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martedì 30 aprile 2013

The last stand - L'ultima sfida

Regia: Jee Woon Kim
Origine: Corea del Sud, USA
Anno: 2013
Durata:
107'
 




La trama (con parole mie): quando il leader del più potente cartello della droga messicano evade eludendo la sorveglianza dell'FBI aiutato da una talpa e si lancia in una rocambolesca fuga verso il confine a Summerton Junction neppure sanno dell'esistenza della criminalità organizzata. Il paesino di frontiera, infatti, è un posto tranquillo in cui perdersi tra il nulla e l'addio, così come ha fatto lo sceriffo Ray Owens, ex agente dei corpi speciali di Los Angeles che ha preferito una vita tranquilla alla lotta serrata per la sopravvivenza.
Quando l'arrivo degli uomini del boss giunti per preparare la sua fuga turba la tranquillità del luogo e comincia a causare morti, Owens dovrà rispolverare la vecchia grinta e dare al cartello la ripassata che neppure l'FBI con tutte le sue moderne tecnologie e squadre di SWAT è riuscita a dare: ennesima lezione, per qualsiasi criminale con velleità di successo, di correre dritti per la propria strada incuranti del fatto che si possa incrociare il cammino di Schwarzenegger. 
In questi casi, il destino è già segnato.




Quasi non mi sembra vero. 
Dopo Jimmy Bobo - anche se, a dire il vero, a livello di distribuzione dovrei dire prima - e Sly, torna sullo schermo con un action movie che pare uscito dagli anni d'oro del genere anche l'altro grande volto che animò la mia infanzia di appassionato di film tamarri e sguaiati, l'ex governatore della California finalmente e ancora una volta davanti alla macchina da presa Arnold Schwarzenegger.
Onestamente, considerati gli esperimenti riuscitissimi di Expendables ed Expendables 2, non posso che essere contento di questa new wave - neanche tanto new, dato che gli interpreti sono sempre gli stessi - che riporta nel pieno del calderone della settima arte le pellicole che tanto sono mancate nell'ultimo ventennio, spinte nel dimenticatoio dalla depressione degli anni novanta e dalla spocchia degli zero: Jee Woon Kim, regista funanbolo di Bittersweet life, Il buono il matto il cattivo e I saw the devil, sbarca negli States abbassando la testa di fronte alla grande produzione e al buon Terminator limando la sua abilità e mettendo la perizia all'esclusivo servizio dello spettacolo per quello che è un film d'intrattenimento come non se ne vedevano da tempo - Jimmy Bobo escluso, ovviamente -, che strizza l'occhio al Western dell'epoca degli spaghetti - Sergio Leone docet - e all'ormai classico plot buoni contro cattivi tipico degli eighties con tutti gli stereotipi del caso, dalla cavalleria inetta ed inutile che non arriva mai alla giovane spalla morta per scuotere gli animi e dare il via alle danze fino al faccia a faccia conclusivo all'interno del quale il protagonista si prodiga per fare pelo e contropelo ai malcapitati criminali guidati dall'idea di poter fare sempre e comunque di testa loro convinti del successo.
A proposito di questo, poi, continuo a chiedermi come sia possibile che un qualsiasi brutto ceffo, sgherro, mezza tacca o trafficante di droga terrore delle forze dell'ordine di tutto il mondo possa pensare di attraversare come se niente fosse un confine presidiato da Arnold Schwarzenegger: si deve essere decisamente, inesorabilmente, clamorosamente, stupidamente masochisti per considerare anche solo alla lontana una cosa del genere.
Ma che ve lo dico a fare!? 
Meglio per noi che a nuovo millennio ormai già avviato esistano ancora script in grado di valorizzare idee da b-movies come queste, perchè in caso contrario sarebbe impossibile divertirsi quanto accade godendo di ogni singolo colpo sparato - o menato - da Schwarzy nel corso di questa adorabile pellicola - adorabile nel senso che è impossibile non volerle bene -, che parte piano, tra una battuta ed il sospetto che andrà a finire proprio come si spera possa andare a finire ed esplode - in tutti i sensi - in un tripudio di pallottole, momenti ben oltre il limite del trash estremo, qualche colpo di classe del regista - dopo tutto, parliamo sempre di Jee Woon Kim - e sequenze che già sono un classico del Saloon per questo 2013 - su tutte, la vecchina che fa fuori uno degli uomini di Peter Stormare con un cannone d'altri tempi per "violazione di domicilio": viva gli States! -, fino ad uno scontro decisivo nel segno della migliore tradizione non soltanto dei duelli dei tempi delle due espressioni con o senza il cappello, ma addirittura dell'epoca sfavillante degli "ultimi grandi eroi".
Come se non bastasse, ad impreziosire la confezione troviamo una buona fotografia, i tipici scenari da confine, un cast ricco di caratteristi giovani e non - dallo Zach Gilford di Friday night lights al mitico Luis Guzman, passando dall'eroe di Jackass Johnny Knoxville - senza contare il già citato Stormare e Forest Whitaker, in un ruolo marginale da inutile agente rimesso al proprio posto dalla scorza durissima del fu Conan: e se ancora tutto questo - ed il mio entusiasmo - non bastassero per indicare The last stand come una delle proposte cult tamarre di questo nuovo anno, allora provate ad arrivare alla parte finale ed osservate il pezzo di bravura che è l'inseguimento tra le due auto sportive lanciate attraverso i campi e le pannocchie prima dell'ottimamente coreografato pestaggio tra i due antagonisti principali, che dopo un antefatto da vecchio West diventa un cocktail vincente di wrestling, scazzottata da bar e MMA, oppure ripassate l'amarcord dell'action con quel "Io sono lo sceriffo". Clamoroso.
E dopo tutto questo, immagino di non dovervi neppure rivelare la conclusione. Non ci sono spoiler, da queste parti. Solo quello che ci si aspetta.
Un ponte, un trafficante spietato che nessuno pare in grado di fermare e lo sceriffo di provincia Arnoldone nostro.
Che poi, dico io, bisogna essere pazzi per considerare di riuscire a cavarsela in una situazione del genere, no!?
Comunque, pochi cazzi.
Gli anni ottanta sono tornati.
E non da soli, ma con i loro eroi.
Per fortuna di noi tutti.


MrFord


"Feel the heat 
from the beat
don't it burn you too?
And all I want to do 
is just .... Rock you."
Warren Zevon - "Stand in the fire" - 


 

lunedì 29 aprile 2013

Californication - Stagione 5

Produzione: Showtime
Origine: USA
Anno: 2012
Episodi: 12




La trama (con parole mie): dopo due anni passati a New York ed un nuovo libro di successo pubblicato, Hank Moody fa ritorno a Los Angeles, dove tutto è iniziato - più o meno - e molto è cambiato. La sua adorata ex moglie Karen si è infatti risposata con Richard Bates, curioso individuo che aveva già incontrato il cammino del nostro scrittore, sua figlia Becca ormai divenuta una piccola donna lo detesta cordialmente e frequenta un aspirante scrittore che presenta tutti i peggiori difetti moodyani, il suo agente e migliore amico Charlie Runkle deve fare i conti con il figlio avuto dall'ex moglie Marcy che ancora non ha detto una parola ed il rapper e produttore nonchè aspirante attore Samurai Apocalypse pare proprio intenzionato ad ingaggiarlo come sceneggiatore per la sua personale eddymuphata, Santa Monica Cop.
Il tutto senza contare Carrie, donna frequentata da Hank nella Grande Mela per un anno e scaricata giusto prima della partenza.
Riuscirà lo scrittore più scombinato del piccolo schermo a sopravvivere al suo personale inferno sfoderando una saggezza insperata, o sarà tutto inutile?





Scrivere di Hank Moody, in qualche modo, riesce ad essere sempre terapeutico, per me.
Come, infatti, chi mi conosce bene - Julez in primis - ben sa, molti dei difetti che lo scombinato scrittore affronta lottando con se stesso sono gli stessi che anche io manifesto e manifesterei se, come lui, fossi in balìa della fama, della scrittura e dei soldi - senza contare le donne e l'alcool, ambiti che conosco decisamente più di quelli appena citati -.
Californication, che iniziai a seguire più per curiosità legata a titolo ed ambientazione che non per effettivo hype nei confronti del lavoro di Tom Kapinos, è diventato negli anni uno dei cult imperdibili di casa Ford, appuntamento fisso per il sottoscritto per un confronto con una serie che riesce ad entrarmi dentro come pochissime altre, a sollevare lo spirito e colpire a fondo pur non sguazzando nel dramma o nei massimi sistemi: la stessa quinta stagione, in una certa misura gestita in maniera decisamente più easy delle due precedenti, è riuscita a conquistarmi sia nei suoi momenti più grotteschi - l'episodio della ronda di Moody, Samurai e Runkle è già da antologia - che in quelli legati al cuore spezzato del vecchio Hank, che pur essendo uno stronzo ed un casinista mostra mai come prima d'ora il fianco agli anni che passano e alla solitudine in cui, inevitabilmente, sguazza - il confronto con Carrie nel corso della cena a casa di Karen e Richard, il meraviglioso ultimo episodio -, che se da un lato gli garantisce la possibilità di essere in una certa misura apparentemente invincibile, dall'altro rivela tutto il romantico destino da loser sentimentale del Nostro.
Come al solito spettacolare la colonna sonora, perfetto l'inserimento nel cast di RZA - un cazzo di grandissimo artista, tra musica, regia ed interpretazioni - con il suo decisamente autoironico grande nome venuto dai bassifondi dell'hip hop pronto a mettere mano al cannone quando le cose non vanno per il verso giusto - ovvero il suo -, fantastici i siparietti con lo Stu di Stephen Tobolowsky ed il sempre più grande Charlie Runkle interpretato da Evan Handler - chi non vorrebbe un amico come questo cazzone pelato!? -, e ottima la scelta di portare Hank Moody sui binari di un approccio più maturo e meno schiavo di alcool e sesso rispetto alle annate precedenti - nella misura che lo scrittore può permettersi, ovviamente -, così come il legame piuttosto turbolento con Tyler, giovane fidanzato di Becca nonchè stronzo da competizione, che io stesso - sarà stata la fresca paternità - ho finito per detestare praticamente dalla prima apparizione, approvando ogni stoccata - fisica e morale - che Moody è riuscito a rifilargli in modo da metterlo in condizione di crescere e godersela, con e soprattutto senza la sua giovane e sempre più adolescente - in quanto a refrattarietà - bambina.
Interessanti anche l'apparizione del compianto Lew Hashby ed il ribaltamento del ruolo della bomba sexy Kali, donna di Samurai Apocalypse nonchè protagonista di un cambiamento che la porta da "vittima" del rapper/produttore/attore a vera e propria manipolatrice del cuore dello stesso.
Ma il bello di Californication, andando oltre la freschezza, i dialoghi, la capacità di ridere di se stessa e della vita godendosela sempre e comunque fino in fondo, per questo vecchio cowboy, è sempre dato dalla quantità di sentimenti che le vicende di Hank riescono a smuovere: potrei quasi pensare che questo caotico protagonista del piccolo schermo sia uno dei più "veri" punti di riferimento che un caotico di nessuno schermo come me possa avere.
Ebbene sì: io amo alla follia quel cazzone bastardo di Moody, perchè non riesco a non pensare di essere in qualche modo fatto della stessa pasta.
E ho amato alla follia anche questa quinta stagione perchè è stata la prima che ho seguito quasi "in stereo" con mio fratello - che ha recuperato le precedenti quattro nel giro di un paio di settimane associando come me le nostre scorribande alcooliche ad una personale californicazione fordiana -, quella legata ad una mia sempre più evidente hankizzazione - Julez, santa donna, lo sa bene -, e soprattutto ad un rapporto con me stesso che è e sarà sempre lo stesso che porta il protagonista di queste avventure letterarie, alcoliche e sessuali a combinare una cazzata dietro l'altra non tanto per mostrarsi più figo o selvaggio degli altri, quanto per proteggere in qualche modo quegli stessi altri dal se stesso che è il primo a temere.
E quanto cazzo lo capisco.


MrFord


"Cuddle up baby
keep it all out of sight
cuddle up baby
sleep with all out of sight
cuddle up baby
keep it all out of sight
undercover
undercover
undercover
keep it all out of sight
undercover of the night."
Rolling Stones - "Undercover of the night" -



domenica 28 aprile 2013

G. I. Joe - La vendetta

Regia: John M. Chu
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 110'




La trama (con parole mie): Duke, protagonista della sconfitta del neonato gruppo terroristico Cobra, guida ormai saldamente i G. I. Joe supportato dal suo braccio destro Roadblock, continuando a compiere missioni segrete e quasi impossibili per conto della NATO e del Presidente degli Stati Uniti. Quest'ultimo, in realtà sostituito dal trasformista Zartan, ordisce un piano affinchè i Joe cadano in disgrazia e vengano progressivamente eliminati, liberando al contempo dalla prigionia Cobra Commander: nel corso di uno degli attacchi proprio Duke perde la vita, e tocca a Roadblock, affiancato da Jaye, Flint, Jinx e Snake Eyes togliere le castagne dal fuoco scoprendo una nuova alleanza con l'ex nemico Storm Shadow e chiedendo aiuto al Generale Joe Colton, fondatore dei G. I. Joe.




Neanche il tempo di godermi la piacevole sorpresa della divertentissima tamarrata che è stata G. I. Joe - La nascita dei Cobra, e subito il Cinema, probabilmente offeso per il valore attribuito dal sottoscritto al lavoro di Stephen Sommers, si vendica consegnando agli occupanti di casa Ford una parziale delusione con quella che avrebbe dovuto essere al contrario la conferma di un brand fracassone e godurioso come quello legato ai mitici pupazzetti targati Hasbro: perchè nonostante la presenza di un The Rock in forma strepitosa - neanche a Wrestlemania l'ho visto così pompato - e del sempre mitico Brus Willis, questo sequel giunto probabilmente a troppi anni di distanza dal primo capitolo perde moltissimo rispetto allo stesso sia in termini di regia - pur parlando, di fatto, di semplici mestieranti, Sommers è decisamente più abile di Chu nella costruzione delle scene - che di resa complessiva del cast - quasi completamente rivoluzionato anche a scapito del buonsenso della sceneggiatura e, tolti i due grossi nomi già citati e le conferme dell'accoppiata ninja Snake Eyes/Storm Shadow, decisamente deludente e sotto la media -, cercando di sopperire a limiti fin troppo evidenti con una carica di ironia che - almeno quella -  non manca ma che poco può rispetto alla scarsa sostanza dell'intera produzione.
Un vero peccato, ed un esempio di quella che, senza se e senza ma, è la differenza fondamentale che passa tra gli action che imperavano negli anni ottanta ed i pochi che attualmente riescono a coglierne lo spirito ed i prodotti costruiti sulle esigenze di mercato della generazione dei Transformers: da un lato la coscienza di una Natura da baracconata che possa divertire senza ritegno e dall'altra un tentativo di replicare lo stesso effetto reso - volontariamente o no - più pesante da una sorta di presunzione di fondo, quasi ci si prendesse sempre troppo sul serio.
In qualche modo, una visione di questo genere finisce per avere lo stesso effetto di uno di quei discorsi chilometrici che, nel mondo del fumetto, dell'animazione e dei film action è legato alla figura dei "cattivi" e che, alla fine dei giochi, costituisce la causa principale della loro stessa sconfitta.
Certo, non voglio comunque soltanto denigrare il lavoro di Chu, che dal punto di vista degli effetti è sicuramente superiore al primo capitolo della saga e tiene aperte le porte per un eventuale terzo episodio - "Io e lei saremmo proprio una bella squadra", afferma The Rock stuzzicando Bruce Willis in chiusura -, ha un'affinità maggiore de La nascita dei Cobra rispetto a quelli che erano i giocattoli cui questi due film sono ispirati - meno armi in stile fantascienza, più sparatorie e scazzottate old school, un look soldatesco più che supereroistico - e regala almeno una perla catastrofica in pieno stile 2012 con la distruzione di Londra per mano dei Cobra, pur relegando il Commander ad un ruolo di fatto marginale rispetto a Zartan ed il nuovo volto Firefly - interpretato da Ray Stevenson, già visto in Thor e nell'ultima stagione di Dexter nel ruolo di Isaak Sirko -.
L'approfondimento dei personaggi, inoltre, segue l'esempio tracciato dal lavoro di Sommers, e con tutti i limiti del caso si preoccupa di fornire un background ai charachters che possa evitare l'appiattimento tipico delle proposte meno riuscite di questo genere - la famiglia di Roadblock, le nuove rivelazioni sul passato di Snake Eyes e Storm Shadow -: il difetto maggiore, dunque - limiti del regista e degli attori a parte, ovviamente - resta il fatto di aver perso l'ingenuità mostrata nel primo film pur guadagnando smalto ed una patina che possa ricordare più le vere produzioni da grande schermo rispetto ai b-movies nati per finire senza passare dal via al mercato per l'home video - quando va bene -.
La speranza è che per l'eventuale numero tre della serie l'attesa non sia lunga come quella intercorsa tra i due precedenti - anche perchè sono più che sicuro che defezioni come quella di Joseph Gordon Levitt, nel frattempo giunto alla consacrazione o, seppur parziale, di Channing Tatum, siano legate agli impegni e ad altri tipi di scelte artistiche - e che si punti più sull'aspetto sguaiato che non sulle pretese di diventare un riferimento del genere, che contribuirebbero ad accrescere le aspettative degli autori di portare sullo schermo qualcosa di unico o mai visto prima finendo inesorabilmente per fallire neanche fossero un Cobra Commander qualsiasi.
Il pane e salame deve rimanere pane e salame, per soddisfare come si deve palati voraci ma senza grosse pretese come quelli che passano al Saloon: e un brand come quello dei G. I. Joe ne dovrebbe sempre essere il portabandiera.


MrFord


"Here we go; we gonna send this one out to the old school
all these motherfuckers in the Bronx, and Brooklyn, and Staten Island
Queens, and all the motherfuckers that laid it down, the foundation
yaknowhatI'msayin? Nuttin but love for the old school
That's who we gonna do this one for, ya feel me?"
2Pac - "Old school" -


sabato 27 aprile 2013

G. I. Joe - La nascita dei Cobra

Regia: Stephen Sommers
Origine: USA
Anno: 2009
Durata:
118'




La trama (con parole mie): Duke, un soldato di quelli nati per servire il proprio Paese e spaccare culi a profusione, è incaricato di recuperare dal noto mercante d'armi McCullen quattro testate alimentate da nanomacchine in grado di distruggere tutto quello che incontrano e consegnarle alla NATO. Quando il suo convoglio viene attaccato da una squadra d'assalto ignota provvista di armi all'avanguardia, lui ed il suo inseparabile compare Ripcord vengono tratti in salvo dai G. I. Joe, un'elite supersegreta di soldati provenienti da tutto il mondo che ha il compito di togliere le castagne dal fuoco ogni volta che ce n'è bisogno guidata dal Generale Hawk.
Scoperto che tra le fila dei misteriosi nemici milita Ana, sua ex fidanzata e promessa sposa, Duke decide di farsi reclutare dai Joe, risolvere la questione delle testate, salvare il mondo e cercare di venire a patti con il passato in modo da costruirsi un futuro.
E spaccare altri culi, ovviamente.




Nella seconda metà degli anni ottanta in casa Ford esisteva un piacevole rituale che legava me e mio fratello, e che prevedeva che ogni venerdì, al termine della settimana lavorativa, nostro padre facesse ritorno dall'ufficio sempre con due pupazzetti della serie dei G. I. Joe, storica produzione Hasbro ai tempi sulla cresta dell'onda: una volta visti i due personaggi scelti da papà Ford, decidevamo quale sarebbe andato all'uno e all'altro arrivando a volte addirittura a litigare.
Ogni G. I. Joe aveva il suo equipaggiamento incluso, ed una scheda che ne raccontava storia ed origini, definendone il grado all'interno dell'organigramma dei Joe stessi o dei loro acerrimi nemici Cobra - in originale Spitfire -, e nonostante nascessero come versioni più mobili ed accessoriate dei vecchi soldatini, spesso e volentieri finivano protagonisti di incontri di wrestling che facevo combattere replicando le mosse viste alla tv su un ring costruito da mio nonno usando un sistema di regole legato ai dadi in modo da inserire la variabile del caso nel determinare chi avrebbe vinto o perso gli incontri.
Capirete dunque che, quando venne annunciato un progetto che avrebbe visto la realizzazione di un film proprio sui mitici G. I. Joe l'hype che mi travolse fu simile a quello che il giovane Elias in Clerks 2 prova rispetto all'imminente uscita della pellicola dedicata ai Transformers: ai tempi, però, le recensioni distrussero il lavoro di Stephen Sommers in maniera così netta da convincermi ad abbandonare l'idea di recuperarlo, tanto che il tutto cadde di nuovo nel dimenticatoio fino a quando, complice l'uscita del sequel con The Rock tra i protagonisti - domani qui al Saloon -, la curiosità è tornata a fare capolino nel sottoscritto, sostenuta da quella sana voglia di tamarrate senza ritegno che ogni tanto permettono di staccare il cervello dai fatti della vita.
Dunque, stravaccati sul divano, io e Julez ci siamo tuffati in quella che è stata una delle visioni più trash, sguaiate e clamorosamente sopra le righe degli ultimi anni, una sorta di cocktail ancora più fracassone di Independence Day, il recente - e divertentissimo - Battleship e le peggiori tamarrate figlie degli eighties che ci ha intrattenuti, divertiti e goduriosamente soddisfatti come poche altre pellicole in questo periodo: effettacci al limite del decente, esplosioni a profusione, una sceneggiatura che avanza a colpi d'accetta, testosterone a mille, botte anche tra le signorine, duelli tra ninja e armi al limite della fantascienza hanno accompagnato casa Ford accanto ai ricordi che ancora conservo di quei pupazzetti e della loro storia - sono riuscito addirittura a registrare un appunto da nerd: ai tempi era il ninja muto Snake eyes ad esordire dalla parte dei Cobra perchè condizionato mentalmente prima di passare alla scuderia dei buoni, e non Storm Shadow -, per due ore volate in un lampo ridendo come matti perdendoci tra basi segrete sotto il deserto o le acque dell'Antartide o per le strade di Parigi per quella che è la sequenza più puramente spettacolare della pellicola, resa involontariamente ancora più trash non tanto dal destino della Tour Eiffel, quanto dalle decine di morti e feriti probabilmente lasciati sull'asfalto vittime nella lotta tra Joe e Cobra, per una sorta di versione ipervitaminizzata della filosofia figlia delle missioni in stile Jack Bauer.
Per quanto, comunque, di livello decisamente basso, va inoltre riconosciuto al lavoro di Sommers quantomeno il tentativo di rendere interessanti i suoi protagonisti approfondendo le loro vicende, le scelte ed il passato, dal futuro Cobra Commander al protagonista Duke, passando per il dualismo tra i già citati Snake eyes e Storm shadow o il rapporto sentimentale che si costruisce battuta su battuta tra Scarlett e Ripcord, ovviamente senza mai prendersi sul serio rischiando di far perdere davvero la faccia ad una proposta che merita - e si fa voler bene - proprio così com'è.
Certo, la passione che nel corso della mia infanzia furono le avventure con la linea della Hasbro ha giocato un ruolo importante - sono riuscito perfino ad emozionarmi alla comparsa del trasformista Zartan, che fu il primo pupazzetto in assoluto che mi fu comprato insieme alla ai tempi ribattezzata "guardia rossa" che rappresentava il soldato Cobra standard -, ma credo che l'onestà di titoli come questo sia in grado di conquistare a prescindere dall'obiettivamente bassissimo valore artistico, e che poco importa se Dennis Quaid recita con il culo e tute ed armi paiono plasticoni da battaglie in cortile il giorno di Carnevale, o che dalla prima all'ultima inquadratura tutto sappia di baracconata senza ritorno: in fondo, per questo tipo di prodotti è giusto che sia così, come è giusto intendere giocattoloni di questa specie il modo migliore per il Cinema di intrattenere noi bambini grandi.


MrFord


"Il cobra non è un serpente 
ma un pensiero frequente che diventa indecente
quando vedo te, quando vedo te, quando vedo te.
Il cobra non è una biscia ma un vapore che striscia con la traccia che lascia
dove passi tu, dove passi tu, dove passi tu."
Donatella Rettore - "Kobra" -



venerdì 26 aprile 2013

Nella casa

Regia: Francois Ozon
Origine: Francia
Anno: 2012
Durata:
105'




La trama (con parole mie): Germain, professore insoddisfatto di letteratura dalle ambizioni di scrittore naufragate scopre di avere un potenziale talento letterario in classe, il sedicenne Claude.
Quest'ultimo, insinuatosi nella vita della famiglia apparentemente perfetta di un suo compagno di studi, finisce un passo dopo l'altro per entrare - in tutti i sensi - nella casa non solo degli Artole, queste le borghesi vittime bersaglio dei suoi scritti, ma dello stesso professore e di sua moglie, completamente sedotti dai racconti del giovane scrittore.
Il rapporto tra insegnante ed allievo e quello dello stesso allievo con i protagonisti del suo lavoro finirà per cambiare le vite di tutti, così come quello che, di fatto, da gioco al massacro della classe borghese diverrà uno specchio pronto a condurre ad un'analisi di se stessi rispetto alla società i suoi protagonisti.




Francois Ozon è decisamente un'eccezione, qui al Saloon.
Il regista francese classe 1967, infatti, rappresenta in tutto e per tutto la quintessenza del radicalchicchismo, dalle scelte stilistiche all'approccio, dal gusto alla messa in scena, eppure non c'è un solo titolo tra quelli della sua filmografia che abbia avuto modo di vedere fino ad ora che mi abbia deluso: una vera rarità, considerata la passione che continuo a coltivare per le bottigliate rifilate quanto più spesso e volentieri possibile ai cineasti snob ed amati da quella fetta di pubblico che di norma neppure troppo cordialmente detesto.
Eppure il tocco dell'autore parigino, tra i pochi nel panorama attuale della settima arte a riuscire a sposare alla perfezione Teatro e Cinema, ha il potere di superare ogni barriera pregiudiziale e, sfruttando una sempre sagace ironia di fondo, conquistare inesorabilmente a prescindere dal suo background: dallo splendido Sotto la sabbia al divertissement d'autore 8 donne e un mistero, passando per il toccante Ricky - Una storia d'amore e libertà, Ozon si è saputo confrontare, fin dagli inizi della sua carriera, con generi anche molto diversi tra loro riuscendo sempre a farli propri.
Non è da meno questo sorprendente Nella casa, uno dei titoli più interessanti tra quelli usciti in sala in questa prima parte dell'anno nonchè in grado di mettere d'accordo perfino due nemici giurati come il sottoscritto ed il Cannibale, entrambi pronti a riconoscere l'assoluto valore di questa intrigante favola nera dai risvolti di critica sociale: perfino Julez, normalmente più refrattaria all'autorialità fine a se stessa ancor più di questo vecchio cowboy, si è ritrovata completamente catturata da uno script ad orologeria che mescola l'analisi da palcoscenico del salotto borghese ad un incedere da thriller inchiodando alla poltrona l'audience tanto quanto il professor Germaine, passo dopo passo stregato dalla cronaca che il suo giovane allievo Claude porta su carta a testimoniare il progressivo insinuarsi di quest'ultimo nel cuore del nucleo della famiglia Artole, imponendosi dapprima su Rapha figlio, dunque su Rapha padre e completando l'opera con l'inizialmente scettica Esther - un'ottima Emmanuelle Seigner -.
L'alternanza del racconto e delle vicende ambientate nel presente di narrazione, inoltre, contribuisce a rendere ancora più appassionante l'evoluzione della storia, sfruttando almeno un paio di twist clamorosamente ad effetto che rendono benissimo l'idea del potere che lo scrittore ha rispetto ai suoi personaggi: come se non bastasse, l'anima nera e politica del lavoro di Ozon prende forma colpendo allo stesso modo sia le "vittime" di Claude che lo stesso giovane ed il suo professore, almeno sulla carta carnefici, sconvolgendo il primo dal punto di vista sentimentale ed il secondo minando lo status sociale che gli permette in qualche modo di sfruttare il potere della contestazione - come nel caso dell'istituzione scolastica e del preside del liceo in cui lavora, o rispetto alla questione dell'introduzione delle divise per gli alunni -.
Eppure, nonostante tutto, la carica voyeuristica del ruolo di deus ex machina di una storia non si ferma neppure di fronte al dramma e alla sconfitta, e per Germaine e Claude continua a pulsare nelle vene e nel cervello la passione per l'elaborazione ed il ruolo di interpreti delle "vite degli altri" - per citare l'ottima citazione di Poison - a comporre un quadro in movimento che chiude splendidamente la pellicola aprendone, almeno in potenza, centinaia di altre, in un gioco che strizza di nuovo l'occhio al Teatro e al concetto che fu la base di pietre miliari come La finestra sul cortile o della poetica di registi come Brian DePalma, da sempre influenzato dal suo lato "Peeping Tom", per usare un'ulteriore citazione cinematografica.
Un lavoro intelligente, funzionale, coinvolgente, teso tanto da sfiorare il thriller in più di un'occasione quanto divertente e noir sulla scia delle prime commedie targate Almodovar, teatrale nell'approccio eppure estremamente cinematografico nella resa conclusiva, profondamente francese e radical chic ma mai spocchioso o supponente, ben interpretato e soprattutto giocato su una sceneggiatura davvero esemplare: complimenti dunque ad Ozon, architetto di questo gioiellino destinato a risultare come uno dei titoli d'essai più interessanti di questo 2013 nonchè di una delle rarissime proposte in grado di unire gli alfieri del pane e salame ed i salottiani del radical chic.


MrFord


"I used to explode, I never let go
I let the tec go back because I said so
yeah I'm a hoodlum, but I'm a good one
so punks gunnin for my run I wish they would come."
Run DMC - "In the house" -


giovedì 25 aprile 2013

Thursday's child


La trama (con parole mie): negli ultimi tempi, l'avvicinarsi della giornata dedicata alla rubrica delle uscite settimanali cominciava ad essere lo spauracchio sia mio che del Coniglione selvaggio Peppa Kid, acerrimo rivale del sottoscritto nonchè sconfitto per così dire illustre dell'ultima Blog War.
Poi sono arrivate la farsa dell'elezione del Presidente della Repubblica ed il teatrino politico italiano a fare di peggio, dunque questa settimana insolitamente poco infarcita di titoli e schifezze made in Italy riesce addirittura ad apparire come la prima da un paio di mesi a questa parte a mandare dei segnali di timida ripresa. Speriamo non sia solo un fuoco di paglia.


"Peppa Kid, con la sola imposizione delle mani posso trasformarti in un vero intenditore di Cinema!"


Iron Man 3 di Shane Black


Il consiglio di Cannibal: Haironmen, hairottoilcazzo
Considerando quanto mi sono piaciuti i primi due episodi di Iron Man, ovvero zero, sono ansioso di vedere questo film quanto Mr. Ford aspetta di guardare il nuovo film di Terrence Malick…
A ognuno il suo: a me il grande cinema d’autore, a Ford le bambinate fracassone.
Per tutti i numerosi amanti dei film sui supereroi, questo comunque è il film giusto. Quelli, come me, cui hanno invece super frantumato le scatole (tanto per non essere volgari), possono invece girare al largo come fanno di solito quanto sentono puzza di fordianata commerciale e trash lontana un miglio.
Il consiglio di Ford: non c'è due senza tre - e speriamo bene -.
Ovviamente sono ansioso di schiaffarmi in sala a vedere questo film quanto Peppa Kid di sbrodolarsi di fronte alla nuova pippa gigante di Malick.
Il primo Iron man è stato una gran figata, il secondo una noia mortale: ovviamente tutte le speranze puntano su una replica - se non una miglioria dell'esordio dell'Uomo di latta di Downey Jr, mattatore in Avengers, diretto per l'occasione da Shane Black, sceneggiatore di Arma letale e regista di quella divertentissima chicca di Kiss kiss bang bang.
Se si mantiene quello standard, siamo in un'armatura di ferro.

"Caro Goi, l'operazione al cervello è riuscita: ora finalmente capirai qualcosa anche in materia di donne."

Le streghe di Salem di Rob Zombie


Il consiglio di Cannibal: Ford Zombie
Altra fordianata della settimana, il ritorno di quel metallaro di Rob Zombie. I suoi film precedenti così come la sua musica mi hanno fatto schifo piuttosto che no, però questo pare sia differente, più stregonesco, più paranormale, più visionario… Dubito possa farmi impazzire, però se non altro potrebbe diventare la mia pellicola preferita tra quelle di Rob Zombie. Non che ci vada molto.
Ford, fan-zombie di Rob Zombie, spero che invece tu questa volta rimanga deluso dal tuo eroucolo!
Il consiglio di Ford: speriamo che Rob non faccia lo Zombie.
Rob Zombie, buon musicista e produttore, qualche anno fa si rivelò anche un ottimo regista regalando due perle come La casa dei mille corpi e La casa del diavolo, due filmacci cattivi uno meglio dell'altro che giusto il Cucciolo poteva criticare. Poi sono arrivati i due Halloween, e la mia fiducia nel cineasta più metal del mondo non solo ha vacillato, ma si è presa una vacanza permanente. Speriamo che con questo nuovo titolo si possa tornare agli antichi fasti.
O almeno avere abbastanza legna per bruciarci le ultime ambizioni dello Zombie insieme ai resti di Peppa Kid dopo l'ultima Blog War. Ahahahahaha!

"Per favore, Gesù bambino, liberami delle presenze di Ford e Cannibal Kid!"

Qualcuno da amare di Abbas Kiarostami


Il consiglio di Cannibal: Ford, qualcuno da odiare
Ero rimasto piacevolmente colpito dal precedente film di Abbas Kiarostami, Copia conforme. Una pellicola estremamente radical-chic e che quindi mi aveva convinto parecchio.
Questo Qualcuno da amare, che vanta la sempre affascinante ambientazione di Tokyo, sembra un’altra operazione parecchio radical-chiccosa e promette di essere un buon antidoto al cinema dei supereroi.
Viva Kiarostami, Abbas-so Ford!
Il consiglio di Ford: Kiarostami è sempre da amare.
Per quanto il mio rivale possa stupirsi, il sottoscritto continua a mostrare un gusto per il buon Cinema a trecentosessantagradi, dunque considerato che il Maestro Kiarostami ha regalato, negli anni, veri e propri Capolavori come Il sapore della ciliegia, ogni suo film dalle mie parti è sempre accolto con grande fiducia.
Forse non sarà degno dei tempi d'oro, ma considerati gli ultimi due mesi di uscite direi che va preso come oro colato.

"Avete visto questa donna? E' la mia vecchia nonna, Katniss Kid!"
Kiki - Consegne e domicilio di Hayao Miyazaki


Il consiglio di Cannibal: una bella consegna a domicilio, mentre Ford si merita solo dei pacchi bomba!
Una pellicola deliziosa. Un’altra gradevolissima creazione del Maestro Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli, magari non una pietra miliare assoluta, però la protagonista è una idola e la visione scorre piacevole dall’inizio alla fine.
Unico problema: è un film del 1989 e nei cinema italiani arriva solo ora, con appena quei 24 anni di ritardo. Ma che volete che siano in un paese che continua a rimettere Napolitano come Presidente della Repubblica e in cui Cannibal e Ford sono considerati ancora delle giovani promesse del blogging nostrano?
Recensione cannibale a breve…
Il consiglio di Ford: le consegne a domicilio noi le facciamo trent'anni in ritardo.
Pellicola davvero carina del Maestro Miyazaki che tutti i veri fan del Cinema - e non solo d'animazione - conoscono da una vita, dato che parliamo di una delle prime creazioni del fenomenale studio Ghibli: non siamo all'altezza di Totoro o La città incantata, ma si tratta comunque di un film davvero piacevole e perfetto per grandi e piccini.
Dunque, se siete tra i pochi ancora in linea con i ritardi italioti, vedete di recuperarlo almeno per cercare di dimenticare la desolazione inenarrabile del nostro disastrato Paese.

Ford e Katniss Kid volano verso l'appuntamento con la rubrica settimanale sulle uscite in sala.
Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi


Il consiglio di Cannibal: viaggio solo lontano dall’Italia
Margherita Buy e Stefano Accorsi, ovvero i due attori più nevrotici del nostro paese e credo del mondo intero, di nuovo insieme. Una pellicola firmata da Maria Sole Tognazzi, raccomandatissima figlia di Ugo Tognazzi, e interpretata anche dal suo raccomandatissimo fratello Gianmarco.
In un momento di particolare insofferenza nei confronti dell’Italia come quello attuale, questo film mi sembra rappresentare al meglio il peggio cinematografico del nostro paese.
Non fossi il sedentario coniglione che Ford mi accusa sempre di essere, me ne scapperei subito il più in fretta e il più lontano possibile, da questo paese di merda!
Il consiglio di Ford: viaggiamo tutti via da questo Paese per vecchi.
Vorrei davvero poter sperare in un qualche spiraglio per l'Italia, ma se questo è il meglio che il nostro Cinema sa offrire, tra raccomandazioni, luoghi comuni e nevrosi, ci meritiamo tutti i Berlusconi, Bersani, Napolitano e Amato possibili.
Quasi quasi vado a prendere a casa il Coniglione e ce ne andiamo tutti in Australia con i suoi cugini canguri.

"Stanno arrivando Ford e Cannibal!? Allora ce ne andiamo subito!"

Stand up guys

Regia: Fisher Stevens
Origine: USA
Anno: 2012
Durata:
95'




La trama (con parole mie): Val, ex ma non troppo criminale incallito, esce di galera dopo aver scontato ventotto anni per una rapina andata male. Ad attenderlo fuori dalle porte del penitenziario trova Doc, vecchio socio ormai ridotto a vivere solo in uno squallido appartamento dipingendo le albe sulla città in attesa proprio del giorno che l'amico torni in libertà.
Questo perchè Claphands, boss locale, perse il figlio proprio nel corso dello sciagurato colpo che costò la libertà a Val, e da allora ha mantenuto saldo il proposito di far uccidere il suddetto proprio dall'amico una volta uscito di prigione: ma le sue minacce varranno ben poco a fronte di un legame durato una vita intera, e i due stagionati casinisti, una volta recuperato il loro terzo moschettiere, il guidatore Hirsch, si daranno ad una notte di baldoria prima dell'alba - questa da vivere, e non da dipingere - che segnerà il loro destino.




Fortunatamente il Cinema riesce ad offrire, di tanto in tanto, pellicole senza pretese, easy, pane e salame ma comunque ottimamente realizzate in grado di raddrizzare giornate e far stare meglio neanche ci si trovasse nel posto e nel momento giusto: nelle ultime settimane, il titolo che più ha rappresentato la categoria è stato senza dubbio Stand up guys.
Segnalato dal sempre valido Frank Manila, questo lavoro onestissimo di Fisher Stevens - che molti conoscono più come caratterista che non come regista, considerate le parti interpretate di recente in serial come Lost - è stato una piacevole sorpresa per gli occupanti di casa Ford, riuscendo nell'intento facile soltanto sulla carta di unire le aspettative del sottoscritto e quelle di Julez portando in scena una vicenda a metà strada tra la crime story ed il buddy movie - sulla scia del modello Hap/Leonard dei romanzi di Joe Lansdale - in grado di stuzzicare corde e sentimenti senza mai per questo diventare retorico o involontariamente ridicolo.
La strada per questo discreto successo è costruita principalmente su uno script che non avrebbe sfigurato nelle mani del Guy Ritchie di The snatch e Lock&stock portato in scena con eleganza - ottima la fotografia -, supportato da una colonna sonora con le palle in equilibrio tra Bon Jovi e il soul old school ed interpretato finalmente - almeno per quanto riguarda Pacino, negli ultimi tempi sulla pericolosa china che ha reso imbarazzante il suo collega e rivale DeNiro nel corso delle ultime stagioni - alla grandissima da tre leggende del calibro del suddetto Pacino, Christopher Walken - dai tempi de Il cacciatore uno dei preferiti fordiani in assoluto - ed Alan Arkin, di fatto al centro di una seconda giovinezza a seguito della mitica interpretazione del nonno eroinomane di Little Miss Sunshine.
L'atmosfera da rimpatriata tra vecchi compagni d'armi e di merende dal sapore dolceamaro risulta piacevole sia nei suoi risvolti più divertenti - l'episodio del viagra - e di piacevole gigioneria - il rimorchio delle ragazze nel locale, la scoperta delle doti di amatore di Hirsch - sia in quelli tendenzialmente drammatici - la condizione degli ospiti della casa di riposo, il climax finale in pieno stile Butch Cassidy -, il ritmo sostenuto e la riflessione sulle occasioni da cogliere prima che la vita giunga a chiedere il conto - il rapporto tra Doc e la nipote - non è banale o fuori tempo massimo, e l'idea di poter invecchiare con la consapevolezza di avere ancora qualche cartuccia da sparare risulta quantomeno confortante, specie per un vecchio cowboy come il sottoscritto che da sempre sogna di vedersi ottantenne sul portico con lo sguardo arcigno e la battuta pronta del Walt Kowalski di Gran Torino, conscio dei segni che la vita e l'età inevitabilmente lasciano dentro e fuori di noi ma ugualmente in grado di fronteggiare la stessa esistenza, che sia una serata fuori con i vecchi amici dei tempi andati, un ultimo tango da letto o un confronto da chiudere nel rispetto di legami che nessuno che non li avrà mai vissuti potrà spezzare.
E se c'è chi storcerà il naso di fronte a quella che pare l'ennesima - pur se ben confezionata - operazione vecchie glorie, qui dalle parti del Saloon cose come Stand up guys troveranno sempre il loro posto d'onore dall'apertura fino al bicchiere della staffa.
Non vorrei certo che qualcuno di questi vecchi ragazzacci potesse avere il rimpianto di non essersi goduto a fondo l'ultima sbronza.


MrFord


"I got a black cat bone
I got a mojo too
I got the Johnny Concheroo
I'm gonna mess with you
I'm gonna make you girls
lead me by my hand
then the world will know
the hoochie coochie man
but you know I'm him
everybody knows I'm him
oh you know I'm the hoochie coochie man
everybody knows I'm him."
Muddy Waters - "(I'm your) Hoochie coochie man" -


mercoledì 24 aprile 2013

Siamo Uomini o Cannibali?

La trama (con parole mie): come spiacevole consuetudine di ogni Blog War che si rispetti, una volta archiviata la sfavillante lista del sottoscritto a tutti noi tocca sorbirci quella decisamente meno interessante del mio antagonista Peppa Kid.
E se proprio ieri avete assistito ad uno sfoggio di talento, cuore, muscoli, fascino e panesalamismo, oggi dovrete fare i conti con un gruppo di giovani di belle speranze iracondi ed egotici, completamente votati al culto di loro stessi e del radicalchicchismo ancor più del mio rivale.
Fatevi forza, dunque, e in caso tornate a dare un'occhiata al post di ieri, decisamente più interessante.


"E' inutile che continuate a chiamarmi, non sono stato io a scegliere di entrare nella lista del Cannibale!"
Siete svegli?
State ancora sbadigliando?
Siete vivi?
Dopo la parata di muscoli prestati alla recitazione che ha sfilato ieri nella noiosa lista fordiana, tocca oggi alla tanto attesa, scoppiettante ed esaltante top 10 cannibale.
Oggi assisteremo a una decina davvero fenomenale, che comprende i miei 10 attori preferiti. Specifico: non i migliori in assoluto, solo i miei favoriti. Quelli che con i loro ruoli hanno contribuito ad alimentare e a tenere accesa la fiamma della passione per il cinema nel sottoscritto. Così almeno ora saprete a chi dare la colpa…
Cannibal Kid

Alle spalle la grandiosa lista fordiana di ieri, oggi ci tocca sopportare l'altezzosa squadra del Cannibale, che nonostante abbia sfoderato nomi sicuramente degni di nota, non riuscirà neppure lontanamente a mostrare gli attributi ed il carisma delle scelte del sottoscritto.
Una lista, comunque, più interessante del previsto e decisamente più sensata di quella dedicata alle attrici della scorsa settimana, pur se non all'altezza dei nomi chiamati a rappresentare il Saloon.
Un pò come Pensieri Cannibali rispetto a White Russian.
MrFord

Christian Bale


CANNIBAL KID L’avevo già intravisto qua e là da qualche parte, come da bambinetto ne L’impero del sole di Spielberg, o nel mio cult personale Velvet Goldmine. È stato però vedendolo in American Psycho nella parte di Patrick Bateman che ho capito che Christian Bale era destinato a diventare il mio attore preferito. La sua interpretazione lì va oltre ogni limite, con un mix di pazzia e ironia, paura e risate… Cosa chiedere di più a un attore solo?
Dopo essersi aggiudicato con quel film un posto tra i miei idoli assoluti di sempre, il gallese Bale non s’è però certo fermato lì e si è dato anima e corpo a un’altra serie di ruoli estremi, passando nel giro di poco tempo dall’anoressico L’uomo senza sonno al fisicato Bateman mainstream, ovvero Batman, nella saga di Nolan, per poi tornare smunto in The Fighter, che gli è valso un meritato Oscar.
E poi cito ancora altre sue ottime prove visto che, al contrario di molti pseudo attorucoli fordiani, abbondano: The Prestige, The New World - Il nuovo mondo, Io non sono qui, Nemico pubblico, in attesa di vederlo insieme a Natalie Portman in Knight of Cups di Terrence Malick.
Un attore fenomenale, in grado di conquistare il grande pubblico nei panni del cavaliere oscuro, ma senza dimenticarsi del cinema d’autore. Quanti dei tuoi action heroes… volevo dire attori possono dire lo stesso, Ford?
Interpretazione top: American Psycho
MR. FORD Christian Bale è sicuramente uno di quegli attori in grado di mettere d'accordo tutti, perfino il sottoscritto e il Cannibale fin dai tempi del magnifico L'impero del sole, e sicuramente il suo talento di trasformista non è in discussione - e mi pare strano che il mio antagonista non abbia citato la sua strepitosa performance in The fighter -.
Appare però troppo rabbioso e menoso per una decina fordiana degna di questo nome, quindi che se lo tenga il mio altrettanto egocentrico rivale.
CANNIBAL KID Ford, comprarti un paio di occhiali no, eh? Magari un paio da hipster milanese ahahah!
Se vai a leggere bene sopra, la sua interpretazione in The Fighter l’ho citata sì. Nonostante l’Oscar vinto per quel film, il suo ruolo più pazzesco in assoluto per me rimane comunque quello in American Psycho, in cui riesce a essere esilarante e inquietante allo stesso tempo con un incredibile gioco di equilibrismo, un numero di Prestige da vero fuoriclasse.

Christian Bale ridotto a pezzi a causa della depressione indotta dalla scoperta di essere l'attore preferito di Peppa Kid.
Leonardo DiCaprio


CANNIBAL KID Leonardo DiCaprio è un attore sottovalutato. Mi spiego: è famosissimo e il suo nome da solo basta per aumentare l’interesse intorno a una pellicola. Però Oscar e premi vari lo snobbano e in molti lo considerano ancora “quello del Taitanic”.
E invece oltre al Titanic c’è di più e Leo l’ha dimostrato riuscendo in un’impresa nient’affatto facile e che a pochi è riuscita. Dopo una serie di ottime prove come in Buon compleanno Mr. Grape e Romeo + Giulietta, è diventato il teen idol di tutti (anche di Ford che andava in giro con la sua t-shirt) con il film di James Cameron. Una pellicola dal così grande successo che avrebbe potuto affondare la carriera di chiunque e relegarla a quel solo ruolo, invece DiCaprio ha superato le critiche all’anch’esso sottovalutato The Beach e si è costruito una carriera notevolissima lavorando con un sacco di grandi registi: Quentin Tarantino (Django Unchained), Christopher Nolan (Inception), Sam Mendes (Revolutionary Road), Steven Spielberg (Prova a prendermi), il mito fordiano Clint Eastwood (J. Edgar) e poi naturalmente Martin Scorsese, di cui è diventato il nuovo pupillo in Gangs of New York, The Departed, Shutter Island e The Aviator; per quanto mi riguarda quest’ultima nei panni di Howard Hughes la sua prova d’attore più strabiliante.
Leo quindi è il re del mondo e io? Io sono il re del fordo!
Interpretazione top: The Aviator
MR. FORD Incredibilmente io e Peppa Kid concordiamo sul fatto che il buon Leo sia stato indecentemente snobbato dall'Academy nel corso degli anni, e che abbia dato la sua prova migliore con il sottovalutatissimo The Aviator scorsesiano, un film che, ancora oggi, trovo a dir poco mastodontico.
Non avrebbe sfigurato neppure nella mia lista, eppure al cospetto di mostri sacri come Brando, Newman e McQueen ha dovuto cedere il passo inesorabilmente.
CANNIBAL KID Vabbè, se allora mi dai (giustamente) ragione su tutto, la prossima Blog War la vado a combattere contro Giocher, Lorant o qualcun altro dei (giustamente) sempre più numerosi miei detrattori.
MR. FORD Se sono sempre più numerosi, significa che il fordismo comincia finalmente a fare effetto!
CANNIBAL KID Può darsi, ma attento che dopo che hai osato considerare Rosario Dawson tra le migliori attrici della storia pure il numero dei tuoi haters è in crescita…

Leonardo Di Caprio e Katniss Kid in vacanza insieme.
Michael J. Fox


CANNIBAL KID Michael J. Fox è il simbolo del cinema americano anni Ottanta, quello più divertente, godurioso, fantasioso. Quello bello, non le schifezze trash tanto amate da Ford.
Dopo essersi fatto notare in tv nella sitcom Casa Keaton, Michael J. Fox si è guadagnato un posto nella storia del cinema e dei miei miti personali guidando la DeLorean di Ritorno al futuro. Senza questo film e senza il suo Marty McFly, non so se il cinema avrebbe avuto la stessa importanza nella mia vita, per la gioia futura di Mr. Ford, che all’epoca era già un signore di mezza età.
Michael J. ha fatto poi in tempo a regalarci qualche altro ruolo memorabile in Voglia di vincere, Il segreto del mio successo, Le mille luci di New York e Doc Hollywood, prima che gli venisse diagnosticato il Parkinson. Da lì in poi ovviamente la sua carriera ha subito una battuta d’arresto, ma tra Sospesi nel tempo e varie serie tv lo si è ancora visto in circolazione. Perché il fantastic Mr. Fox tiene duro e, nonostante il fisico minuto, è più forte di tutti gli attori wrestler fordiani steroidati stereotipati messi insieme.
Grande Giove e grande Michael!
Interpretazione top: Ritorno al futuro
MR. FORD A sorpresa il Cucciolo Eroico inserisce nella sua lista un mito degli anni ottanta che per me è solo di poco sotto ai palestratissimi action heroes che lui tanto detesta, il buon Michael J. Fox.
Amatissimo anche dal sottoscritto ai tempi di Voglia di vincere e Ritorno al futuro, si è perso a causa della malattia, motivo per il quale non mi accanisco contro di lui - che condivide il Parkinson con una leggenda fordiana come Alì - quanto contro Cannibal, che potrei usare come nuovo sacco da boxe.
CANNIBAL KID Detto così, lo fai sembrare come se Michael J. avesse volontariamente scelto di avere il Parkinson per seguire le orme di un tuo mito… Povero Michael J., va bene essere malati, ma fordiani mai! uahahah

"Ford, mi avevi detto che sapevi guidare, ma non pensavo parlassi delle macchinine radiocomandate!"
Woody Harrelson


CANNIBAL KID Altro nome, altro attore strepitoso, altro mito cannibale. Se Michael J. Fox è stata la mia icona degli anni Ottanta, Woody Harrelson ha raccolto il testimone dal collega in Doc Hollywood ed è diventato il mio attore idolo anni Novanta. Sono bastate due interpretazioni, davvero fenomenali e davvero oltre: il natural born killer Mickey Knox (nessuna parentela con Amanda, forse…) di Assassini Nati e il pornografo Larry Flynt, reso in maniera divertente e commovente allo stesso tempo. Per me due delle interpretazioni più impressionanti di tutti i tempi, non ci sono Pacino o De Niro che tengano.
Poi ha attraversato un periodo di oblivion, ma negli ultimi tempi è tornato alla grande, alla grandissima con Oltre le regole - The Messenger, Benvenuti a Zombieland, Amici di letto, 7 psicopatici e pure nel cinema mainstream con la saga di Hunger Games. Al fianco di Jennifer Lawrence. Alla faccia di Mr. Ford! E pure alla faccia mia!
Interpretazioni top: Larry Flynt - Oltre lo scandalo, Assassini nati - Natural Born Killers
MR. FORD Harrelson è un altro di quei mattacchioni che sarebbe stato meglio nella lista fordiana, ma che per somma magnanimità ho lasciato in mano al mio rivale in modo da non creare squilibri troppo evidenti nel rapporto tra le nostre liste.
Certo, mi riesce difficile perdonargli di aver partecipato a quella farsa di Hunger games - anche se il suo personaggio era il migliore del film -, ma se l'ho fatto con Jennifer Lawrence, posso farlo anche con lui.
CANNIBAL KID Woody idolo sempre e comunque, anche nelle sue rare concessioni al cinema commerciale, ed ennesimo nome in grado di zittire il mio (ormai ex?) rivale rimasto senza argomenti.
Giocher, alzati dalla panchina e comincia il riscaldamento che nel secondo tempo entri tu!
MR. FORD Rare, ma terribili. Non c'è bisogno di Giocher per constatare la qualità infima di robaccia come Hunger games!
CANNIBAL KID Jennifer Lawrence, Woody Harrelson: tappatevi le orecchie e non state ad ascoltare questo infedele.
MR. FORD Infedele io!? Infedele - al Cinema - tu! Ahahahahaha!

"Io nella lista di Peppa Kid!? Ma non fatemi ridere!"
Heath Ledger


CANNIBAL KID Heath, uno dei più grandi talenti del cinema mondiale, uno dei più grandi rimpianti del cinema mondiale. Nell’arco della sua breve vita, Heath Ledger ci ha regalato una manciata di interpretazioni pazzesche, ma iddio solo sa cosa avrebbe potuto ancora tirare fuori dal cilindro…
A me aveva colpito da subito, fin dal suo esordio in 10 cose che odio di te, una teen comedy, perché nonostante lo snobismo di Mr. James Snob, è dal genere teen che spesso e volentieri vengono fuori i talenti più interessanti di domani. Già lì il suo tipo di recitazione si distingueva dagli altri, era puro istinto, senza filtri, viscerale, uno stile quasi animalesco, che poi ha portato anche nelle sue successive parti: Il destino di un cavaliere, Monster’s Ball (lui sì da Oscar, altroché Halle Berry), Lords of Dogtown, I segreti di Brokeback Mountain, Paradiso + Inferno, Io non sono qui, Parnassus e poi naturalmente quell’interpretazione folle, anarchica e allucinata del Joker ne Il cavaliere oscuro, in grado di far dimenticare persino quella già memorabile di Jack Nicholson.
Tanta roba, molta più della gran parte dei finti attori di Ford, eppure troppo poco rispetto a quello che avrebbe potuto ancora fare. Perché sono sempre i migliori ad andarsene mentre Ford è ancora qua? Ahahahaha (eddai Ford, non andare a piangere in un angoluccio, sto scherzando!)
Interpretazione top: Il cavaliere oscuro
MR. FORD Il buon Heath mi è sempre stato simpatico, australiano, nato nel mio stesso anno, pane e salame e caotico abbastanza per non risultare spocchioso, sicuramente dotato. Eppure la prematura morte ci ha privato di un interprete che non sapremo mai se sarebbe stato una leggenda come Brando o McQueen oppure no.
E per quanto Il cavaliere oscuro e Brokeback Mountain siano stati grandi, definire la sua carriera migliore di quella di gente come Pacino mi pare una bestialità che soltanto il Cannibale poteva concepire.
CANNIBAL KID Il talento di Heath Ledger un McQueen se lo poteva giusto sognare. E, anche nel poco tempo che ha avuto, Heath è riuscito a regalarci più ruoli e interpretazioni memorabili di tanti più longevi attorucoli fordiani.
Non ho definito la sua carriera migliore di Al Pacino (dove te lo sei sognato, Ford?), dico solo che a livello personale le sue interpretazioni mi hanno emozionato di più e l’hanno fatto diventare uno dei miei preferiti di sempre. Di sicuro comunque la sua pur breve carriera è stata molto più interessante di quelle di un Mads Mikkelsen o del pur ottimo Christoph Waltz. E, se purtroppo non sapremo mai cos’altro avrebbe potuto fare in futuro, se non altro non ha avuto il tempo di fare la ridicola fine di Al Pacino in film da Razzie Award come Jack e Jill…
MR. FORD Strano che tu non abbia citato Sly, che di Razzie ha fatto razzia, negli anni. Sta di fatto che Heath ed il suo talento sono scoppiati come molti dei tuoi miti giovani e solo apparentemente invincibili, mentre i miei vecchi leoni ruggiscono ancora. Ahahahahah!
CANNIBAL KID Di ruggiti dalle tue parti non ne sento. Una metà dei tuoi vecchi leoni sta facendo compagnia a Heath, e quelli dell’altra metà sembrano più morti che vivi…

"Dai, non scherzate! Io nella lista di Cannibal? Piuttosto mi faccio una tazza di cicuta!"
Edward Norton


CANNIBAL KID Lo dico subito prima che lo faccia Ford e così lo lascio senza argomenti: negli ultimi 10 anni Ed Norton ha buttato via, o quasi, la sua strabiliante carriera. È vero, è vero. Qualche segnale di ripresa lo sta dando, come la sua piccola parte nello splendido Moonrise Kingdom, però il ruolo del riscatto per lui deve ancora arrivare e potrebbe farlo a breve nei prossimi film di Wes Anderson e Inarritu. Nonostante negli ultimi tempi si sia un po’ attapirato, niente può cancellare le annate strepitose che ha vissuto a cavallo tra gli anni Novanta e i primi anni Zero. In quel periodo è diventato lo specialista, il maestro assoluto nella doppia parte, nel ruolo da sdoppiamento di personalità, in Schegge di paura, The Score ma soprattutto in Fight Club e in quel Capolavoro di recitazione che è American History X. Queste sono le interpretazioni malate, intense ed estreme che preferisco. Ed Norton è stato poi grandioso anche in La 25a ora, dopo di ché ha affrontato un periodo di calo che io però sono convinto supererà. Perché gli attori cannibali sono così. Sembrano andare al tappeto sotto i colpi dei muscolosi fordiani, ma si rialzano sempre e alla fine mettono a segno la zampata d’astuzia vincente!
Interpretazioni top: American History X, Fight Club
MR. FORD Esempio perfetto delle liste del Coniglione, Norton è l'emblema del talento sprecato perchè mangiato da tonnellate di ego e dal successo, un pò come capita tutti i giorni al mio antagonista - per quanto riguarda l'ego, non per il successo, ahahahahah! -.
Alle spalle perle come American history X, Fight club e La 25ma ora, infatti, il Nostro si è spento almeno quanto si spegnerà il mio rivale dopo questa battaglia, e nonostante i timidi segnali degli ultimi tempi non credo sia destinato a riprendersi.
CANNIBAL KID Per me è meglio avere del talento e sprecarlo, che non averne alcuno e non avere quindi nemmeno il privilegio di sprecarlo…
Qualcuno ha menzionato Stallone?
Quanto allo spegnersi della sua carriera, Ed Norton mi sembra uno dei meno egomaniac ed esaltati della mia lista e quindi credo sia dovuto soltanto a una serie di sfortunate scelte a livello di film da girare. Ma adesso Ed è pronto a rialzarsi e a tornare a combattere nel Fight Club, perché nessuno può mettere i cannibali in un angolo!
MR. FORD Tranquillo, che se si rialza e torna nel Fight Club, due cazzotti dello Stallone Italiano possono tranquillamente rispedirlo a nanna.
Senza contare che l'impegno, specie se di fronte all'ego, è di gran lunga preferibile al talento.

"Me la pagherai cara, Peppa. Non dovevi permetterti di inserirmi nella tua lista."
Joaquin Phoenix


CANNIBAL KID Uh, Joaquin Phoenix! Ma che attori della Madonna sto tirando fuori? Quanto stai rodendo, Ford?
Fratello di River Phoenix, con Heath Ledger e James Dean un altro dei più grandi rimpianti del cinema mondiale, Joaquin si è costruito una carriera coraggiosa ed estrema, come d’altra parte sono un po’ tutti i nomi di questa strabiliante lista. Il primo ruolo che l’ha fatto diventare un mio idolo personale è stato nello splendido Da morire di Gus Van Sant, in cui perde la testa per una Nicole Kidman mai così bella. Eh sì che già di solito non è un cesso…
Poi comincia a farsi conoscere anche dal grande pubblico nel super successo Il gladiatore, film in cui io ho fatto decisamente il tifo per il suo Commodo non certo per er Russell Crowe (a proposito: strano non averlo trovato tra gli attori fordiani…). Quindi è diventato il cocco di Shyamalan in Signs e nel grandioso The Village e ha riportato in vita Johnny Cash con un’intepretazione che brucia l’anima. Fino ad arrivare alla magistrale prova di The Master, una roba enorme davanti alla quale qualunque altro attore non può che inchinarsi.
Sì, Ford, lo so che ha fatto pure il tuo amato Two Lovers, ma lì mi ha colpito meno del solito.
Joaquin Phoenix lo adoro anche perché è talmente fuori che per un certo periodo ha finto di abbandonare la recitazione per diventare un rapper, come documentato nel fulminatissimo mockumentary Joaquin Phoenix: Io sono qui. Joaquin è insomma sempre sorprendente e sempre contro tutto e tutti, al contrario di molti attori di Ford schiavi del sistema ed eternamente intrappolati nella stessa parte.
Interpretazione top: The Master
MR. FORD Su Phoenix non ho nulla da dire, nonostante trovo sia un uomo di rara antipatia e spocchiosità - elemento cardine della lista del mio rivale -: ammetto anche che inizialmente l'avevo previsto, come la Lawrence, anche nella mia decina, ma spinto dalla voglia di mantenere il conflitto su un certo livello di criticità ho deciso di lasciarlo in comodato d'uso al buon Peppa Kid, in modo da regalare un pò di spessore al suo team come di consueto fatto di giovani di belle speranze ancora ben lontane dalla realizzazione.
CANNIBAL KID Questa storia della simpatia Ford me la deve spiegare. Ma che lui ci esce con gli attori che di tutti sembra sapere chi sia un tipo alla mano e chi no? Ma che davvero?
O la presunta antipatia e spocchiosità di Joaquin Phoenix sono dovute solo al fatto ché è uno dei pochi che si rifiutano di leccare il culo a Hollywood e di girare porcheruole trash soltanto per fare soldi come Sylvester Stallone o Tom Cruise?
MR. FORD Basta guardare I'm still here per notare la spocchia di quest'uomo seppur di talento che apprezzo dal punto di vista attoriale per aver portato alla grande sullo schermo il mio mito Johnny Cash. E se un giorno dovessi anche uscirci, tranquillo che partirebbero le bottigliate!
CANNIBAL KID I’m Still Here è un mockumentary, un finto documentario. Lì Joaquin Phoenix interpreta una parte, non è veramente se stesso. È tutta una presa per il culo, e a quanto pare con un pollo come te è riuscita alla grande uahahah!
MR. FORD Dici che interpretava una parte anche quando a Venezia ha fatto delle scene da primadonna che neanche tu e Cruise messi insieme ce l'avreste fatta!?

Cannibal Kid e Ford appena prima dell'inizio della battaglia nell'arena.
Marcello Mastroianni


CANNIBAL KID Un nome italiano in una lista cannibale?
Domani nevica, gente!
Però quando ci vuole, ci vuole. Marcello Mastroianni è il simbolo dello stile, della classe, della meglio Italia. Ha lavorato con alcuni dei migliori registi del nostro cinema: Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Vittorio De Sica, Dino Risi, Mario Monicelli, etc. e pure con Roman Polanski e Robert Altman. È stato un simbolo della commedia all’italiana, ma ha offerto anche grandi prove drammatiche. A differenza degli altri nomi in lista non ho visto la sua opera omnia, però lo adoro in particolare per la strabiliante doppietta felliniana con La dolce vita e 8½, una doppia prova di talento cui dovrebbero guardare ammirati tutti gli aspiranti attorucoli in circolazione oggi nello stivale e pure tutti i finti attorucoli in circolazione nella lista di Ford.
Marcello, come here.
Ford, get the fuck out!
Interpretazioni top: La dolce vita, 8½
MR. FORD E quale attore poteva scegliere, nel panorama italiano, il buon Cucciolo, se non il più radical chic tra i nostri grandi? Contrapposto al fordiano Gassman, il buon Marcello è l'emblema di quella spocchia da salotto buona giusto per la nobiltà di Casale e la peggiore Milano da bere, mentre da queste parti si resta ancorati al bancone grezzo del Saloon.
Bravo sarà bravo, ma quello sguardo dall'alto in basso, ai tempi d'oro, il mio amico Brando l'avrebbe sistemato a suon di bottigliate in men che non si dica.
CANNIBAL KID La spocchiosità, caro Ford, mi sembra tutta tua. Come al solito invece di giudicare le sue obiettivamente grandiose capacità attoriali, ti soffermi su un’idea tua di simpatia e antipatia, che magari ti sei fatto conoscendoli di persona, visto che sono tuoi coetanei. E se poi proprio se la tirava, oh, lui poteva. Mentre quell’uomo gasato di Gassman di fare film con Fellini poteva giusto sognarselo…
MR. FORD Gassman non avrà recitato con Fellini, ma è stato parte della Storia del Cinema italiano quanto e più di Mastroianni, che come se non bastasse fuori dai nostri confini ha portato a casa poco o niente, al contrario del mio amico Vittorione, di cui sono fiero coetaneo.
CANNIBAL KID A me risulta il contrario. Marcello Mastroianni è l’attore italiano più noto all’estero, ha girato con vari registi internazionali e poi tanto per citare i tuoi tanto amati premi: ha vinto due volte come miglior attore a Cannes (Gassman una volta sola), ha vinto il Golden Globe, 2 BAFTA, è stato nominato 3 volte agli Oscar… cose che Gassman non sapeva manco cos’erano.
MR. FORD Il fatto che sia stato nominato agli Oscar - senza vincere - non lo mette certo in una posizione migliore, considerato anche che i registi con cui ha lavorato Gassman erano decisamente più altisonanti - Altman su tutti -, e che anche in Italia il buon Vittorio ha collezionato praticamente il doppio dei David del tuo Marcellino pane e vino.
CANNIBAL KID Anche Mastroianni ha lavorato con Altman, tanto per dire…

"Dovrei stare nella lista di quel pusillanime!? Ma neanche per idea!"
Bruce Willis


CANNIBAL KID E dopo un italiano, pure un action hero?
Il Cannibale è impazzito?
Si è convertito al movimento zero stelle di Ford?
Giammai!
Bruce Willis è stato, ed è tutt’oggi, il mito assoluto del genere d’azione, è vero, soprattutto grazie al ruolo di John McClane nella serie di Die Hard. Bruce Willis però, ed è qui che sta la differenza fondamentale con i gorilloni tutti muscoli e niente cervello di Ford, è anche un paladino del cinema d’autore. Alla carriera da action hero con cui si paga le bollette ha infatti sempre alternato pellicole di qualità. E che qualità! Gli vorrò sempre bene in particolare per aver fatto due dei miei film preferiti in assoluto: il super cult Pulp Fiction e il fenomenale L’esercito delle 12 scimmie. Senza dimenticare la grande doppietta shyamalaniana con Il sesto senso e Unbreakable, due delle sue interpretazioni più intense e sentite.
Che lo si ami per il suo lato action o, come me, lo si ami più per il suo lato autoriale, è impossibile non amare Bruce Willis. Così come è impossibile non odiare Ford e i suoi attori! Buahaha
Interpretazioni top: L’esercito delle 12 scimmie, Il sesto senso, Unbreakable, Pulp Fiction
MR. FORD Ormai alla canna del gas, il Coniglione Kid è riuscito addirittura ad inserire un action hero nella sua decina, per ingraziarsi anche Ford e il suo pubblico: ma nonostante il buon Brus sia uno a cui non si può voler bene, il titolo di action hero per eccellenza andrà sempre in ex aequo a Sly e Schwarzy - almeno in ambito ammmeregano -, e per McClane resterà sempre e soltanto il terzo posto.
CANNIBAL KID A differenza di quei due ammassi di muscoli e zero talento recitativo, Bruce Willis è un attore con una carriera completa, in grado di passare con disinvoltura attraverso generi diversi. Anche solo limitandosi al limitatissimo piano degli action hero, comunque, li fa tranquillamente saltare per aria entrambi, quei due motherfuckers!
MR. FORD Peppa, ora io voglio davvero bene, al Brus, ma hai davvero scritto "carriera completa"!?!? Stiamo scherzando davvero!?!? E poi la meni tanto sul Razzie a Pacino!
CANNIBAL KID Bruce Willis ha fatto pellicole drammatiche, commedie, thriller, horror, action, sentimentali, fantascienza, serie tv, pellicole d’autore e commerciali, capolavori con Tarantino e schifezze con Stallone… più completa di così!
MR. FORD Cucciolo, ma tu lo sapevi che il buon Sly ha rifiutato Tarantino ed il suo scialbetto A prova di morte, dopo essere stato contattato per interpretare Stuntman Mike!? Uno schiaffo in faccia ai tuoi idoli da un vero idolo!
CANNIBAL KID Questo la dice lunga sulla furbizia di Stallone…

"E' Ford, dice che Cannibal mi ha inserito nella sua lista. Ora vado dritto dritto a farmi ammazzare."
Michael Fassbender


CANNIBAL KID In chiusura di una decina di rara potenza, ecco un grande del cinema di oggi ma che credo nei prossimi anni ci darà ancora maggiori soddisfazioni. Mentre i fordiani di grosso hanno solo i muscoli delle braccia, i cannibali preferiscono avere qualcos’altro di grosso…
Cosa?
Sto parlando del talento, maliziosi che non siete altro. Un talento davvero grandioso, quello sfoggiato da Michael Fassbender in pochi anni in tutta una serie di film: 300, Hunger, Eden Lake, Fish Tank, Bastardi senza gloria, Jane Eyre, Prometheus e soprattutto Shame.
Shame, vergogna. Quella che prova Ford confrontando la mia lista di attori con la sua.
Interpretazione top: Shame
MR. FORD L'invidia del pene del Cuccioletto si traduce nella scelta di Michael Fassbender, attore europeo e trasformista come Christian Bale, meno incazzoso ed altrettanto talentuoso. Nulla da dire sulle sue performance, sempre di ottimo livello, un po’ di più sui registi cui sceglie di legarsi, spesso emblemi del radicalchicchismo più spietato.
Quello della filosofia Cannibale destinata ad essere abbattuta a suon di mosse di wrestling dagli idoli fordiani.
CANNIBAL KID Quentin Tarantino, Steve McQueen, David Cronenberg, Steven Soderbergh, Ridley Scott, François Ozon (autore del recente strepitoso Nella casa), presto Terrence Malick…
I tuoi pseudo attorucoli una collezione di registi del genere, in così pochi anni, non sanno manco cos’è, Ford. E se questi sono i tuoi unici argomenti per attaccare i miei inattaccabili attori, fordse è meglio se tu e i tuoi amichetti troviate qualche mossa di wrestling nuova. Basta solo che non lasciate il ring per dedicarvi al cinema, che fareste ancora più danni!
MR. FORD Di Steve McQueen ce n'è e sarà sempre uno solo, e non è il tuo radicalchiccoso regista.
Detto questo, con la crisi di Cronenberg, i discontinui Soderbergh e Scott nonchè il bollito amichetto Malick, non so quanta strada finirà per fare il Fassbenderone!

"Cannibal, ti avevo detto che non ci avrebbe fatto bene metterci contro quel bruto di Ford!"