversando, recuperi e celebrazioni a parte, l'unica soluzione per i vecchi viaggiatori amanti del Cinema resta quella di rifugiarsi nelle poche certezze - ammesso che possano definirsi tali - che la settima arte può ancora regalarci: i buddy movies fracassoni e scombinati, tendenzialmente volgari e divertenti, da sbronza con gli amici o da divano come se non ci fosse un domani sono una di queste.
La premiata ditta Lord e Miller, che già quest'anno era stata in grado di confezionare il pregevole The Lego movie, torna riprendendo personaggi e situazioni del piacevole 21 Jump Street di un paio di stagioni or sono, portando i suoi due protagonisti dal liceo all'università - ed ironizzando parecchio anche sul tempo che passa in merito - ponendo al centro dell'attenzione più che il caso con il quale Jenko e Schmidt devono confrontarsi il loro rapporto come se, di fatto, si trattasse di una coppia effettiva, e non soltanto di partners di lavoro.
Un'idea azzeccata che ripaga non solo il pubblico - le sequenze più divertenti sono proprio quelle in cui sotto i riflettori vi è il legame in crisi dei protagonisti -, ma anche gli autori, che probabilmente consci di non avere per le mani chissà quale materiale confezionano un giocattolo d'intrattenimento di grana grossa perfetto per questo periodo dell'anno, che rimanda a supercult recenti - Spring breakers, tra i titoli più discussi del duemilatredici - e finisce per accontentare sia gli appassionati di questo tipo di proposte che il pubblico occasionale, che se pronto a digerire qualche battutaccia di troppo potrebbe finire per farsi coinvolgere almeno quanto i fan hardcore - che, invece, andranno in brodo di giuggiole per l'incredibile sequela di ipotetici sequel che arricchisce i titoli di coda e le continue sparate da filmaccio teen indirizzato ad un pubblico principalmente maschile -.
Il resto è tutto già scritto, dalle iniziali difficoltà degli eroi al loro grande trionfo, che non solo rinsalderà il legame che pareva definitivamente compromesso ma si attesterà su livelli di esplosioni e roboanti sequenze mozzafiato che non hanno nulla da invidiare ai film action: certo, l'originalità non abita neppure vicino al ventidue di Jump Street, ma a conti fatti a titoli di questo calibro non serve più di tanto.
Si giustifica, in questo senso, anche un calo complessivo di qualità rispetto al primo film, dovuto di fatto ad un'assenza di originalità che, a ben vedere, ci sta tutta per questo tipo di prodotti di cassetta: l'importante, di fatto, è che si diverta chi li produce e soprattutto chi si ritrova in sala a guardarli, perchè come di recente è stato provato da cose abominevoli come Transformers 4 o meno abominevoli ma comunque decisamente brutte come Hercules ormai non è più così scontato che le blockbusterate da neurone spento siano davvero soddisfacenti nella loro natura di "scappatella" dal Cinema impegnato.
Dunque, prima di affrontare 22 Jump Street è lasciare in un cassetto i pensieri sensati e prepararsi per una dose robusta di risate con la coscienza piena di essere un riempitivo buono per vincere la noia o le brutture della quotidianità lavorativa, magari in compagnia di un paio di compari accuratamente scelti, schifezze da ingurgitare e parecchio alcool: Jenko e Schmidt, in questo caso, approverebbero.
E approvo anch'io, che sono già pronto a spostarmi dall'altro lato della strada per il numero ventitre.
MrFord
"Can you take me Higher?
To a place where blind men see.
Can you take me Higher?
To a place with golden streets."
Creed - "Higher" -
La trama (con parole mie): dopo mesi passati a piangere miseria in sala, pare che i primi segni dell'autunno - non metereologico, quello è già arrivato da un pezzo - pronto a fornire più alternative di scelta e perfino qualche titolo di qualità si comincino a notare. Ne sappiamo qualcosa io e quello scellerato di Cannibal Kid, come sempre pronti a deliziarvi - si fa per dire - con i nostri commenti alle uscite che attendono tutti i cinefili e non in sala questo weekend: e questa volta, incredibile a dirsi, le alternative davvero non mancano.
"Ti ho lasciato Peppa Kid lì per terra, in un angolo. Ho dovuto dargli un paio di ceffoni, non stava zitto un secondo."
Under the Skin
Cannibal dice: L'ho già visto! L'ho già visto!
E com'è?
Come volete che sia un film con Scarlett Johansson in versione aliena nuda?
Pensate che possa essere deludente?
Vi siete per caso bevuti il cervello al saloon di Ford?
A breve la recensione cannibale.
Ford dice: under
the skin mi pare che si annidi la classica cannibalata, ma dato che
ancora non l'ho visto, attendo a pronunciarmi, pregustando però una
possibile nuova battaglia con il mio rivale, troppo shakerato dalla
Johansson per ragionare!
"Di nuovo quel Cannibal Koso!? Ma è proprio uno stalker!"
Mud
Cannibal dice: Mud l'ho già visto e mi è piaciuto (http://pensiericannibali.blogspot.it/2013/10/in-mood-for-mud.html).
L'ha già visto pure Ford che l'ha eletto, in maniera come al solito
esagerata, suo film del 2013. Se l'ha già visto lui, l'han già visto
tutti, ma nei cinema italiani arriva solo ora con un “leggerissimo”
ritardo. E se voi non l'avete ancora visto, non aspettate oltre. Non è
un capolavoro come Ford vi vorrà far credere, però una visione se la
merita tutta.
Ford dice: Mud
è stato, senza se e senza ma, uno dei film che più sono riusciti a
conquistarmi in questi ultimi anni. Una sorta di incontro tra Un mondo
perfetto di Eastwood e Stand by me in salsa southern come piacerebbe a
Lansdale. Insomma, un film fordiano al mille per mille talmente bello da
aver conquistato perfino il Cannibale, che è dirla tutta.
"Ragazzi, state lontani da quel Peppa Kid! E' molto meno giovane di quanto dice di essere!"
Quel momento imbarazzante
Cannibal dice: Ho
già visto anche questo e, in attesa di maggiori approfondimenti, posso
anticiparvi che non è una pellicola imbarazzante. L'unica cosa
imbarazzante è la presenza qui sul meraviglioso Pensieri Cannibali di
quel bruto di James Ford.
Ford dice: nonostante
la presenza di Michael B. Jordan, promettente attore già visto in
Friday Night Lights e Fruitvale station, questa commediola non mi pare
davvero niente di che. Sarà che pare non essere dispiaciuta troppo al
Cucciolo.
Vedrò a breve di recuperarla in modo da essere preparato a dare contro al parere fornito dal mio rivale.
"Ragazzi, so che è davvero imbarazzante, ma devo confessarvi una cosa: leggo Pensieri Cannibali!"
Il fuoco della vendetta
Cannibal dice: Questa settimana arrivo preparatissimo. Ho già visto e recensito pure questo Il fuoco della vendetta – Out of the Furnace (http://pensiericannibali.blogspot.it/2014/01/christian-bale-dayle.html).
Purtroppo, nonostante il notevole cast capitanato da Christian Bale, si
tratta di una cocente delusione, nonché di uno dei film più noiosi
visti quest'anno. Non avevo quindi dubbi che a Ford sarebbe piaciuto...
Ford dice: altro
ritardo clamoroso dei nostri distributori, Out of the furnace è firmato
dal regista del fordianissimo Crazy heart ed è altrettanto fordiano. In
rete non ha riscosso grande successo, eppure per me è un solido film
interpretato alla grandissima dai suoi protagonisti che racconta i
drammi della provincia americana estrema. Per me, da vedere. Sempre dopo
aver letto la recensione fordiana - http://whiterussiancinema.blogspot.it/2014/05/out-of-furnace.html -.
"Mi dispiace, Bale. Essere il preferito di Cannibal ti è costato il ruolo nella seconda stagione di True detective."
Planes 2 – Missione antincendio
Cannibal dice: Così
come già Planes 1, lascio la visione del seguito a mio nipote, che ha 5
anni, e a Ford, che mentalmente ne ha ancora meno, e volo via.
"Se questo film ha abbattuto anche Ford, c'è poco da stare allegri!"
Pazza idea
Cannibal dice: Questo film greco credo possa essere la potenziale sorpresa della settimana. Si tratta solo di una mia pazza idea?
Ford dice: una pazza idea è stata quella di cominciare a collaborare con Cannibal. Per il resto, questo film mi dice poco o niente.
"Questo selfie farà morire d'invidia Peppa Kid!"
The Rover
Cannibal dice: Film
australiano del regista di Animal Kingdom, pellicola altrove esaltata
che a me invece non aveva convinto per niente, con protagonista l'idolo
(o dovrei dire ex idolo?) delle teenagers Robert Pattinson. Si tratta
insomma di una possibile fordianata bell'e pronta per una stroncatura
cannibale, ma ho l'impressione non so perché che potrebbe stupirmi in
positivo.
Ford dice: Animal
Kingdom, dramma crime in famiglia australiano solido e tosto mi aveva
ai tempi parzialmente deluso, considerati gli elogi che l'avevano
ricoperto aumentando l'hype del sottoscritto per la visione. A questo
secondo giro con il suo regista vorrei fare il contrario, tenere le
aspettative ad un livello basso - considerata anche la presenza di
Pattinson - e sperare di essere sorpreso in positivo.
"Non ti azzardare mai più a mandare a puttane un film di Cronenberg, capito!?"
The Stag – Se sopravvivo mi sposo
Cannibal dice: Commedia
irlandese che in patria ha spopolato, o almeno così dice la campagna
marketing, come i film precedenti potrebbe regalarci delle
soddisfazioni. Se poi le risate non arriveranno, poco male. Per quelle
basta fare un salto su WhiteRussian e lì sì che sono garantite!
Ford dice: gli
irlandesi, si sa, sono uno dei popoli che al Saloon viene amato di più.
Questa commedia, campione d'incassi in patria, però, mi attrae più o
meno come uno qualsiasi dei film teen che esalta tanto il mio rivale. La
lascerò, dunque, per il momento in secondo piano, almeno fino alla
lettura di qualche recensione in più.
Tipico passatempo fordiano del weekend.
La ragazza del dipinto
Cannibal dice: Probabile
polpettone biopic storico, sono comunque curioso di dare un'occhiata a
La ragazza del dipinto più che altro per la protagonista Gugu
Mbatha-Raw, attrice vista finora in cose mediocri ma che secondo me ha
dell'ottimo potenziale. Chi invece di potenziale non ne ha mai avuto e
ormai è troppo vecchio per averne, beh, sapete già di chi sto
parlando...
Di me. Di chi altri?
Ford dice: polpettone totale alla visione del quale costringerei
il non più ragazzo Cannibale giusto per torturarlo neanche stesse
guardando un qualche film d'autore approvato da White Russian. Dal canto
mio, passo molto volentieri.
"Ti hanno imbalsamata?" "No, ho solo visto questo film."
One on One
Cannibal dice: A
completare questa ricca settimana di uscite arriva anche il nuovo film
di Kim Ki-Duk, regista fordiano che non mi sono mai filato molto ma che,
da quel poco che ho visto, mi pare sopravvalutatissimo. Per il momento,
lo passo volentieri al mio rivale da cinema.
Ford dice: Kim
Ki-Duk, fino ad una decina d'anni fa uno dei nomi più promettenti del
Cinema orientale, dopo la crisi ascetica ed il ritorno alla vita
"normale", pare essersi perso in se stesso peggio di un Malick
qualsiasi. Questa potrebbe essere l'occasione del riscatto, o la
definitiva conferma della sua debacle. Spero per me che lo vedrò che si
tratti del primo.
"E ora prova a dire ancora che Cannibale ne capisce di Cinema!"
La trama (con parole mie): nato da Zeus e da una semplice mortale, Hercules è stato circondato da un alone leggendario fin dalla sua nascita, quando ancora nella culla stritolò due serpenti inviati da
Era, madre degli dei, per ucciderlo. A quell'impresa seguirono le dodici fatiche, che resero il suo personaggio ancora più importante e venerato in tutta la Grecia: scacciato da Atene dopo essere
stato accusato ingiustamente dell'omicidio di sua moglie e delle sue due figlie, Hercules viaggia attraverso l'Ellade insieme ad un gruppo di inseparabili amici e guerrieri, accanto ai quali combatte come un mercenario.
Quando il gruppo si dirige in Tracia per aiutare il re a sedare una rivolta, finiscono per essere messe alla prova la fede stessa dell'eroe e la capacità di assumere il ruolo che suo padre - chiunque fosse, Zeus o no - avrebbe voluto per lui.
Qui al Saloon, è cosa nota, ogni tamarrata che si rispetti è decisamente ben accolta dal sottoscritto, specialmente se porta in dono, oltre ad un bagaglio di botte e fracassonate, anche qualche interprete d'eccezione dell'action come il sempre più gonfio e gigantesco The Rock, eroe del wrestling fine anni novanta/inizio anni zero - con qualche comparsata in tempi più recenti - al quale un appassionato di sport entertaiment come il sottoscritto non può non voler bene.
Benchè mi aspettassi di incrociare il cammino di una vera e propria schifezzona record, da mesi attendevo l'uscita dell'Hercules targato Dwayne Johnson - vero nome del già citato The Rock -, sopportando il pur non così brutto come avrei pensato alla vigilia della visione Hercules - La leggenda ha inizio con Kellan Lutz di qualche mese fa e preparandomi agli sfracelli che l'ex wrestler avrebbe compiuto nei panni del leggendario semidio greco.
Per quanto la stanchezza l'abbia fatta da padrona e, di fatto, abbia comunque accettato bonariamente tutti i limiti del lavoro di Brett Ratner, devo ammettere che questo Hercules - Il guerriero finisce per
essere davvero, davvero trash, e seppur non in grado di raggiungere i bassissimi livelli del recente Transformers 4 - quantomeno nella durata - pronto a diventare uno dei bersagli preferiti di tutti i non
avvezzi al genere della stagione, tanto da finire per avvincere perfino il sottoscritto così poco da costringere gli occupanti di casa Ford a terminare la visione in due serate, e sempre con la palpebra
parecchio pesante.
Una cosa imperdonabile, questa, per un giocattolone action che ricorda i peplum dei tempi andati e dal minutaggio limitato, che finisce quasi per essere peggiore del parruccone sbattuto sulla testa pelata di The Rock neanche fosse un Nicholas Cage qualunque pronto a girare un nuovo Ghost Rider: trama esilissima, sceneggiatura e dialoghi al limite del ridicolo, personaggi cambiati da una scena all'altra - clamoroso il caso del re interpretato da John Hurt, passato dall'essere un vecchio inoffensivo difeso da Hercules ed i suoi ad un tiranno senza cuore pronto a fare secco perfino il suo stesso nipote ancora bambino -, combattimenti ed approccio senza una vera direzione: perfino l'unica idea interessante della pellicola, ovvero far passare Hercules per un guerriero di impareggiabile abilità che sfrutta con l'inganno la sua fama di semidio grazie ai racconti dei suoi compagni e a trucchi del mestiere viene accantonata e persa per strada liberando il più classico finale da supereroe spaccaculi senza ritegno alcuno che finisce per non tenere conto di quanto di buono poteva essere stato seminato nella prima parte del film.
Un peccato, perchè una sorta di "grande inganno" avrebbe regalato spessore al protagonista così come al suo gruppo, e forse avrebbe permesso al pubblico di dimenticare anche cose terribili come l'agghiacciante interpretazione di Joseph Fiennes, che si conferma la pecora nera della sua famiglia in termini di qualità artistiche - e non che ce ne fosse bisogno -.
In tutto questo, e tra un blackout da sonno da divano e l'altro, tutto sommato non sono comunque riuscito a volere male a questa roba, che almeno non mostra la spocchia che in altre occasioni - come fu per il terribile Scontro tra titani, per rimanere in tema Antica Grecia - avevano cercato di sfoderare blockbuster estivi più che dimenticabili di questa risma: in fondo, la durata non è un ostacolo - un'ora e mezza scarsa -, le scene di battaglia rendono la pillola meno amara - soprattutto quella che vede Hercules ed i suoi opposti agli uomini dal look zombie più o meno a metà pellicola - e il buon Dwayne resta sempre il buon Dwayne, nonostante il telo mare peloso che hanno deciso di lasciargli in testa - e non parlo della pelle di leone, sia chiaro -.
Se non siete della parrocchia action, comunque, risparmiatevi la visione senza troppi timori: rischiereste di assistere ad uno spettacolo che segnerebbe inevitabilmente la condanna del genere per i
non avvezzi.
In fondo, per quanto solo una, e non dodici, questo Hercules - Il guerriero, è stato una vera fatica perfino per un vero tamarro come me.
MrFord
"'Cos I'm strong enough
to live without you
strong enough and I quit crying
long enough now I'm strong enough
to know you gotta go."
Cher - "Strong enough" -
La trama (con parole mie): a fare da salvagente alla mia estate
infernale - lavorativamente parlando - sono giunti due periodi di ferie
che hanno rappresentato, di fatto, oltre all'occasione per respirare
grazie anche e soprattutto a Julez, il primo, vero contatto con il mondo
della spiaggia e del mare per il Fordino, che lo scorso anno, durante
il mese trascorso in vacanza, ancora non camminava e non poteva gettarsi
a capofitto nelle avventure sotto l'ombrellone.
E devo dire che se le premesse sono queste, le sue future estati
saranno parecchio movimentate, soprattutto in termini sentimentali.
Senza dubbio il tempo trascorso da quando AleLeo ha cominciato a
camminare - un mesetto prima di compiere un anno, giorno più, giorno
meno - è stato la mia ribalta personale rispetto all'evoluzione del
rapporto con lui, passato dalla simbiosi con la mamma dei primi mesi e alla quiete delle ore di nanna ad
una sorta di dinamica scheggia sempre carica a mille - almeno da sveglio,
considerato che si fa, fortuna nostra, delle signore dormite - alla
scoperta del mondo e dell'universo del gioco, all'interno del quale, di
fatto, sono la sua guida ed il suo pupazzone formato famiglia.
Dalla palla - suo intrattenimento preferito in assoluto, che si
tratti di lanciarla, usare le mani o i piedi - all'inseguimento dei
gatti con tanto di stage diving dal divano - è recente un suo volo
spettacolare con tanto di bozzo formato unicorno sulla fronte rimediato
cercando di mettere le mani su Diego, il peloso cagasotto di sette chili
abbondanti che ci ritroviamo in casa - fino al campionario di versi di
animali - il mio preferito è senza dubbio l'elefante, che lui ripropone a
richiesta mettendoci tanta più enfasi quanta è la soddisfazione che
riscontra nel sottoscritto -, posso dire che il Fordino è un bambino
decisamente fisico - cosa che, da ex timido, apprezzo molto
-, sempre pronto a manifestare i suoi sentimenti attraverso gesti ed
azioni.
I due periodi trascorsi al mare, in questo senso, sono stati
un'ulteriore evoluzione del concetto: in particolare, le ferie d'agosto
hanno portato il piccoletto alla scoperta non solo dei giochi per
bambini presenti sulla spiaggia - anche quelli a continuo rischio di
base jumping -, ma anche e soprattutto del gentil sesso: l'approccio
attuale del Fordino con tutte le bambine dai tre anni in giù è stato
assolutamente da manuale, con una combinazione clamorosa quanto diretta e
molto pane e salame.
Nello specifico, questo era quello che accadeva quando il suddetto piccolo Ford si
trovava di fronte una delle sue predilette: camminata decisa con mani
protese in avanti, bacio a bocca aperta con tentativo di limonata dura,
e dunque un loop a ripetere l'operazione più volte.
Al minimo accenno di reazione della "vittima" di turno, il passaggio alla combo spinta più morso era dietro l'angolo.
Combo che, con i maschi, giungeva spesso e volentieri - e senza mancato bacio in precedenza - a causa di
dispute sul possesso della palla, che come ovvio diventava del bimbo che
l'aveva in mano in quel momento come se fosse l'oggetto più prezioso
del mondo.
Manifestazioni fisiche sopra le righe a parte, comunque, è stato
decisamente divertente scoprire l'altro lato del mondo della spiaggia,
quello dei genitori che si conoscono tra loro soltanto come "tu sei il
padre/madre di", senza ricordare o scoprire nessun nome di adulto neanche per sbaglio,
così come seguire gli orari spagnoli legati al riposino pomeridiano,
che spesso ci vedeva arrivare in riva al mare non prima delle cinque del
pomeriggio: e dalle prime nuotate e le imitazioni dello squalo fino ai
complimenti degli anziani pronti ad augurare al Fordino un futuro da
calciatore - alimentando i timori e le ire di Julez, che già deve patire
le mie provocazioni a proposito della partecipazione ai Mondiali del
2030 del piccolo, che allora avrà 17 anni -, è un continuo imparare,
così come ogni giorno vissuto da genitore.
Si parla tanto di educazione dei figli, e degli insegnamenti che,
giusti o sbagliati che siano, diamo loro, quando in realtà sono questi
piccoli uomini e donne ad insegnarci ogni giorno: cresciamo più noi con
loro che loro con noi.
E non vedo già l'ora della prossima estate, con tutti i suoi "baci salati".
La trama (con parole mie): l'avvocato Peter Banning, uomo di successo, rimane sconvolto quando Capitan Uncino, pirata proveniente dall'Isola che non c'è, fa irruzione nella sua quotidianità, ed in questa realtà, per rapire i suoi figli in modo da costringerlo a fare ritorno e darsi battaglia.
Uncino, infatti, soffre la solitudine e la noia, e ha intenzione di riportare a casa Peter Pan, suo storico nemico e rivale proprio grazie all'esca costituita dai suoi due pargoli: anni prima, infatti, Peter decise di abbandonare l'Isola per costruirsi un'esistenza accanto a Molly ed ai suoi vecchi amici umani, assumendo l'identità di Peter Banning e rimuovendo progressivamente tutti i ricordi del passato legati al luogo incantato in cui è nato.
Riuscirà il vecchio capo dei Bambini perduti a trovare la fantasia necessaria per sconfiggere Uncino e riprendere la sua famiglia?
E che ruolo giocheranno in tutto questo Rufio, nuovo leader che prese il suo posto, e Campanellino?
Questo post partecipa alle celebrazioni indette per onorare la memoria di Robin Williams.
Poche settimane fa, come un fulmine a ciel sereno, la notizia della morte di Robin Williams - e del suo suicidio - ha scosso la blogosfera cinefila e non solo: l'interprete di cult come L'attimo fuggente e pezzi di Storia della televisione come Mork&Mindy, infatti, era tra i più amati dal pubblico, appassionato oppure no di settima arte, e lascia un vuoto davvero enorme legato anche ai personaggi che hanno reso così importante la sua carriera, che ho sempre trovato fin troppo poco riconosciuta soprattutto dagli addetti ai lavori.
Quando la scelta di ricordarlo grazie ad uno degli ormai noti "Celebration days" ha avviato l'organizzazione dello stesso, avendo in passato recensito il già citato Dead poets society, il pensiero è andato subito ad Hook, pellicola certo minore di Steven Spielberg che, però, non solo il sottoscritto ha sempre amato molto, ma che in qualche modo rende l'idea di tutto ciò che il buon Robin ha simboleggiato - e continuerà a simboleggiare - per il pubblico: un uomo dalla grande ironia e dirompente fantasia, capace di far toccare le stelle con un dito ed al contempo segnato da una profonda malinconia, una traccia di tristezza che, come una lacrima indelebile, rimane tracciata sul viso come una cicatrice anche nel pieno di una risata.
Il confronto tra il suo Peter Banning pronto a lottare per i propri figli e per ritornare Pan ed Uncino è quello dell'innocenza dell'infanzia e la sua energia contro i dubbi e le ombre dell'età adulta, ma anche della fantasia opposta al realismo - come fu, in precedenza, anche per il cult firmato da Peter Weir -: la sequenza della cena alla tavola dei Bambini perduti, una delle chicche della pellicola nonchè tra le più belle che possa ricordare della mia infanzia di spettatore con il duello verbale ed immaginifico tra Peter e Rufio ben rappresenta un titolo che, forse, non brillerà a livello di qualità complessiva ma che, di fatto, ha segnato la crescita della generazione del sottoscritto, e che mi pareva giusto riprendere tra le mani nel giorno in cui tutti ricordiamo il suo indimenticabile protagonista.
Interessante anche che anche il mio acerrimo nemico Cannibal Kid abbia scelto quest'oggi di recensire Hook, quasi a sottolineare i nostri ruoli all'interno della blogosfera, forse più simili a quelli di Peter e Rufio che non a quelli dello stesso Pan ed Uncino: in fondo, la fantasia e la voglia di esprimere la propria identità e passione uniscono sotto la stessa bandiera - ovviamente dei Bambini perduti - anche personalità diverse come le nostre, ed in fondo lo stesso Robin Williams era in grado con le sue espressioni, la mimica e quegli occhi quasi spiritati di dare voce a questa particolare energia.
Per questo, probabilmente, ci mancherà così tanto, e finiremo a rivedere le pellicole che l'hanno visto protagonista con la stessa gioia venata dalla malinconia che esprimeva con tanta forza.
Mi rendo conto di non stare scrivendo, di fatto, propriamente del film - ma potrebbe essere un bene, considerato che a sequenze splendide come quella già citata della cena con sfida di parole e alla parte
iniziale da favola dark vengono contrapposti passaggi forse eccessivamente zuccherosi, ed una Trilli interpretata da Julia Roberts che non è mai riuscita a convincermi -, ma poco importa: il Peter Pan ritrovato di Robin Williams è genio e sregolatezza, improvvisazione e goduriosa sovversività, dunque trasformare una "fredda" recensione in un omaggio sentimentale mi pare assolutamente un bene.
Per i ricordi che ho di questo film e della mia infanzia.
Per la fantasia e i Bambini perduti.
Per Rufio, Peter e anche per Uncino.
E, ovviamente, per Robin Williams.
Bangarang.
Vola in alto, Capitano.
Seconda stella a destra, e poi dritto fino al mattino.
MrFord
"Sono o non sono il Capitan Uncino?
E allora quando vi chiamo lasciate tutto e correte
e fate presto perché
chi arriva tardi lo sbrano."
La trama (con parole mie): uno
speleologo accompagnato dal nipote e dalla sua fidanzata viaggiano
attraverso l’America alla ricerca di reperti che documentino la
vita dei dinosauri in quei luoghi, centinaia di migliaia di anni fa.
Scovato un dente di Gorgosauro, ha
inizio una sorta di viaggio indietro nel tempo che porta a seguire la
storia di Patchi, un Pachirinosauro che, con il suo branco, cresce e
diviene adulto una migrazione dopo l’altra, lottando per la
sopravvivenza in un mondo feroce e per la sua identità rispetto ai
suoi simili così come a se stesso.
Accompagnato dal fratello e dalla
possibile compagna per la sua vita “da grande”, così come da un
pennuto che funge da narratore della vicenda, Patchi mostrerà i lati
magici e quelli spaventosi della vita ancestrale di quell’epoca
remota.
A volte, non si capisce bene per quale
motivo ci si imbarchi in alcune visioni: certo, l’amore per il
Cinema finisce per giustificare anche tentativi legati a titoli
chiaramente pronti a confermarsi scarsi, il blog a tenersi aggiornati
anche rispetto alle novità che meno ci attraggono, eppure dovrebbe
sempre esserci un limite.
Quando, però, anche il lavoro finisce
per rendere particolarmente pesanti le ultime giornate prima delle
ferie, si finisce per cadere vittime anche dei tranelli più biechi
della grande distribuzione come A spasso con i dinosauri, uscito in
sala qualche mese fa principalmente per spingere il 3D – che
continuo a detestare, neppure troppo cordialmente – e la classica
invasione da multisala da parte di tutte quelle famiglie composte da
spettatori occasionali pronte ad anestetizzare per un’ora e mezza i
figli nel corso del weekend.
Il lavoro, australiano d’origine –
purtroppo per il mio legame con il continente Down Under – e
realizzato unendo riprese naturalistiche ad un lavoro decisamente
notevole di computer graphic, cerca di riportare l’attenzione
soprattutto del pubblico più piccolo all’epoca dei dinosauri,
vent’anni fa rilanciata dall’efficace – seppur non perfetto –
Jurassic Park e da allora finita almeno parzialmente nel
dimenticatoio.
Per poter ingraziare gli adulti
accompagnatori, invece, si adotta l’ormai inflazionata e sempre
fastidiosa tecnica del narratore esterno ammiccante ed almeno sulla
carta ironico, che dovrebbe coinvolgere i genitori ai quali, di
norma, poco importa di nomi e caratteristiche di lucertoloni vissuti
sulla Terra centinaia di migliaia di anni or sono.
Ora, non so come si siano comportati
gli australiani o i distributori del resto del mondo, ma di sicuro la
versione italiana – dal protagonista al suo decisamente poco
sopportabile compagno di viaggio volante – finisce per essere
quantomeno agghiacciante sia per quanto riguarda la scelta delle
battute – quella del weekend lungo associato alla migrazione è assolutamente da brividi, e
purtroppo non è neppure l’unica -, pronta ad appesantire uno
svolgimento degno del peggior film Disney, tutto prevedibilità e
retorica.
Non che voglia necessariamente sfogare
un’ira particolarmente funesta su questo titolo – che, di fatto,
è sostanzialmente innocuo per la sua pochezza -, anche perché resto
convinto che gli spettatori più piccoli potrebbero comunque
risultarne affascinati, se non altro per gli scorci mozzafiato e la
classica storia di riscatto che vede protagonista il piccolo Pachirinosauro che da outsider diviene riferimento per il suo branco,
quanto criticare per l’ennesima volta lo sfruttamento bieco che le
case di produzione continuano ad operare rispetto ad operazioni come
questa e la capacità quasi innata del pubblico di caderci con tutte
le scarpe, neanche fosse difficile capire di essere protagonisti
della classica operazione mangiasoldi pronta a gonfiare le tasche
delle majors e dei gestori dei multisala pronti a sfregarsi le mani
per ogni confezione di pop corn, caramelle o bibita servita prima
dell’ennesima proiezione che dovrebbe riportare tutti indietro nel
tempo come per magia, ma che finisce per essere, semplicemente,
l’ennesima vuota illusione di un Cinema che non sa più emozionare
a certi livelli.
MrFord
"D-I-N-O-S-A-U-R a dinosaur
D-I-N-O-S-A-U-R a dinosaur
and O-L-D M-A-N
you're just an old man
hitting on me what?
You need a cat scan."