giovedì 28 febbraio 2013

Thursday's child


La trama (con parole mie): in linea con gli agghiaccianti risultati delle appena concluse elezioni, ecco pronto per noi tutti uno di quei weekend pressochè inutili che porteranno tutti gli spettatori a scegliere il meno peggio confidando nel fatto che il pubblico restante non decida di liberare la sua anima più masochista optando per il male maggiore. Cosa dite!? E' una storia che avete già sentito?
Purtroppo lo so bene. E per una volta, lo sa bene anche il Peppa Kid, mio di norma antagonista.
Ma che ci volete fare!? Resistiamo e andiamo avanti. A meno che non si decida di partire per la Siberia.

"Questi sono Ford e il Cannibale: ora li mandiamo dritti dritti ad una bella battuta di caccia."

Educazione siberiana di Gabriele Salvatores


Il consiglio di Cannibal: meglio un’educazione siberiana che una fordiana
Gabriele Salvatores è un regista che non mi esalta particolarmente. A lui riconosco comunque una certa dose di coraggio e di voglia di provare a cimentarsi con film e generi diversi. Considerando come in Italia molti, una volta trovata una formula anche solo un minimo fortunata, si accontentano di replicarla stancamente a vita, non è una dote da poco. I risultati però nel suo caso sono altalenanti…
Per questo Educazione siberiana qualcuno ha osato scomodare paragoni addirittura con C’era una volta in America e non mi sembra il caso. Lo dice uno che con i paragoni assurdi c’ha una certa familiarità. E pure Ford è un altro che su queste cose non scherza mica…
Le premesse per qualcosa dal respiro internazionale e di diverso dalle solite produzioni italiane ci sono, poi i risultati come sempre con Salvatores sono un’incognita. Così come i risultati delle elezioni italiani. E come ogni film consigliato da Ford che può rivelarsi o una ciofeca media oppure una ciofeca gigantesca.
Il consiglio di Ford: prepariamoci per emigrare in Siberia, lì forse la fauna locale riesce a votare meglio degli abitanti della Terra dei cachi!
Salvatores è un regista che, ai tempi dei suoi esordi, riusciva sempre a convincermi con il giusto equilibrio tra scanzonato panesalamismo all'italiana ed un pizzico di autorialità che non guastava mai: poi ha iniziato a scopiazzare clamorosamente i registi in voga in questa o quella stagione e ad appigliarsi a classici del passato, e progressivamente mi è parso sempre più un fuoco di paglia senza più alcuna idea che meritasse questo nome. Ora torna alla carica portando sullo schermo l'adattamento di un romanzo che strabiliò la critica qualche anno fa e che personalmente non ho letto, speriamo non si tratti dell'ennesima operazione furbetta e che, almeno, valga la pena di una visione quantomeno discreta. Un po’ come paiono essere diventati i gusti del Cannibale ultimamente.

Peppa Kid al termine di una qualsiasi Blog War in procinto di essere asfaltato da Ford.

Upside Down di Juan Diego Solanas


Il consiglio di Cannibal: Cannibal è sempre Up, Ford è sempre Down
Filmetto già visto. Carino. Visivamente è molto interessante, e non solo per la presenza della sempre magnifica Kirsten Dunst, mentre purtroppo a livello di sceneggiatura è un po’ esilino.
Io una visione comunque la consiglio, soprattutto in una settimana più down che up come questa.
Consiglio anche di non stare a dare troppo peso ai consigli fordiani, se non volete che vi butti down l’umore ancora più di quanto possa fare la situazione politica nazionale. E non è un’impresa da poco.
Il consiglio di Ford: più che Up, questa settimana mi sa tanto che ci aspetta molto Down.
Film parecchio inutile nonostante il fascino visivo che ho già visto parecchio tempo fa e che a brevissimo farà la sua comparsa qui al Saloon, che vale la visione più per gli effetti - davvero interessanti - che per la storia, che è riuscita ad entusiasmarmi meno delle tresche adolescenziali di Peppa Kid o dei risultati delle elezioni politiche. Se proprio non avete altro da recuperare, fate un tentativo non troppo convinto con questo.

Ford e Cannibale preparano la loro strategia in vista dello scontro che li vedrà annichilire Giocher e Dottor Massis.

Non aprite quella porta 3D di John Luessenhop


Il consiglio di Cannibal: se bussa Ford, non aprite a quella porta (3D o meno che sia)
Ma ancora?
L’ultimo remake del cult horror degli anni ’70 tanto esaltato da Ford era quello con Jessica Biel uscito 10 anni fa. Remake parecchio squallido. Visto che quello non bastava, adesso ne arriva un altro che rischia di essere ancora più squallido.
Dove andremo a finire, se continueremo così? Finiremo peggio della Grecia? Finiremo persino a bussare alla porta di Ford?
Il consiglio di Ford: io non busso alla porta del Coniglione, la abbatto a bottigliate!
Trascurabilissimo - per non dire orrido - reboot di un cult dell'horror di tutti i tempi buono giusto per le inquadrature al limite del soft-porno alle due notevoli protagoniste femminili che ho già visto e massacrerò a dovere a breve neanche fossi un novello Leatherface nei prossimi giorni, ulteriore segno del declino che sta vivendo il genere, quasi peggiore di quello che attraversa la Terra dei cachi, ormai allo sbando completo, e la mente del Cannibale, che non so a quale remake con Jessica Biel voglia attribuire la mia approvazione.
Nota cannibale: l’esaltazione era riferita all’originale, non al remake. Anche se secondo me Ford s'è esaltato pure con quello...

"Solo il pensiero di Ford mi fa venire voglia di spogliarmi!"
Non ci indurre in tentazione di N. Santi Amantini


Il consiglio di Cannibal: …ma liberaci dal Ford
E veniamo al capitolo ogni settimana più atteso da voi fedeli lettori cannibalini e (ahivoi) fordini. Il capitolo dedicato alle uscite italiane inutili. Quei film che già fin dal trailer capisci una cosa: che non li vedrai mai. Per carità, poi magari si scopre che sono dei capolavori, ma se il trailer fa già pena, ciao belli, io ci rinuncio. In Italia si dovrebbe imparare una cosa, oltre a votare con il cervello e a tornare a girare dei film interessanti: realizzare dei trailer intriganti. Sarebbe già un primo passo.
E a proposito di primi passi e di crescita: ma vi immaginate che bello se la prima parola del figlio di Ford fosse: “Cannibal”? (okay, non c’entrava niente con il film, però avevo voglia di chiederlo).
Il consiglio di Ford: non vi induco in tentazione, ma vi libero dal Male. Cannibal? No, qualcuno di ben peggiore che ha quasi vinto le elezioni.
Non passa settimana senza che ci si trovi ad affrontare filmetti inutili prodotti e distribuiti nel Paese dei voti discutibili quando pellicole splendide come ad esempio i quattro quinti dei candidati all'Oscar per il miglior film straniero non trovano spazio manco a pagare.
Quello, invece, spazio lo trova sempre.
Quello, non il Cannibale.

Reazione del votante (intelligente) medio a fronte degli ultimi risultati elettorali.
Tutti contro tutti di Rolando Ravello


Il consiglio di Cannibal: tutti contro Ford
Un film da regista in Italia non lo si nega a nessuno e quindi dopo i vari Siani, Ceccherini, Papaleo etc., ecco che debutta dietro alla macchina da presa pure Rolando Ravello. Chi è Rolando Ravello???
E che ne so io… è quello pelato noto per film come… e anche… e poi pure per…
Avete capito, no?
A questo punto fatelo fare anche a me e a Ford un film da attori, registi e sceneggiatori.
Il consiglio di Ford: tutti contro di lui. Proprio lui. Magari! Peccato che siamo in Italia.
Non voglio neppure alla lontana prendere in considerazione un filmetto di questo genere, segno del declino culturale - e non solo - che vive un'Italia sempre più in crisi.
Mi accodo alla richiesta del Cannibale: fate fare anche a noi due un film. Sicuramente verrebbe meglio di certa merda che finisce in sala.

"E così quelli sono Ford e Cannibale: c'è da avere paura!"

Nitro Circus: The Movie 3D di Gregg Godfrey, Jeremy Rawle


Il consiglio di Cannibal: ma che è?
Io già solo quando leggo 3D nel titolo sento puzza di bufala lontano un miglio. Come quando sento una promessa elettorale shock. Per di più, si tratta di una roba spericolata alla Jackass di serie B. Una roba che insomma giusto Ford potrebbe correre a vederlo, manco si trattasse di un concerto del suo gruppo preferito: i Modà ahahà.
Il consiglio di Ford: ultimamente basta avere nel titolo 3D o circus, ed ecco che si è pronti per la distribuzione.
A questo punto mi viene un dubbio: ma una certa campagna elettorale è stata fatta promettendo il 3D per tutti!?!?
Roba da pazzi. E parlo rispetto alla distribuzione così come al voto.
Neppure il Cannibale avrebbe osato tanto.
E questo dice tutto.

Ford e Cannibale alle prese con una nuova variante delle Blog Wars.

Cockneys vs zombies

Regia: Matthias Hoene
Origine: UK
Anno: 2012
Durata: 88'




La trama (con parole mie): Andy e Terry sono due fratelli figli di rapinatori che non hanno combinato troppo nella vita, e che il nonno - reduce della Seconda Guerra Mondiale - non esita a bastonare a dovere per la loro poca concretezza. Un giorno, per salvare la casa di riposo dove il vecchio combattente vive, i ragazzi decidono di organizzare un colpo che possa mettere al sicuro la struttura dalle speculazioni edilizie di un'impresa che vorrebbe piazzare al suo posto - almeno sulla carta - una serie di palazzoni ultramoderni, senza sapere che nel frattempo proprio dai cantieri degli stessi è pronta a propagarsi un'epidemia destinata a trasformare Londra in un teatro di guerra tra superstiti umani e zombies.
I fratelli, una volta ottenuto il denaro grazie all'aiuto della cugina e di due strampalati compagni di banda, dovranno dunque fare fronte ad una minaccia ben peggiore della polizia e tornare a salvare il nonno ed i suoi arzilli compagni di "riposo".




Fino a qualche anno fa parlare di zombie significava, in ambito cinematografico, confrontarsi volenti o nolenti con l'eredità lasciata dalla saga realizzata da quel geniaccio cattivo di George A. Romero, che con la sua nerissima critica sociale ha, di fatto, segnato l'immaginario collettivo della settima arte - e non solo -.
D'improvviso, poi, come un fulmine a ciel sereno è giunto lo strepitoso Shaun of the dead firmato da Edgar Wright, che oltre a stupire il Maestro in persona - che omaggiò il giovane regista anglosassone ospitando lui ed il suo protagonista ed attore feticcio Simon Pegg in La terra dei morti viventi, proprio nel ruolo di zombies - ha di fatto settato un nuovo standard per i prodotti di questo genere, realizzando quella che, senza dubbio, è stata la prima vera e propria commedia horror autoriale portata sul grande schermo.
Cockneys vs zombies si inserisce nel filone generato proprio da quest'ultima pellicola, mescolando atmosfere e stile che ricordano quelli di Misfits - riuscitissimi i titoli di testa in stile comic book - allo sfruttamento di una delle figure cardine della mitologia horror di tutti i tempi, che nonostante la mancanza di mobilità o espressività particolari ha mietuto successi ad ogni latitudine: lo zombie, per l'appunto.
Il regista Matthias Hoene, cool abbastanza e furbo ad utilizzare gli anziani ospiti della casa di riposo come asso nella manica per colpire e divertire il pubblico, però, risulta decisamente più acerbo dietro la macchina da presa del già citato - e mitico - Wright, finendo per portare sullo schermo un film assolutamente divertente e fresco ma incapace di bissare il successo - ed eguagliare la qualità - di Shaun e dei suoi creatori.
Senza dubbio, comunque, il risultato finale risulta quantomeno piacevole e perfetto per una serata senza troppo impegno da passare schiantati sul divano con il cervello spento: e nonostante il cast sia per la maggior parte non all'altezza di una distribuzione internazionale la scrittura e le situazioni forniscono un ottimo contrappeso regalando momenti assolutamente esilaranti ed un setting - la casa di riposo - sfruttato in precedenza solo da Don Cosciarelli nel suo mitico Bubba Ho Teep.
Le gag sfornate dalla giovane banda di aspiranti rapinatori, infatti, non bastano per conferire loro il ruolo di veri protagonisti della vicenda, saldamente nelle mani degli anziani in lotta con gli zombies - la fuga con il deambulatore dai basculanti mostri liberi nel giardino è già un piccolo cult fordiano - guidati dal battagliero nonno dei protagonisti, reduce della Seconda Guerra Mondiale che non sfigurerebbe di certo accanto al Walt Kowalski di Gran Torino in quanto a palle d'acciaio e ruvidità di maniere.
Dunque, tra una sventagliata di mitra ed un colpo di katana, una risata ed una bella, sana esplosione di teste di morti viventi, con Cockneys vs zombies non si assiste di certo ad una rivoluzione del genere ma ad un comodo, godurioso, senza pretese divertissement, che nei tempi di magra o in caso di eccessiva stanchezza a seguito degli impegni quotidiani finisce senza dubbio alcuno per starci da dio.
O da qualunque cosa abbia deciso di scoperchiare le fosse e liberare qualche cadavere per le strade del nostro tempo: in ogni caso, le capicollanti minacce troveranno sempre qualche battagliero nonnetto pronto a fare loro un considerevole culo a strisce.


MrFord


"Watching the people get lairy
it's not very pretty I tell thee
walking through town is quite scary
it's not very sensible either
a friend of a friend he got beaten
he looked the wrong way at a policeman
would never of happened to Smeaton
an old leodensian."
Kaiser Chiefs - "I predict a riot" -


mercoledì 27 febbraio 2013

Anna Karenina

Regia: Joe Wright
Origine: UK
Anno: 2012
Durata: 129'




La trama (con parole mie): Anna Karenina, nobildonna di San Pietroburgo nella prima metà dell'ottocento sposata al politico Karenin, molto più anziano di lei, in viaggio verso Mosca per riconciliare suo fratello con la moglie alle prese con una crisi coniugale, conosce il giovane militare in carriera Vronsky.
Tra i due scoppia una passione travolgente che porterà la donna a stravolgere le regole della società finendo per lasciare il marito in modo da poter vivere l'amore per il nuovo compagno, ed assumere di fatto i connotati della reietta: e mentre Karenin farà di tutto per continuare ad andare incontro alla madre di suo figlio, Anna finirà per crollare sotto il peso del suo nuovo ruolo e di quello che vorrebbe per Vronsky la famiglia di lui.
Un dramma da camera che coinvolgerà, in qualche modo, anche Levin e Kitty, vittime come Anna dell'amore, ma destinati ad un fato ben differente.





Normalmente qui al Saloon non hanno vita facile i film all'interno dei quali la forma ha in qualche modo, sempre e comunque la priorità sulla sostanza: quando non si tratta di proposte radical chic destinate ad essere bottigliate, infatti, è facile che si tratti di blockbuster d'autore che di norma finiscono per essere più noiosi, bolsi e pesanti di titoli effettivamente autoriali ed effettivamente lenti come la più monumentale delle epopee russe.
E proprio con l'epopea russa si cimenta Joe Wright, regista patinatissimo che stando a quello che è il mio panesalamismo sulla carta dovrei detestare e che al contrario ho sempre trovato enormemente talentuoso, in particolare grazie alla prova che fornì con l'eccezionale Espiazione, drammone romantico che ai tempi fece grande scalpore qui in casa Ford, in bilico tra sentimenti, commozione, piani sequenza vertiginosi ed una confezione impeccabile.
Non è da meno questa sua versione di Anna Karenina, romanzo supercult di intere generazioni - che io non ho letto, giusto per metterlo in chiaro - firmato da uno dei nomi di riferimento della Letteratura mondiale, Lev Tolstoj, filtrato attraverso un gusto al limite del kitsch ed una sensibilità che, più che ricordare il dramma spaccacuore da togliere il respiro, strizza l'occhio a Baz Luhrmann e al musical in grande stile: onestamente siamo ben lontani dall'avere di fronte un'opera memorabile o un Capolavoro struggente, ma è inequivocabile che il lavoro di Wright sia impressionante dal punto di vista visivo, a partire dai suoi riferimenti al Teatro fino all'uso dei carrelli, delle scenografie, degli agganci tra le scene, di piccoli squarci di poesia pura ben nascosti da una confezione che pare avere la priorità su tutto il resto - la lettera strappata diventata fiocchi di neve, per quanto scontata possa suonare, mi ha strappato un'espressione di pura meraviglia -.
Anche il cast risulta sorprendentemente azzeccato, nonostante Keira Knightley - ultimamente sempre più insopportabile -, in particolare grazie ad un Jude Law granitico e lontano dal suo vecchio status di sex symbol e a Matthew MacFayden, che con il suo Oblonsky riesce nell'intento di rendere credibile un personaggio fatto macchietta come fosse il più profondo tra i protagonisti del dramma, riportando alla mente del sottoscritto addirittura lo spirito di alcuni degli Ekdal del Capolavoro - quello senza dubbio - di Bergman Fanny e Alexander.
Non so ora se i puristi dell'opera letteraria potranno apprezzare l'approccio decisamente più scanzonato scelto da Wright per rendere probabilmente più fluida ed elegante la narrazione, ma per una volta posso tranquillamente affermare che la forma riesce ad essere di maggiore aiuto rispetto alla sostanza non soltanto per quanto riguarda il ritmo della pellicola, ma soprattutto per quanto concerne il suo "corpo", quasi non fosse possibile scindere il suo lato terreno, la sua apparenza, dai contenuti: in questo senso il buon Joe è riuscito in qualche modo a fornire un ritratto forse fin troppo perfetto della materia che l'ha ispirato, plasmata sui sentimenti e sulla travolgente portata degli stessi ma anche sull'attrazione irresistibile e selvaggia, sul colpo d'occhio come veicolo per i cuori che battono, le pelli che si sfiorano, la voglia che sale, irrefrenabile, a scapito di qualsiasi contesto sociale, regola o senso della ragione e della morale.
Del resto i narratori russi, troppo spesso accusati di una certa qual freddezza di fondo, risultano in realtà tra i più intensi che la Letteratura abbia mai conosciuto: Wright, affrontando una sfida certo non facile, ha scelto di non prendersi così tanto sul serio da risultare spocchioso e raccontare un amore privo di mezze misure senza farsi soffocare dall'epica e dai contenuti, sfruttando la valvola di sfogo dell'occhio che vuole la sua parte per dare una sua interpretazione del "sacro" attraverso un fiume di magnifico "profano" che a volte, come in questi casi, non fa certo male.
In un certo senso, dunque, questa Anna Karenina non sarà la donna della vita, ma senza dubbio causerà turbamenti e lesioni ai muscoli del collo di molti degli spettatori che ne incroceranno il cammino e si troveranno costretti a voltarsi cercando uno sguardo che potrebbe cambiar loro la vita.
Fosse anche solo per una notte.


MrFord


"Hai ragione tu
cosa voglio di più
cosa voglio
Anna
voglio Anna.
Non hai mai visto un uomo piangere
apri bene gli occhi sai perchè tu ora lo vedrai
apri bene gli occhi sai perchè tu ora lo vedrai."
Lucio Battisti - "Anna" -


martedì 26 febbraio 2013

The sessions

Regia: Ben Lewin
Origine: USA
Anno: 2012
Durata: 95'



La trama (con parole mie): Mark O'Brien, giornalista e scrittore trentottenne colpito dalla polio a sei anni e costretto a vivere con l'ausilio di un polmone d'acciaio, decide di provare per la prima volta l'esperienza del sesso, vissuto fino a quel momento come una punizione ed una colpa a causa della sua profonda fede religiosa, che passa anche attraverso i colloqui con il confessore Padre Brendan.
Per poter affrontare al meglio questa esperienza, Mark si rivolge ad una terapista professionista, Cheryl, che dovrà educarlo come fosse un bambino alla consapevolezza del proprio corpo prima di aiutarlo a scoprire le gioie del sesso: tra i due, sessione dopo sessione, nascerà un legame più profondo di quanto entrambi potessero credere, e che lascerà un segno indelebile nelle loro esistenze.





Diverse volte, ormai, è capitato che parlando di film che affrontano argomenti delicati come la disabilità tornassero a galla i miei ricordi dell'anno - o quasi - del servizio civile, prestato all'inizio del nuovo millennio e ancora oggi l'esperienza lavorativa più intensa e costruttiva che abbia avuto: ricordo che quell'ormai lontano trenta novembre del duemila mi trovai spiazzato all'idea di dover affrontare quotidianamente la gestione di ragazzi più o meno della mia età alle prese con la realtà della disabilità fisica, e che l'ultimo servizio di quel giorno, che consistette nell'andare a prendere al suo pensionato Gloria e portarla a lezione fu assolutamente sconvolgente.
Questa ragazza studiava psicologia, aveva un paio d'anni meno di me, lunghi capelli ricci, occhiali che oggi si definirebbero da hipster ed un sorriso splendido: operata per un tumore al cervello, aveva perso la capacità di camminare correttamente, ed ormai priva del senso dell'equilibrio pareva più una sorta di caricatura del tipico sbronzo del sabato sera, perennemente basculante.
Il tragitto non era lungo, ma ricordo che ebbi paura di perdermela per strada e farla cadere praticamente ad ogni passo: lei mi incoraggiò, e per passare il tempo chiacchierammo di musica, in particolare dei R.E.M., la sua band preferita.
Poi c'era Panzer, uno studente di filosofia che era anche l'unico tra gli assistiti che notavo non avere un trattamento riservato e buonista agli esami e con i voti, o che aveva amici - e amiche - in facoltà proprio perchè risultava intelligente, ironico ed interessante, e non perchè facesse in qualche modo figo e alternativo avere un compagno disabile. Panzer - che ad ogni suo passaggio sfracellava i coglioni a tutti noi obiettori imponendo interminabili giri di colloqui con professori o alla ricerca di testi sconosciuti ai più - aveva perso la vista a undici anni a causa di una malattia genetica.
Ricordo che una volta mi disse, rispetto a sua sorella maggiore che per la stessa malattia si era ritrovata cieca quando di anni ne aveva diciotto: "A me dispiace per lei, perchè considerata l'età che aveva quando è successo non è riuscita ad accettare la cosa con la mia stessa serenità".
Pazzesco, ho pensato. Questo ha due coglioni grossi come quelli di tutti gli Expendables insieme.
Ed eccoci a quello che ho pensato rispetto a The sessions: a questo film mancano quei coglioni.
Perchè se John Hawkes è fenomenale, l'ironia gestita alla grande e la materia trattata con delicatezza ed intelligenza, l'evoluzione dello script sobria e non esageratamente ruffiana - considerato il soggetto -, al termine della visione ho avuto una sensazione di un vuoto che non avevo percepito con Quasi amici e neppure con il da me piuttosto criticato Lo scafandro e la farfalla, tantomeno con un cult totale come E Johnny prese il fucile - ma in questo caso non si parla esplicitamente di disabilità - o con il meraviglioso Million dollar baby: un peccato, da un lato, perchè il personaggio di Mark O'Brien - ispirato al suo corrispettivo reale - è davvero interessante sia per l'approccio quasi alleniano al sesso e basta ed al gentil sesso, e dall'altro perchè l'idea di mostrarlo come se il trauma della malattia l'avesse in qualche modo imprigionato ai tempi del suo essere ancora sano - e dunque bambino - potevano fornire spunti meno patinati e più coraggiosi almeno nella loro rappresentazione.
Certo, da un lato un merito del lavoro di Ben Lewin è stato proprio quello di non esagerare nell'essere paraculo - ed in questi casi una certa percentuale di ruffianeria è da mettere in conto - e di riuscire comunque ad emozionare il pubblico, ma avendo avuto un precedente neppure troppo lontano come quello del già citato lavoro di Toledano e Nakache il risultato risulta comunque edulcorato, quasi ad una sonata da camera si opponesse un brano soul proprio come nella celebre sequenza con protagonista lo straripante Driss nella pellicola francese clamorosamente esclusa dagli Oscar.
Se nel complesso ho avvertito, dunque, una mancanza di attributi per un film che, pur se basato sulla poesia e sul sussurrato, pareva avere un profondo terrore di alzare un pò la voce - ed i toni -, considero riuscitissime tutte le parti dedicate ai comprimari, in particolare l'assistente di Mark, Vera, descritta in punta di piedi eppure a mani basse il charachter più sfaccettato ed interessante dell'intera pellicola.
Meglio rispetto alle aspettative che potevo avere in merito - si prevedevano bottigliate selvagge, così sulla carta - ma decisamente troppo poco per farmi ricredere come è già capitato più di una volta dall'inizio dell'anno.


MrFord


"Now, I'm gonna love you
till the heavens stop the rain
I'm gonna love you
till the stars fall from the sky for you and I." 
The Doors - "Touch me" -


lunedì 25 febbraio 2013

Academy Awards: Argo vaffanculo!


La trama (con parole mie): come ormai tutti saprete questa notte si è tenuta la cerimonia per l'assegnazione di quelli che sono, non ne vogliano i puristi ed i radical chic, i premi più importanti, celebrati e chiacchierati del mondo della settima arte. Come di consueto ci sono state delusioni e conferme, e come mi aspettavo il favorito fordiano Beasts of the Southern Wild non ha portato a casa neppure mezza statuetta.
Pazienza: almeno non ho visto trionfare i polpettoni più temuti, e posso addirittura dirmi contento e festeggiare con un sonoro "Argo vaffanculo".



Vita di Pi
Amour

Django Unchained

WINNER: Argo

Come già avevo a gran voce dichiarato, la mia speranza era tutta per un premio coraggioso e a sorpresa allo splendido Beasts of the Southern Wild. Dato che difficilmente la notte degli Oscar riserva coraggio e sorprese - in positivo, almeno - mi dovrò accontentare del pur ottimo Argo, che ha bruciato i superfavoriti della vigilia Les Miserables e Lincoln. Bene così e Argo vaffanculo! 



MIGLIOR REGISTA
David O. Russell (Il lato positivo)
WINNER: Ang Lee (Vita di Pi)

Steven Spielberg (Lincoln)
Michael Haneke (Amour)
Ben Zeitlin (Beasts of the Southern Wild)

Prima sorpresa in negativo della nottata: nonostante, infatti, il lavoro di Ang Lee mi abbia sorpreso con il suo finale e l'idea di realizzare una riflessione quasi "nolaniana" sulla Fede, siamo certamente ben lontani dal livello delle prestazioni degli altri nominati - e non nominati -.
A parte il mio preferito Ben Zeitlin, piuttosto avrei premiato molto volentieri David O. Russell per l'ottimo Il lato positivo. Peccato. 

 

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
WINNER: Daniel Day Lewis (Lincoln)

Denzel Washington (Flight)
Hugh Jackman (Les Miserables)
Bradley Cooper (Il lato positivo)
Joaquin Phoenix (The Master)

Tutto come doveva andare.
Peccato che in un mondo ideale Joaquin Phoenix avrebbe avuto di diritto la statuetta già tra le mani per la sua incredibile performance in The Master - che tra non troppo tempo verrà recensito qui al Saloon -. Fortunatamente l'Academy non è stata così conservatrice anche rispetto al film. 

 

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Naomi Watts (The Impossible)
Jessica Chastain (Zero Dark Thirty)
WINNER: Jennifer Lawrence (Il lato positivo)

Emmanuelle Riva (Amour)
Quvenzhané Wallis (Beasts of the Southern Wild)

Una delle statuette che mi ha dato maggiore soddisfazione: nonostante tutta la Blogosfera tifasse per la Chastain e la mia favorita fosse la piccola Quvenzhanè Wallis sono felicissimo per il premio a Jennfer Lawrence, attrice dal talento strepitoso e come se non bastasse una delle poche donne a mettere d'accordo in quanto ad estetica il sottoscritto e Peppa Kid. Scusate se è poco. 

 

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Flight

Zero Dark Thirty

WINNER: Django
Unchained
Amour

Moonrise Kingdom

Nonostante fossi tutto per lo script di ferro che Mark Boal ha firmato per Kathryn Bigelow, non posso certo essere dispiaciuto per il riconoscimento a Tarantino, che già avrebbe dovuto essere parte della cinquina dei migliori registi insieme a Ben Affleck, magari proprio al posto di Ang Lee. 

 

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Beasts of the Southern Wild

WINNER: Argo

Lincoln

Il lato positivo

Vita di Pi

Contento per Argo, non lo metto in dubbio, anche se a mio parere la sceneggiatura de Il lato positivo meritava un riconoscimento per la sua grande capacità di empatizzare con i personaggi e renderli vivi agli occhi del pubblico. Poteva comunque andare peggio, considerato Lincoln. 

 

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
WINNER: Christoph Waltz (Django Unchained)

Philip Seymour Hoffman (The Master)
Robert DeNiro (Il lato positivo)
Alan Arkin (Argo)
Tommy Lee Jones (Lincoln)

Premio sacrosanto. Lo Schultz di Waltz è uno dei charachters dell'anno. Se fosse andata diversamente, sarebbero partite cascate di bottigliate all'indirizzo dell'Academy. 

 

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Sally Field (Lincoln)
WINNER: Anne Hathaway (Les Miserables)

Jacki Weaver (Il lato positivo)
Helen Hunt (The Sessions)
Amy Adams (The Master)

Premio sacrosanto numero due. La Hathaway - che di norma detesto - ha sfoderato la prestazione della vita e meritava senza dubbio il riconoscimento. 

 

MIGLIOR FILM STRANIERO
WINNER: Amour

No

Rebelle

A Royal Affair
 

Una conferma che è stata anche tra le delusioni maggiori. Cinquina ottima, ma il lavoro di Haneke - che strizza l'occhio alla critica facendo quello che la stessa si aspetta da lui - è l'ultimo che avrei premiato rispetto al coinvolgente No, l'avventuroso Kon-Tiki, lo sconvolgente Rebelle e l'elegantissimo A royal affair, mio favorito. Nei prossimi giorni le recensioni di questi ultimi due titoli.




Mi dispiace per Tim Burton, tornato alla grande con il suo Frankenweenie, ma non posso che essere felice per l'ennesimo premio andato alla Pixar, che con Brave pare tornata agli standard cui eravamo abituati dopo il passo falso che fu Cars 2. 

 

MIGLIOR PRODUCTION DESIGN
Anna Karenina
Les Misérables
Vita di Pi
WINNER: Lincoln
 
MIGLIOR FOTOGRAFIA
Skyfall
Anna Karenina

Django Unchained

WINNER: Vita di Pi

Lincoln

MIGLIOR MIXAGGIO SONORO
Argo
WINNER: Les Misérables
Vita di Pi
Lincoln
Skyfall

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Argo
Django Unchained 
Vita di Pi
WINNER: Skyfall 
WINNER: Zero Dark Thirty

MIGLIOR COLONNA SONORA
Anna Karenina
Argo
WINNER: Vita di Pi

Lincoln 
Skyfall

MIGLIOR CANZONE
Before My Time (Chasing Ice)

Everybody Needs a Best Friend (Ted)

Pi’s Lullaby (Vita di Pi)

WINNER: Skyfall (Skyfall)

Suddenly (Les Miserables)

MIGLIORI COSTUMI
WINNER: Anna Karenina

Les Miserables

Lincoln

Biancaneve

Biancaneve e il cacciatore

MIGLIOR DOCUMENTARIO
WINNER: Searching for Sugar Man

How to Survive a Plague

The Gatekeepers

5 Broken Cameras

The Invisible War

MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO
Open Heart
WINNER: Inocente

Redemption

Kings Point

Mondays at Racine
 
MIGLIOR MONTAGGIO
Lincoln
Il lato positivo

Vita di Pi

WINNER: Argo

Zero Dark Thirty

MIGLIOR TRUCCO
Hitchcock 
Lo Hobbit: un viaggio inaspettato
WINNER: Les Misérables

MIGLIOR CORTO ANIMATO
Adam and Dog
Fresh Guacamole
Head over Heels
Maggie Simpson in “The Longest Daycare”
WINNER: Paperman
MIGLIOR CORTO
Asad
Buzkashi Boys
WINNER: Curfew
Death of a Shadow (Dood van een Schaduw)
Henry

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
WINNER: Vita di Pi

Lo Hobbit: un viaggio i
naspettato
The Avengers

Prometheus

Biancaneve e il cacciatore

Ho cercato il tuo nome

Regia: Scott Hicks
Origine: USA
Anno: 2012
Durata: 101'




La trama (con parole mie): Logan è un marine in servizio in Iraq, salvatosi grazie alla foto di una ragazza che non conosce portata indosso da uno dei suoi defunti commilitoni morto in un imboscata.
Tornato negli States dopo tre missioni, il ragazzo decide di scoprire chi è la donna misteriosa, andando alla sua ricerca - e di se stesso - nel profondo della provincia della Louisiana, trovando lavoro nel pensionato per cani dove proprio lei lavora.
Ovviamente tutto sarà come una favola - con tanto di cattivo -, ovviamente i due saranno perfetti e tutti d'un pezzo, ovviamente non ci sarà nulla che potrà fermare il "lucky one".
Insomma, già sapete come andrà a finire, no!?




Lo ammetto, la sera in cui decisi di recuperare questo film cercavo con tutte le mie forze qualcosa che potessi massacrare felicemente e guardare con attenzione a corrente alterna, considerata la stanchezza: del resto, Zac Efron e Nicholas Sparks insieme non potevano che essere garanzia di un titolo che, se soltanto fosse passato un paio di mesi fa al Saloon, si sarebbe senza dubbio alcuno guadagnato il suo bel posto nella top ten dedicata al peggio del 2012.
Già dalle prime sequenze, ambientate in Iraq ed inserite come una sorta di drammatico incipit della storia, si intuisce quale sarà il destino dello spettatore sano di mente medio: un'ora e mezza tra ridicolo involontario, retorica di grana grossa e sentimenti da romanzo rosa di infima categoria da osservare con gli occhi sgranati per lo stupore.
I ralenti sulle esplosioni alle quali miracolosamente scampa il protagonista regalano gli stessi picchi qualitativi di un film con Steven Seagal senza le risate che lo stesso coriaceo action hero ed il suo parruccone possono garantire, senza contare che Zac Efron nel ruolo del marine è credibile più o meno quanto Robert Pattinson in quello di seduttore.
Ma se fosse soltanto la parentesi dedicata alla guerra il problema, tutto sommato si potrebbe anche considerare Ho cercato il tuo nome come la classica proposta super patinata buona per il noleggio del sabato sera al pigiama party e via, senza colpo ferire dritta nel dimenticatoio: invece l'Iraq del cavaliere senza macchia Logan è soltanto la punta dell'iceberg di una vicenda stucchevole e zuccherosa a livelli ben oltre l'irritante, uno sberleffo alla logica neanche ci trovassimo nel peggior film horror possibile ed un vero e proprio monumento alla dannosa ottica del "buoni e cattivi" di stampo disneyano nella più irritante accezione del termine.
Dal cane del protagonista ovviamente sfruttato nell'ambito della storia solo come raccordo per l'aggancio alla ragazza della fotografia cui Logan deve in qualche modo la vita allo sceriffo locale rampollo del sindaco e padre del figlio di lei tutto suona posticcio e falso, fastidioso e scandalosamente fiabesco - e di nuovo, nella peggiore accezione del termine -: attori pessimi, situazioni al limite della fantascienza - il bambino, che ovviamente accetta il prode eroe americano come nuova figura maschile di riferimento, è buono, tranquillo, incredibilmente intelligente, dedito al violino e campione di scacchi, il morto che portava la foto era il fratello e non il marito della donna cercata dal protagonista, l'accettazione di Logan da parte della famiglia della ragazza e la sua abilità in ogni campo sfiorano l'incredibile, dall'addestramento dei cani alla ristrutturazione d'interni -, tutto si concentra in un cocktail da barista per turisti che risulta sempre più ridicolo con il passare dei minuti e la nascita della telefonatissima storia d'amore che è l'anticamera per uno dei finali peggiori che ricordi almeno nelle ultime dieci stagioni cinematografiche, un concentrato di buonismo e falsità di quelli da far venire voglia di pulp, molto pulp, pure troppo.
Effettivamente me la sono proprio andata a cercare, recuperando questa robaccia, e senza dubbio avrei potuto ripiegare per passare la serata su uno dei miei cari, vecchi film di botte che avrebbero procurato senza dubbio soddisfazioni maggiori e risparmiato la sensazione di aver buttato a mare del tempo prezioso, eppure anche pellicole come questa hanno il loro senso, in qualche modo: se non esistessero, continueremmo a ritenere il Cinema un'oasi felice di meraviglia e magia nella quale rifugiarci ogni volta che il mondo costringe la vita a mollare qualche colpo basso, mentre è importante che anche nell'ambito della settima arte sia chiaro che esistano il Male, il Pessimo, il punto zero sul grafico Pritchard, la cacca sullo zerbino.
Ho cercato il tuo nome è proprio quest'ultima.
Fatta dal cane che rifiuta di smettere di abbaiare del vecchio vicino rompipalle.


MrFord


"Why do I wish I never played 
oh what a mess we made 
and now the final frame 
love is a losing game."
Amy Winehouse - "Love is a losing game" -



domenica 24 febbraio 2013

Road to the Oscars: the Saloon way


La trama( con parole mie): nonostante i più radical chic e gli intenditori continuino ad affermare il contrario, l'appuntamento della notte degli Oscar è e resta l'avvenimento più atteso, discusso, celebrato e seguito dell'intero panorama della settima arte.
Proprio per questo, alla vigilia della cerimonia, anche il Saloon si ferma per indicare quelli che saranno i probabili vincitori senza risparmiarsi, in parallelo, di dichiarare quali saranno i preferiti del vecchio Ford, pronto come di consueto a raccogliere con i suoi beniamini soltanto le briciole dal sempre mitico tappeto rosso dove passeggerà tutto lo stardom hollywoodiano - e non solo -.


Miglior film

Nominations:

Il lato positivo
Zero Dark Thirty 

La statuetta dell'Academy: Argo, perchè voglio sperare che non vengano premiate marchette come Les Misérables o polpettoni come Lincoln.

Il white russian di Ford: Re della terra selvaggia, perchè è potenza, passione e bellezza. Ed una poesia su pellicola.

"Alan, il White russian take away di Ford è troppo forte, mi sta facendo andare fuori!"
Miglior attore 
Nominations:

Bradley Cooper per Il lato positivo 

Daniel Day-Lewis per Lincoln 

Hugh Jackman per Les Misérables 

Joaquin Phoenix per The Master  

Denzel Washington per Flight

La statuetta dell'Academy: Daniel Day Lewis, anche se il suo Lincoln è accademico e stopposo. E troppo statico.


Il white russian di Ford: Joaquin Phoenix, mostruoso nell'altrettanto potente The master. Potrà non stare simpatico a molti, ma resta uno degli attori più dotati della sua generazione.


"Ford non mi ha premiato, lo so. Non voglio rilasciare dichiarazioni."

Migliore attrice

Nominations:

Jessica Chastain per Zero Dark Thirty
Jennifer Lawrence per Il lato positivo 
Emmanuelle Riva per Amour
Quvenzhané Wallis per Re della terra selvaggia 
Naomi Watts per The Impossible 



La statuetta dell'Academy: Jessica Chastain, perchè è il simbolo di una rivincita femminile come lo fu qualche anno fa Kathryn Bigelow.


Il white russian di Ford: Quvenzhané Wallis, perchè è poesia pura come la sua Hushpuppy. Ma anche Jennifer Lawrence non mi starebbe male.


"Parlo con Ford? Ma non avevi detto di avere uno smartphone!?"

Miglior attore non protagonista

Nominations:

Alan Arkin per Argo 
Robert De Niro per Il lato positivo 
Philip Seymour Hoffman per The Master 
Tommy Lee Jones per Lincoln 
Christoph Waltz per Django Unchained 



La statuetta dell'Academy: Philip Seymour Hoffman, perchè è indubbiamente fenomenale.


Il white russian di Ford: Christoph Waltz, perchè è anche più di fenomenale. Quasi divino. Anzi, unchained.


Migliore attrice non protagonista

Nominations:

Amy Adams per The Master 
Sally Field per Lincoln
Anne Hathaway per Les Misérables 
Helen Hunt per The Sessions - Gli incontri
Jacki Weaver per Il lato positivo 



La statuetta dell'Academy: Anne Hathaway, perchè la sua performance in Les Misérables è stata indubbiamente strepitosa.


Il white russian di Ford: Anne Hathaway, perchè anche se la detesto, la sua performance in Les Misérables è stata indubbiamente strepitosa.

Miglior regia

Nominations:

Michael Haneke per Amour 
Ang Lee per Vita di Pi 
David O. Russell per Il lato positivo 
Steven Spielberg per Lincoln 
Benh Zeitlin per Re della terra selvaggia 



La statuetta dell'Academy: Steven Spielberg, perchè tecnicamente fa spavento e perchè non si possono permettere di ignorarlo.


Il white russian di Ford: Benh Zeitlin, perchè l'avrei data a Tarantino - che non è contemplato - e perchè il suo film è clamoroso.

Miglior sceneggiatura originale

Nominations:

Amour: Michael Haneke
Django Unchained: Quentin Tarantino
Flight: John Gatins
Moonrise Kingdom - Una fuga d'amoreWes Anderson, Roman Coppola
Zero Dark Thirty: Mark Boal



La statuetta dell'Academy: Django Unchained, perchè Tarantino non può essere ignorato decisamente con più meriti di Spielberg.


Il white russian di Ford: Zero Dark Thirty, perchè è un film straordinario per tecnica, scrittura e struttura. E il merito va diviso equamente tra regia e script.

Miglior sceneggiatura non originale

Nominations:

Argo: Chris Terrio
Re della terra selvaggia: Lucy Alibar, Benh Zeitlin
Vita di Pi: David Magee
Lincoln: Tony Kushner
Il lato positivo: David O. Russell



La statuetta dell'Academy: Argo, perchè sarà il vero trionfatore della notte degli Oscar.


Il white russian di Ford: Il lato positivo, perchè è l'oustider indie dell'anno, è scritto con empatia e profondità e rappresenta il sentimento ed il "goonie" dei candidati al miglior film.

Miglior film d'animazione

Nominations:

Ribelle - The BraveMark Andrews, Brenda Chapman
FrankenweenieTim Burton
ParaNormanSam Fell, Chris Butler
Ralph SpaccatuttoRich Moore


La statuetta dell'Academy: Brave, perchè la Pixar è una fucina di idee e tecnica impareggiabile.


Il white russian di Ford: Frankenweenie, perchè nonostante adori la Pixar, non posso non celebrare il ritorno del vero Tim Burton.

Miglior film straniero

Nominations:

Amour (Austria)
Rebelle (Canada)
No (Chile)
En kongelig affære (Denmark)
Kon-Tiki (Norway)


La statuetta dell'Academy: Amour, perchè Haneke deve vincere, altrimenti non avrebbe raccolto tutte le nominations elencate fino ad ora.


Il white russian di Ford: qui c'è stato un ribaltamento dell'ultimo minuto. Avevo lasciato una sorta di parimerito tra Kon-Tiki e Rebelle, ottimi entrambi, ma all'ultimo secondo En kongelig affaere ha sbaragliato la concorrenza. Un film che è riuscito a ricordarmi Barry Lyndon, con uno sguardo a tutto il male del Potere. Bellissimo.

Miglior fotografia

Nominations:

Anna Karenina: Seamus McGarvey
Django Unchained: Robert Richardson
Vita di Pi: Claudio Miranda
Lincoln: Janusz Kaminski
SkyfallRoger Deakins


La statuetta dell'Academy: Lincoln, indubbiamente un lavoro senza una sola sbavatura.


Il white russian di Ford: Lincoln, che per quanto noioso sia, resta una pellicola realizzata con maestria quasi insuperabile.

Miglior montaggio

Nominations:

Argo: William Goldenberg
Vita di Pi: Tim Squyres
Lincoln: Michael Kahn
Il lato positivo: Jay Cassidy, Crispin Struthers
Zero Dark Thirty: William Goldenberg, Dylan Tichenor


La statuetta dell'Academy: Argo o Lincoln, giusto per non smentirsi troppo.


Il white russian di Ford: Zero Dark Thirty, con la sua mezzora finale da paura.

Miglior production design

Nominations:

Anna Karenina: Sarah Greenwood, Katie Spencer
Lo Hobbit - Un viaggio inaspettatoDan Hennah, Ra Vincent, Simon Bright
Les Misérables: Eve Stewart, Anna Lynch-Robinson
Vita di Pi: David Gropman, Anna Pinnock
Lincoln: Rick Carter, Jim Erickson


La statuetta dell'Academy: Les Misérables, troppo patinato per non essere da Oscar.


Il white russian di Ford: Anna Karenina, un vero gioiello per gli occhi.

Migliori costumi

Nominations:

Anna Karenina: Jacqueline Durran
Les Misérables: Paco Delgado
Lincoln: Joanna Johnston
BiancaneveEiko Ishioka
Biancaneve e il cacciatoreColleen Atwood


La statuetta dell'Academy: Les Misérables, di nuovo troppo patinato per non essere da Oscar.


Il white russian di Ford: Anna Karenina, vale lo stesso discorso fatto sopra.

Miglior trucco

Nominations:

Hitchcock: Howard Berger, Peter Montagna, Martin Samuel
Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato: Peter King, Rick Findlater, Tami Lane
Les Misérables: Lisa Westcott, Julie Dartnell


La statuetta dell'Academy: Les Misérables, devo ripetermi!?


Il white russian di Ford: Lo Hobbit. Perchè l'ho adorato e perchè Peter Jackson è sempre un grandissimo, anche se con il trucco non c'entra nulla.

Miglior colonna sonora

Nominations:

Anna Karenina: Dario Marianelli
Argo: Alexandre Desplat
Vita di Pi: Mychael Danna
Lincoln: John Williams
Skyfall: Thomas Newman


La statuetta dell'Academy: Lincoln, valgono più o meno le stesse ragioni de Les Misérables.


Il white russian di Ford: una qualsiasi delle altre, giusto per non darla vinta a Lincoln.

Miglior canzone

Nominees:

Chasing Ice: J. Ralph("Before My Time")
Les Misérables: Alain Boublil, Claude-Michel Schönberg, Herbert Kretzmer("Suddenly")
Vita di Pi: Mychael Danna, Bombay Jayshree("Pi's Lullaby")
Skyfall: Adele, Paul Epworth("Skyfall")
TedWalter Murphy, Seth MacFarlane("Everybody Needs a Best Friend")


La statuetta dell'Academy: Skyfall, forse la statuetta più scontata della nottata.


Il white russian di Ford: Skyfall, il talento di Adele è unico, ed il pezzo spacca. Inutile cercare scuse.

Miglior mixaggio sonoro

Nominations:

Argo: John T. Reitz, Gregg Rudloff, José Antonio García
Les Misérables: Andy Nelson, Mark Paterson, Simon Hayes
Vita di Pi: Ron Bartlett, Doug Hemphill, Drew Kunin
Lincoln: Andy Nelson, Gary Rydstrom, Ron Judkins
Skyfall: Scott Millan, Greg P. Russell, Stuart Wilson


La statuetta dell'Academy: Les Misérables, giusto per non fargli mancare niente.


Il white russian di Ford: Skyfall, giusto per dare contro a Les Misérables e all'Academy.

Miglior montaggio sonoro

Nominations:

Argo: Erik Aadahl, Ethan Van der Ryn
Django Unchained: Wylie Stateman
Vita di Pi: Eugene Gearty, Philip Stockton
Skyfall: Per Hallberg, Karen M. Baker
Zero Dark Thirty: Paul N.J. Ottosson


La statuetta dell'Academy: Skyfall, perchè questi sono gli unici premi cui può ambire.


Il white russian di Ford: Zero Dark Thirty, vale lo stesso discorso fatto per il montaggio video.

Migliori effetti

Nominations:

The AvengersJanek Sirrs, Jeff White, Guy Williams, Daniel Sudick
Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato: Joe Letteri, Eric Saindon, David Clayton, R. Christopher White
Vita di Pi: Bill Westenhofer, Guillaume Rocheron, Erik De Boer, Donald Elliott
PrometheusRichard Stammers, Trevor Wood, Charley Henley, Martin Hill
Biancaneve e il cacciatore: Cedric Nicolas-Troyan, Phil Brennan, Neil Corbould, Michael Dawson


La statuetta dell'Academy: Vita di Pi, strepitoso dal punto di vista visivo e penalizzato rispetto ad altre pellicole fatte apposta per l'Academy per quanto riguarda i premi maggiori.


Il white russian di Ford: Lo Hobbit, un tripudio per gli occhi come per il cuore e lo spirito d'avventura.

Miglior documentario

Nominations:

5 Broken Cameras: Emad Burnat, Guy Davidi
The Gatekeepers: Dror Moreh, Philippa Kowarsky, Estelle Fialon
How to Survive a Plague: David France, Howard Gertler
The Invisible War: Kirby Dick, Amy Ziering
Searching for Sugar Man: Malik Bendjelloul, Simon Chinn


La statuetta dell'Academy: non conosco nessuno dei titoli, dunque vado totalmente a caso, The Gatekeepers.


Il white russian di Ford: stesso discorso. 5 broken cameras.

Miglior corto documentario

Nominations:

Inocente: Sean Fine, Andrea Nix
Kings Point: Sari Gilman, Jedd Wider
Mondays at Racine: Cynthia Wade, Robin Honan
Open Heart: Kief Davidson, Cori Shepherd Stern
Redemption: Jon Alpert, Matthew O'Neill


La statuetta dell'Academy: come sopra. Redemption.


Il white russian di Ford: e di nuovo. Open heart.

Miglior corto animato

Nominations:

Adam and Dog: Minkyu Lee
Fresh Guacamole: PES
Head Over Heels: Timothy Reckart, Fodhla Cronin O'Reilly
PapermanJohn Kahrs
The Simpsons: The Longest Daycare: David Silverman


La statuetta dell'Academy: ne ho visto solo uno, ma mi basta, e penso anche all'Academy. Paperman.


Il white russian di Ford: Paperman, senza se e senza ma.

Miglior corto

Nominations:

Asad: Bryan Buckley, Mino Jarjoura
Buzkashi Boys: Sam French, Ariel Nasr
Curfew: Shawn Christensen
Dood van een Schaduw: Tom Van Avermaet, Ellen De Waele
Henry: Yan England


La statuetta dell'Academy: mi pare di diventare monotono, rispetto ai premi di cui non conosco nulla e francamente mi interessa poco. Così a occhio l'Academy andrà con Asad.


Il white russian di Ford: io vado con Buzkashi Boys. Mi piace il nome.
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