Regia: Paul Verhoeven
Origine: Usa
Anno: 1997
Durata: 129'
La trama (con parole mie): Johnny Rico, la sua ragazza Carmen Ibanez e l'inseparabile amico Carl Jenkins sono all'ultimo anno di liceo in una Buenos Aires di un futuro in cui l'uomo vive in un mondo dall'impronta militaresca in cui i Cittadini - ex militari - hanno possibilità ben maggiori rispetto ai Civili. Un mondo in cui gli abitanti della Terra sono in guerra con insettoidi figli di un sistema dall'altra parte della galassia, che i vertici dell'esercito vorrebbero liberato dai suoi occupanti per la sicurezza del nostro pianeta.
Quando Carmen e Carl, terminati gli studi, corrono a farsi reclutare - la prima come pilota, il secondo come genio dell'intelligence - per Rico pare non esserci altra scelta che la Fanteria, vera e propria carne da macello pronta a disinfestare gli angoli più remoti popolati dagli bellicosi aracnidi.
Ero ancora al liceo quando un mio vecchio amico dalle preferenze politiche ben definite - diciamo molto a destra della destra - con il quale condividevo le disavventure dell'ultima fila in classe nonchè dei personaggi scomodi di un gruppo fin troppo collaudato, la musica e le uscite il sabato sera, venne da me esaltatissimo per un film che aveva visto quasi per caso e che l'aveva conquistato nel profondo.
Il titolo in questione era, per l'appunto, Starship troopers: ricordo che la prima visione mi divertì non poco, e per parecchio tempo continuai a rivederlo come una sorta di enorme giocattolone dal gusto un pò kitsch ovviamente privo di quell'aura quasi mitica ed esaltante che il suddetto amico continuava ad attribuirgli.
Vennero poi gli anni in cui mi rifugiai nel Cinema d'autore come il peggiore dei radical chic, e capitò che, guardando un'intervista a Jodorowsky tra i contenuti extra di un dvd, scoprii che uno dei film preferiti del regista cileno era proprio Starship troopers, che lo stesso reputava geniale per l'ironia con la quale approcciava i concetti alla base del fascismo - che lui, come i nostri nonni qui in Italia, deve aver conosciuto e sperimentato sulla pelle -: tornai così a rispolverare quello che avevo catalogato come una tamarrata sci-fi e a distanza di anni decisi di osservarlo con occhi diversi, rimanendo stupefatto per il piglio che Verhoeven aveva cercato di attribuire alla sua creatura, un pò come era accaduto per Atto di forza o Robocop - agghiacciante la pubblicità della Federazione con i soldati che regalano i proiettili ai bambini nel parco, peraltro clamorosamente attuale -.
Tra i tre titoli, sicuramente Starship troopers è il più debole: velenoso ed intelligentissimo eppure incapace di uscire dalla sua cornice di film action per assestarsi come una critica al militarismo ed alle credenze di "onore e gloria" tipiche delle dittature - anche democratiche - di stampo militaresco.
Un vero peccato, perchè le vicende di Rico e compagni, se scritte e girate in totale libertà dal regista olandese - forse pressato dalla produzione - avrebbero potuto assumere le fattezze di una gigantesca burla in barba agli errori dei governi del secolo scorso e a quelli ben più recenti degli Stati Uniti targati Bush Senior e Junior ben più pesante di quelle mosse da Michael Moore ed affini.
D'altro canto, il lavoro di Verhoeven potrebbe nascondere più di un trabocchetto, dato che lo spettatore, inevitabilmente, finisce per fraternizzare e solidarizzare con Rico e compagni - e stiamo parlando della Fanteria, ovvero i manovali di un esercito che pare sempre insolitamente lontano dalla battaglia e dalla lotta quando si tratta dei suoi vertici - e buttarsi al loro fianco sperando in una vittoria contro gli aggressivi aracnidi che, a loro modo, paiono figli di una società in qualche modo simile a quella terrestre, in cui un'elite viscida e cervellotica manda a morire migliaia di ragazzi "partiti per un ideale, una truffa, un amore finito male", per dirla come De Andrè.
Ottimo, in questo senso, l'utilizzo dei personaggi di Carmen e Dizzy, che incarnano le due nature - o le due politiche? - pronte a battersi per il cuore - o i servigi? - di un combattente nato come Rico.
Interessante anche il cast, caratterizzato da volti discretamente noti del grande e piccolo schermo, dai caratteristi storici Michael Ironside e Clancy Brown - il Kurgen di Highlander, per intenderci - a Denise Richards - che tutti gli adolescenti anni novanta ricorderanno come star di Sex crimes -, passando da attori sconosciuti eppure familiari a tutti gli appassionati di serie tv come Dina Meyer e Neil Patrick Harris, o figli d'arte come Jake Busey, figlio del mitico Gary di Un mercoledì da leoni e Point break.
Senza dubbio, e nonostante un risultato certamente non perfetto, dunque, un cult tutto anni novanta da recuperare per gli appassionati del genere e non solo, che potrebbe riservare sorprese soprattutto nell'ambito delle riflessioni politiche e sociali anche ora, nel pieno degli anni della guerra al terrore e delle morti di tanti ragazzi partiti - e torna di nuovo alla mente il Fabrizio nazionale - come Piero, quelli che "per morire di maggio ci vuole tanto, troppo coraggio".
Quelli come Rico, Dizzy ed Ace.
Quelli che lottano, come noi, perchè credono che è così che debba andare, e finiscono per morire in onore di qualche cervellone floscio che non vuole alzare il culo dalla sua poltrona.
In questo, Umani e Insetti non paiono poi così diversi.
MrFord
"Dove sono i generali
che si fregiarono nelle battaglie
con cimiteri di croci sul petto.
Dove i figli della guerra
partiti per un ideale
per una truffa, per un amore finito male.
Hanno rimandato a casa
le loro spoglie nelle bandiere
legate strette perché sembrassero intere."
che si fregiarono nelle battaglie
con cimiteri di croci sul petto.
Dove i figli della guerra
partiti per un ideale
per una truffa, per un amore finito male.
Hanno rimandato a casa
le loro spoglie nelle bandiere
legate strette perché sembrassero intere."
Fabrizio De Andrè - "La collina" -